Ecco cos'è successo sui cieli dell'Emilia Romagna, e perché
Il meteorologo spiega come sia stato possibile il crearsi delle condizioni in grado di riversare sulla regione del centro Italia un quantitativo di pioggia mai vista prima
Fino a 480 millimetri di pioggia caduti in 24 ore, otto vittime (e il bilancio è ancora provvisorio), 14 fiumi esondati, 13mila evacuati, autostrada A14 non percorribile in alcuni tratti, 23 comuni allagati, Gran Premio dell’Emilia Romagna cancellato. Tutti fatti che suggeriscono l’eccezionalità di un evento, l’alluvione del 16 e 17 Maggio 2023, che ha superato i record di precipitazioni degli ultimi cento anni.
La stima della Coldiretti è di 300 milioni di euro di danni che includono infrastrutture, attività agricole, coltivazioni e macchinari. Poi ci sono da valutare i danni nelle città, nelle case, nelle abitazioni e nelle attività commerciali.
Per comprendere le ragioni di questa eccezionalità bisogna prima di tutto partire da una descrizione dell’evento meteorologico in sé e per sé. «A causare l’alluvione è stata una formazione di bassa pressione proveniente dal Nord Africa» spiega Claudio Tei, ricercatore del Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale per lo sviluppo sostenibile (LaMMA) del Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) «venti che soffiavano da sud si sono caricati di umidità sul Mar Tirreno prima e poi nel Mar Adriatico, infatti il sistema ciclonico ruotava in senso antiorario con minimo sull’Emilia Romagna. Gli Appennini hanno favorito la condensazione di questo enorme carico di umidità. Da qui le piogge intense che sono durate per 30-36 ore».
Un evento meteorologico di questo genere può succedere. Ma qualcosa di insolito c’è: «se mettiamo insieme la sequenza degli eventi, la siccità molto prolungata prima e poi due alluvioni a distanza ravvicinata nello stesso luogo, quello del 2 e 3 Maggio e quello del 16 e il 17 Maggio, allora tutto questo è estremamente raro. Inoltre questi fenomeni prima avvenivano con una frequenza più bassa, ogni cento anni forse. Oggi è diverso. In tutto questo il riscaldamento globale ha un ruolo: più calore in atmosfera vuol dire più energia dei fenomeni metereologici. Ecco allora che assistiamo a una maggiore frequenza e intensità di questi fenomeni».
C’è poi da segnalare la rarità di alluvioni del genere nel periodo di Maggio e il fatto che a creare problemi è stato non la circostanza che il terreno era troppo asciutto, semmai che era saturo della pioggia dei giorni precedenti. Possiamo consolarci pensando che, almeno temporaneamente, in alcune regioni italiane il problema della siccità è risolto. «Chiaramente le faglie si sono adesso riempite anche se in Piemonte, Valle d’Aosta e parte della Lombardia persistono problemi di siccità. Il livello del Po non è ancora nella media nella parte a Ovest, perché queste precipitazioni intense si sono scaricate nella sua parte terminale. Per il prossimo fine settimana è prevista una nuova perturbazione che darà sollievo a queste regioni».
Resta il problema della copertura nevosa, quella che alimenta i fiumi in estate e permette di risolvere il problema della siccità nel lungo termine. Negli ultimi anni la copertura nevosa ha una presenza sulle Alpi di un mese all’anno in meno.
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