Reperti esposti al Museo universitario di Chieti
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A Chieti il Museo universitario parla di scienza e di umanità

La ricerca scientifica del Museo universitario di Chieti racconta la scienza attraverso il lavoro degli italiani e attraverso oggetti significativi per il territorio

Passeggiare tra i corridoi del Museo universitario di Chieti significa scoprire un ricco patrimonio di scienze naturali e della storia della scienza che conta 20.000 reperti inventariati e più di 10.000 volumi con spazi espositivi estesi su oltre 1800 metri quadrati. Il museo, che quest’anno giunge al suo trentennale, racconta aspetti biologici e medici emersi da una ricerca archeologica, medica, antropologica e paleontologica.

Ma il cammino all’interno del museo viaggia anche lungo la rotta del mare attraverso la collezione malacologica del medico italiano Giuseppe Colamonaco. Il museo universitario di Chieti ha creato a una straordinaria riproduzione degli ambienti di studio del collezionista Colamonaco, che con rigoroso e attento metodo scientifico raccoglieva, catalogava e conservava l’enorme quantità di materiale dopo essersi spinto lungo le coste del basso Adriatico e del mar Jonio. Per questa ragione, all’interno del museo, all’improvviso si entra in un piccolo spazio di devozione alla malacologia, stagliato lungo una piccola serie di paretiche mettono in risalto una collezione caratterizzata dal profondo amore per il mare. Si tratta di 4.400 esemplari per un totale di 777 specie tra bivalvi, scafopodi, gasteropodi, cefalopodi e poliplacofori.

Attualmente ne sono stati inventariati 2528, ma la raccolta di Colamonaco è ben più ampia. Oltre a possedere un grandissimo numero di esemplari ancora in perfette condizioni, presenta anche dimensioni fuori dal comune con 20 esemplari di dimensioni eccezionali classificati come record mondiali.

Le attività di ricerca scientifica museale di Chieti si integrano nel tessuto culturale e sociale del territorio come luogo di conservazione della memoria collettiva non solo riconoscendo personaggi italiani, ma anche dando risalto agli oggetti. E’ quanto avvenuto per la spada risalente al XVI secolo, facente parte della donazione ricevuta dagli ultimi discendenti eredi della famiglia Valignani. Si tratta di un oggetto simbolico, appartenuto a Padre Alessandro Valignano (primo “ambasciatore” in Giappone e in Cina) che viene così “restituito” alla cittadinanza. Una restituzione che rende omaggio ai cittadini come fruitori del Museo universitario di Chieti e protagonisti assoluti della storia dei tempi che furono e che saranno. Un modello museale assolutamente da imitare in Italia e all’estero.

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Rosita Stella Brienza

Laureata in Scienze della Comunicazione all'Università Lumsa di Roma; Master in Business e Comunicazione all'Istao di Ancona. Giornalista dal 2008 per Repubblica, La Nuova del Sud e Panorama.it. Dal 2015 collaboratrice a Radio Laser

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