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(Ansa)
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Henry Kissinger, l'ultima intervista a Panorama

La Rubrica - Come Eravamo

Da Panorama del 25 novembre 2004

Henry Kissinger è in grande forma. In questi giorni ho seguito alcuni suoi discorsi, in giro per le capitali europee, in qualità di presidente del Center for strategic and international studies, uno dei più autorevoli centri studi di Washington. Henry è abilissimo a navigare tra la memoria e l'analisi politica e ancora oggi, essendo molto ascoltato da George W. Bush, riserva sorprese a chi è invitato nei cenacoli che accolgono i suoi interventi.

Per dare un incipit a quella che, dopo la riconferma di Bush, dovrebbe essere «la nuova fase» dei rapporti tra gli Stati Uniti e l'Europa, Kissinger ricorda il suo primo incontro, da giovanissimo professore a Harvard, con l'ex presidente democratico Harry Truman: «Mi disse che, subito dopo la Seconda guerra mondiale, il suo primo obiettivo strategico era stato l'equilibrio di un mondo nel quale tutti i paesi, vincitori e vinti, diventassero "delle nazioni di pari dignità , in grado di collaborare per la pace e la sicurezza nel mondo. Poco dopo nacque la Nato e la partnership atlantica».

Oggi, secondo Henry, siamo di nuovo in un momento di cruciale cambiamento. O si riesce, con impegni da entrambe le parti, a ricreare una vera partnership tra gli Stati Uniti e l'Europa, oppure si tornerà al vecchio bilateralismo. E la partnership a proposito della guerra in Iraq, a parere di Kissinger, significa questo: gli Stati Uniti devono garantire la sicurezza nel dopo Saddam, mentre le decisioni politiche devono essere discusse insieme da Usa e paesi europei, allargando il tavolo con un gruppo di contatto nel quale ci siano anche alcuni paesi arabi, per esempio l'Algeria; nazioni strategiche, come la Turchia; e i colossi Cina, India e Russia.

Quanto all'Europa, che gli americani (influenzati dai media) seguono attraverso le politiche dei singoli stati come se non ci fosse l'Unione, Henry ha confermato con la sua garbata ironia la sua difficoltà di rappresentarla: «Quando, nei miei incontri negli Stati Uniti, parlo della costituzione europea e cerco di spiegarla, il pubblico mi guarda con aria annoiata e nessuno alza la mano per fare domande».

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Andrea Soglio