I nuovi simboli del renzismo
Si è aperta al Lingotto la kermesse di Matteo Renzi per lanciare la candidatura a segretario del Pd. Nuovi simboli e nuove figure. Ecco un catalogo
Lingotto 2017
Prima contestava i professori e adesso li convoca al Lingotto. Circondato da pensatori come Biagio De Giovanni, Beppe Vacca, Sergio Fabbrini, Marco Fortis e Massimo Recalcati, Matteo Renzi ritorna indietro per andare avanti.
A dieci anni dalla nascita del Pd, Renzi riparte da Torino, la città arca da dove il partito si mosse e dove oggi torna a raccontarsi. In dieci anni il Pd ha cambiato già cinque segretari ed è tornato perfino a bussare alla porta del primo, Walter Veltroni, per salvare la “ditta” che già si è delocalizzata.
Di Pd, dopo dieci anni, ce ne sono due, ma con le iniziali invertite: Democratici e Progressisti si chiama infatti il partito degli esodati Pierluigi Bersani, Roberto Speranza e Massimo D’Alema che un giorno sperano di ritornare, una volta “rimosso” Renzi.
Abbandonata la stazione ferroviaria della Leopolda di Firenze, dove la rottamazione è iniziata e che oggi sembra essersi interrotta, Renzi si è spostato nella Torino degli stabilimenti: acciaio e fatica al posto di binari e partenze. Tre anni di governo non solo hanno invecchiato Renzi ma hanno sovvertito i simboli che avevamo imparato a conoscere. Al Lingotto è cambiata la musica, e non solo perché non ci saranno più le note romantiche e da ragazzo fortunato di Jovanotti, ma quelle rabbiose e distruttive dei Muse.
Sul palco dove oggi Renzi lancerà nuovamente la sua candidatura a segretario del Pd sfidando Andrea Orlando e Michele Emiliano, sono già scomparse le chincaglierie vintage delle vecchie edizioni della Leopolda: la Vespa, la Cinquecento, la lavagna, la bicicletta.
Il pc Apple ha lasciato il posto ai libri che Renzi sta scrivendo; le slide sono state sostituite dalla mazzetta dei giornali che oggi l’ex premier stringe come un qualsiasi deputato della seconda Repubblica.
Perfino il modo di muoversi è mutato. Renzi oggi viaggia in treno: l’aereo di Stato è un ricordo mentre la carrozza è il futuro. Il logo della manifestazione è dunque il trolley che nelle intenzioni di Renzi vuole essere l’immagine dell’uomo che viaggia in Italia, il bagaglio di chi vuole riempire la valigia e non più disfarla. Sarà forse per questo che, dopo anni in cui Renzi ha sfidato i professori accusati di polverosità - “sono i professionisti della tartina” diceva - ha scelto di chiamarli a sé.
L’ideologo del nuovo corso è Tommaso Nannicini che parla di “egemonia culturale” e di Antonio Gramsci. Gli oratori del Lingotto saranno appunto i docenti emeriti e non più i finanziari sbrigativi come Davide Serra.
Insomma, sarà il Lingotto dei seminari e sarà forse un altro Renzi (o forse solo l’ennesima maschera). Era bullo. Adesso vuole fare il secchione.
Ecco quindi un catalogo dei nuovi simboli.
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Trolley
Quello di Renzi è nero. La scorsa settimana si è fatto fotografare con il bagaglio a mano appena arrivato alla stazione di Roma Termini. Non si sa cosa ci sia dentro. Di sicuro non ci sono più le camicie bianche, non ci sono più i cavetti dell’iphone che oggi Renzi non esibisce ma nasconde. Come tutti i bagagli, il rischio è che il troppo viaggiare finisca per essere ancora una volta la fretta senza la riflessione, il correre senza comprendere. Insomma, va bene il trolley ma il pericolo è che finisca nell’ufficio oggetti smarriti del renzismo.
Maglione
Lo protegge e copre la difficoltà del momento, ma anche la pancia che tutti gli rimproverano sia di troppo e che sempre fa infuriare Renzi. “Quanti chili ho preso? Lei si faccia i fatti suoi” ha risposto Renzi al direttore de L’Espresso, Tommaso Cerno. Il maglione blu è la nuova divisa dell’uomo renziano che oggi non ama più la camicia bianca. Negli ultimi mesi, Renzi si è presentato in maglione all’assemblea del Pd e nelle direzioni drammatiche che hanno portato alla scissione. Anche ieri sera appena arrivato a Torino era in maglione blu. È l’abito della sera, del crepuscolo e del grande freddo. Lo indossa ma in realtà non vede l’ora di toglierlo. È un’armatura ma indica la sua debolezza.
Libri
D’Alema gli ha sempre rimproverato di leggere poco: “Credo che sia contro la linea del Pd leggere i libri”. Renzi per attaccarlo, durante la festa nazionale, a Catania, della scorsa estate, mostrò un vecchio libro di D’Alema: “Che non ha scritto lui ma Rondolino e Velardi”. Oggi Renzi ne scrive uno che dice sarà di “memorie”. E non si sa quali memorie possa scrivere un uomo di soli quarantadue anni. Oggi le memorie renziane, dopo lo scandalo Consip che travolge il padre di Renzi e l’amico Luca Lotti, sembrano quelle russe. Memorie dal sottosuolo.
Colori
Verde, rosso e blu. In passato erano il bianco e il rosso. Oggi il più usato è il verde bottiglia. Al Lingotto, gli organizzatori hanno fatto sapere che il verde sarà la tonalità predominante. Alla Leopolda era quasi inesistente. Il verde che sempre indica la ripartenza - verde è il semaforo, il prato dove si corre - in realtà è un colore di recupero. Verde è uno dei colori simbolo del Pd. Renzi se ne era dimenticato. La sconfitta al referedum ha, quanto meno, avuto il merito di farglielo ricordare. Da Rottamatore a Riciclatore. Di colori.
Quaderni
Sono quelli di Antonio Gramsci. Da anni contesi e al centro di una disputa tra filologi e storici. Oggi sono tornati di moda grazie a Renzi. Non solo perché di Gramsci parla l’economista, nonché ideologo, Tommaso Nannicini, ma anche perché al Lingotto prenderà la parola l’uomo che li ha custoditi e protetti. Beppe Vacca dell’Istituto Gramsci è stato non a caso il direttore. Oggi sarà uno degli oratori del Lingotto; un altro professore che doveva essere rottamato e che invece è stato richiamato in servizio. Insomma, da Zuckerberg a Gramsci, da Menlo Park – dove ha la sede operativa il social network - ad Ales in provincia di Oristano dove il pensatore è nato. Voleva fare l’americano ed è finito in Sardegna.
Seminario
Era una delle parole più esecrate da Renzi. Seminario è la discussione lunga e inconcludente. Seminario è la clausura anziché il cinguettio di Twitter. Oggi Renzi lo riscopre. Al Lingotto numerosi saranno i seminari. Alla Leopolda si chiamavano tavoli. Sempre ritenuti fastidiosi, sono oggi riscoperti come una necessità per infornare nuove idee. Tenuti ancora una volta dai professori, i seminari sono il ritorno tra i banchi di scuola. Zitti e seduti. Parlano i prof!
Lingotto
Qui Walter Veltroni parlò per la prima volta di Pd. Libri, arte, auto. Il Lingotto è sempre stato per Torino, e per l’Italia, l’uscita di sicurezza dopo la fine dell’industria. È al Lingotto che si è sempre tenuta la Fiera del Libro. Al Lingotto c’è la pinacoteca dell’Avvocato Gianni Agnelli. E Lingotto è anche sinonimo di solidità. Fa pensare ai metalli preziosi, ma anche al piacere e al lingotto di cioccolato. Il Lingotto è un modello di recupero urbanistico. È una bonifica territoriale. Riuscirà Renzi a bonificare i rapporti con gli scissionisti? Gnam!