Il flop di Marine Le Pen nell'Europarlamento
Perché il leader del Fn non avrà un gruppo al Parlamento europeo e Beppe Grillo e Nigel Farage (Ukip) invece sì
Perché Marine Le Pen non avrà un gruppo al Parlamento europeo e Beppe Grillo e Nigel Farage (Ukip) invece sì? È una storia politica e personale, che si basa su una lite e sull’apertura al compromesso. Una premessa: per formare un gruppo al Parlamento europeo servono 25 parlamentari di 7 paesi membri diversi. Il problema, quasi sempre, è il secondo requisito. Il primo è ampiamente soddisfatto: il Front National di Le Pen, da solo, ha 24 seggi. L’euroscettico inglese Farage, pure. Servivano invece alleati di 6 stati entro ieri sera e l’Ukip ce l’ha fatta, Le Pen no.
Un gruppo a Bruxelles è vitale: il Parlamento europeo è un contesto in cui le dimensioni contano. Un gruppo ha più influenza, più spazio in Parlamento, può ricorrere ai fondi Ue e può mettersi nei posti che contano della complicata macchina europea. Per presentare un emendamento servono le firme di 40 parlamentari. Senza un gruppo non si può essere relatore di un dossier (i progetti su cui lavora il parlamento).
Perché Grillo ce l’ha fatta? Perché ha tenuto una linea opposta a quella che segue in Italia, su due temi chiave: l’intransigenza a Roma si è trasformata in una grande disposizione al compromesso a Bruxelles (i punti di contatto tra il M5S e i suoi alleati inglesi dell’Ukip sono davvero scarsi); il vincolo di mandato, che è in Italia è stato usato come pretesto per tenere il partito compatto (“Chi non rispetta i patti va via”, disse Grillo) è tornato comodo in Europa. Colpa di Joëlle Bergeron, una parlamentare del Front National a cui il partito ha chiesto di farsi da parte (non era piaciuta una sua dichiarazione sul diritto di voto agli immigrati alla vigilia delle europee). Messa sotto pressione, Bergeron ha deciso di fare quello che a un grillino non sarebbe stato facilmente permesso: ha lasciato il suo partito e si è offerta a Grillo e Farage, a cui mancava un membro per raggiungere le 7 diverse nazionalità e poter formare così un gruppo.
Le Pen non c’è riuscita, perché è stata meno elastica. Aveva con sè gli olandesi di Geert Wilders, i leghisti italiani, gli indipendentisti fiamminghi e il Partito della libertà austriaco. Aveva un candidato per arrivare almeno a quota sei: i polacchi guidati da Janusz Korwin-Mikke (uno che ha sostenuto che Hitler non fosse a conoscenza della Shoah). Per Wilders era una scelta “un po’ troppo eccessiva”. Il leader di destra olandese è anti islam, ma ha corteggiato a lungo Israele (che ha definito “un esempio luminoso in una regione dove domina la tirannia”). Del Congresso della nuova destra polacco, Wilders non riesce a digerire nemmeno le posizioni omofobe. Non che i potenziali alleati abbiano gradito il numero verde "per chi ha problemi con immigrati polacchi" creato da Wilders due anni fa. Accordo saltato, per ora: “Vogliamo formare un gruppo parlamentare, ma non ad ogni costo”, ha detto Wilders.