Il caso Tarfusser, scandalo al Csm
L'ex procuratore di Bolzano si era correttamente candidato alla Procura di Milano, ma il Csm lo ha escluso per un errore. Cui ora si tenta di rimediare
Alla fine il Consiglio superiore della magistratura cerca di porre rimedio a quella che probabilmente è stata una delle peggiori topiche degli ultimi dieci anni: dopo avere indebitamente ignorato la sua candidatura a procuratore di Milano, il Csm ha invitato in extremis Cuno Tarfusser, dal 2012 vicepresidente del Tribunale dell'Aja, a presentarsi il 13 o il 14 aprile per un'audizione presso la quinta commissione.
Tarfusser, infatti, era stato indebitamente escluso dalle audizioni che si erano tenute alla fine di marzo per dare modo agli aspiranti di illustrare il loro programma. La gaffe è stata notevole, lo scandalo (pur tenuto sommerso dai mass media) anche di più.
Dopo la protesta di Tarfusser, l'11 aprile il Csm si era limitato a comunicare che "da accertamenti svolti, la convocazione appariva ritualmente trasmessa a tutti gli aspiranti, compreso il dottor Tarfusser".
In realtà, Tarfusser, 61 anni, dal 2001 al 2009 procuratore della Repubblica di Bolzano e poi passato al Tribunale dell’Aja, aveva regolarmente avanzato la sua candidatura al Csm, esattamente come tutti gli altri candidati alla guida della Procura a Milano, da mesi priva di vertice dopo l'andata in pensione di Edmondo Bruti Liberati.
Va detto che, fin dall'inizio, era stato in qualche modo chiaro che Tarfusser non pareva destinato a entrare nel ristretto cerchiodei "papabili", scelti dalle potenti correnti della magistratura. Del resto, bastava leggere il suo programma: “Prenderò di petto personalismi, invidie e gelosie”. Questo aveva scritto Tarfusser al Consiglio.
Nel documento, Tarfusser aveva manifestato il desiderio di contrastare uno dei principali problemi della Procura milanese, di recente emerso con fragore grazie al durissimo scontro tra Bruti e il suo vice Alfredo Robledo: “Se sono indiscutibili le qualità professionali delle donne e degli uomini che rappresentano la magistratura requirente milanese, altrettanto innegabili sono le questioni e le problematiche, diciamo così, interpersonali e interdisciplinari. (...) In una Procura deve esistere una vivace dialettica, un continuo e aperto scambio di idee e di informazioni, ma non ci può essere posto per personalismi, invidie, gelosie”.
Tarfusser concludeva manifestando la sua intenzione di essere un capo “decisionista”. Esattamente come aveva mostrato efficacemente già una decina di anni fa, da procuratore a Bolzano, quando aveva drasticamente ridotto le spese del suo ufficio, accrescendone però (e di molto) la produttività. Si era parlato e scritto, allora, di un "miracolo a Bolzano". Probabilmente quella notorietà aveva scatenato già allora invidie e gelosie nella categoria.