Chi c'è dietro il dossier a luci rosse contro Trump
Ci sono sì i servizi russi, ma a commissionare la trappola è stato nel 2015 un magnate di destra che voleva sbarrargli la strada durante le primarie
Secondo «diverse fonti» che hanno avuto accesso a un allegato del report dell'intelligence americana sulle ingerenze russe nella campagna elettorale presidenziale americana, gli hacker e i servizi putiniani che avrebbero più volte violato i siti del partito democratico, secondo Cnn, sarebbero in possesso anche di informazioni che possono azzoppare politicamente o «sporcare» irrimediabilmente l'immagine pubblica di Donald Trump.
Informazioni compromettenti, e persino in qualche caso registrazioni audio, che possono ora ricattare il presidente entrante, con particolari non solo sui suoi segreti affari in Russia ma anche sulle sue abitudini sessuali, in particolare su una trappola organizzata dai servizi russi durante la campagna presidenziale in una stanza d’albergo a Mosca, dove Trump espresse il desiderio di “dissacrare” un letto dove avevano dormito Barack e Michelle Obama, insieme a un nugolo prostitute impegnate in una «pioggia dorata».
I particolari più scabrosi di questa guerra di spie, disinformazioni e ricatti li ha anticipati tre giorni fa il sito di gossip politico Buzzfeed, che ha scelto - non senza andare incontro a pesanti critiche interne - di pubblicare l'intero allegato, e dunque non solo le due pagine di sintesi consegnate dall'intelligence sia a Obama che a Trump.
Trump Intelligence Allegations
CHI C'E' DIETRO IL DOSSIER
Secondo la ricostruzione odierna delNew York Times, il controverso dossier a luci rosse, diffuso appunto dalla Cnn e da Buzzfeed, è stato commissionato nel 2015 da un ricco finanziatore di destra che voleva impedire la nomination di Trump nel partito repubblicano. Il magnate del GOP anti-Trump avrebbe reclutato secondo il quotidiano newyorchese un noto ex-spione dell'intelligence britannica, Christopher Steele, divenuto capo di un'agenzia privata (Orbis), e un ex reporter del Wall Street Journal, Glenn Simpson, a sua volta riconvertitosi a capo di un'agenzia investigativa privata, la Fusion Gps. È questa squadra ad avere confezionato il dossier sul ricatto russo, non qualche uomo dell'opposizione democratica.
Di più: secondo il corrispondente della Bbc Paul Wood, «Christopher Steele fu inizialmente reclutato da Jeb Bush», il fratello dell'ex presidente nemico giurato di Trump, all'epoca in cui iniziarono le primarie repubblicane. Ma c'è un altro particolare di cui scrive il Telegraph sul ruolo avuto dallo spione Steele, che ora sarebbe irreperibile:«L'uomo fu reclutato dall'Fbi nel 2010» quando le autorità Usa ipotizzavano casi di corruzione all'interno della Fifa. Casi da cui partì l'inchiesta che ha portato, tra l'altro, alle dimissioni di Blatter. Steele, che secondo il Daily Mailavrebbe fatto perdere le tracce da mercoledì 11 gennaio e in passato lavorò con l'ex agente russo Alexander Litvinenko (ucciso col polonio nel tè a Londra), avrebbe detto prima di scappare di «temere per la sua vita». Di certo c'è che, da quando è scoppiato il caso, Steele ha ripetutamente declinato tutte le richieste di intervista.
Quando vado in albergo io sto molto attento, so che ci sono microspie e telecamere dappertutto; e poi ho notoriamente l'ossessione dei germi
Come ovvio, nel tentativo di dissinescare questa bomba politica che scoppia a meno di dieci giorni dal suo nsediamento , Donald Trump ha risposto con un tweet, definendo questa storiaccia come un clamoroso fake, rubricandola successivamente come «roba da Germania nazista ». Poi ha aggiunto durante la conferenza stampa di ieri: «Quando vado in albergo io sto molto attento, so che ci sono microspie e telecamere dappertutto; e poi ho notoriamente l'ossessione dei germi». A sua volta Michael Cohen, consigliere di Trump citato nel dossier a proposito di un suo incontro a Praga con degli interlocutori russi, ha negato di essere mai stato a Praga.
FAKE NEWS - A TOTAL POLITICAL WITCH HUNT!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 11 gennaio 2017
I have never been to Prague in my life. #fakenews pic.twitter.com/CMil9Rha3D
— Michael Cohen (@MichaelCohen212) 11 gennaio 2017
È certo è che di questa storia, in America, si continuerà a parlare furiosamente, almeno fino al 20 gennaio, data ufficiale del passaggio di consegne. Ed è probabile, considerato il numero di giornalisti che da mesi, secondo Cnn, hanno potuto leggere e lavorare sul dossier integrale preparato dall'intelligence e pubblicato da Buzzfeed, che potrebbe trattarsi soltanto del primo capitolo di una vicenda destinata protrarsi per mesi e a scatenare nuove guerre intestine, sia dentro che tra le intelligence, sia dentro che fuori il partito repubblicano.
Qualcuno, tra i giornalisti americani, ha molto criticato la scelta della Cia e dell'Fbi di dare rilievo e importanza a queste accuse non verificate, ritenendole sufficientemente credibili da presentarle al presidente uscente e a quello eletto. In realtà – come ha scritto anche il New York Times – il documento che imbarazza Trump circolava segretamente fra importanti politici e giornalisti nazionali, sin dall'autunno 2006.
L'intelligence, informando Trump e Obama, avrebbe soltanto agito d'anticipo per evitare lo stillicidio delle fughe di notizie. Ma c'è un'altra teoria ed è quella fornita da un funzionario dell'amministrazione americana al Washington Post: Obama e Trump sono stati informati in parte anche per mostrare loro che il governo russo aveva accumulato informazioni potenzialmente imbarazzati sia su Hillary sia su Donald, ma ha deliberatamente scelto di diffondere - durante la campagna presidenziale - solamente quelle su Clinton, al fine di screditarla. Per Trump, il presidente americano, i servizi russi avrebbero scelto un'altra strada: il dossieraggio segreto - grazie al supporto di Christopher Steele e Glenn Simpson - per condizionarlo politicamente. Per ricattarlo, qualora fosse stato eletto.