Il neoisolazionismo di Trump minaccia Ue e Nato
Elogia la Brexit, critica l'Ue tedesca, apre a Putin. Il presidente smantella i pilastri dell'Occidente e della partnership tra Europa e Usa
La Nato, architrave della sicurezza europea e transatlantica per tutto il dopoguerra, è un'istituzione «ormai obsoleta», «non attrezzata per combattere il terrorismo islamico», dove «i suoi membri si appoggiano sull'America e non pagano quello che dovrebbero pagare». L'Unione Europea, a sua volta, è diventata ormai «un mezzo usato dalla Germania per i suoi scopi», un'istituzione a guida tedesca dalla quale la Gran Bretagna è voluta uscire, dimostrando «intelligenza» e lungimiranza.
In un'intervista congiunta al quotidiano tedesco Das Bild e al britannico Times, realizzata ieri nel suo studio nella Trump Tower di Manhattan, il presidente americano entrante Donald Trump ha suonato le campane a lutto delle istituzioni che sono state, negli ultimi decenni, l'architrave dello storico legame politico, commerciale e istituzionale tra Stati Uniti ed Europa, considerata ormai quasi come un concorrente della leadership americana. Quanto a Vladimir Putin, il leader russo del quale aveva manifestato in campagna elettorale tutta la sua ammirazione, Trump non nasconde le sue intenzioni. L'obiettivo, per l'America, è quello di firmare un patto con Mosca che, in cambio del ritiro delle sanzioni e di un indiretto riconoscimento dei diritti russi sulla Crimea e sui Paesi confinanti, preveda una «sostanziale riduzione» delle armi nucleari.
L'intervista, che in realtà è assolutamente coerente con quanto dichiarato da Trump per tutta la durata della campagna presidenziale, ha provocato timore e preoccupazione tra i governi europei, e soprattutto a Berlino, al quale il presidente americano non ha risparmiato frecciate. «Penso che Angela Merkel, verso la quale in passato ho avuto rispetto, abbia commesso un errore catastrofico accogliendo tutti quegli illegali», un errore, ha detto Trump, che lui non commetterà, riferendosi alla frontiera-colabrodo con il Messico.
RISCHIO PER EURO E UE
Mettere in discussione la partnership storica tra Stati Uniti ed Europa - a partire dalla questione ucraina - apre tutta una serie di incognite geopolitiche e forti rischi, secondo Berlino, per la stessa tenuta delle economie europee, aprendo in ordine sparso al ritorno dei nazionalismi in Europa. «Trump è interessato soltanto a fare accordi» ha detto Norbert Rootgen, commissione Affari Esteri del Bindestag. È chiaro che mai nessun presidente Usa aveva mai prima d'ora elogiato una frattura profonda all'interno dell'Europa quale è stata la Brexit, anticipando così probabilmente la digregazione europea e la possibile fine dell'euro così come lo abbiamo conosciuto.
NEOISOLAZIONISMO USA E NAZIONALISMI
Le linee di politica economica confusamente (per ora) tracciate da Trump - basate su un mix di stimoli alla domanda interna anche con gli investimenti pubblici e neoprotezionismo contro i prodotti di quegli Stati che vantano un surplus commerciale con l'America - potrebbero essere il primo passo verso un ritorno ai nazionalismi economici, anche in Europa. Europa che Trump non considera più «centrale» per gli interessi degli Usa nel mondo, evidentemente, e con la quale intende firmare accordi bilaterali più vantaggiosi, decretando così il possibile tramonto (a partire dalla bocciatura del TTIP) della globalizzazione, iniziata a metà degli anni durante la presidenza Clinton.
RISCHI E OPPORTUNITA' PER L'UE
Con l'Europa i fronti aperti sono molti: i protocolli ambientali di Parigi, che pongono dei limiti alle emissioni e che Trump vorrebbe abrogare, la Nato come architrave della leadership americana nel vecchio continente, l'Ue come istituzione a guida tedesca, lo «stupido» accordo sul nucleare con la Repubblica islamica d'Iran. Il neoisolazionismo pragmatico di Trump - in linea con una tradizione mai scomparsa nella cultura politica americana - apre una fase di incognite, pericoli, e forse anche qualche opportunità nella storia dei rapporti transatlantici. C'è da tener conto, poi, che l'Europa non è un monolite e che i Paesi baltici e la Polonia guardano con grande preoccupazione a un'eventuale disimpegno americano a protezione dei suoi confini, da sempre minacciati anche dalla Russia.
LA RISPOSTA DI SCHAUBLE E HOLLANDE
Stretta nella morsa dei populismi interni e della politica estera neoislazionista disegnata da Trump, quando ormai mancano pochi mesi alle legislative tedesche, l'Europa dovrebbe cogliere anche l'opportunità fornitagli dalle critiche del neopresidente Usa, ritrovando una sua unità, sulle politiche commerciali, energetiche e sulle politiche di difesa. Altrimenti, secondo gli analisti, la strada potrebbe essere tracciata. «Tocca a noi Europei l'onere di decidere il nostro destino» ha detto Angela Merkel. «Chi punta alla crescita economica deve anche puntare al libero scambio, non al protezionismo» ha detto il ministro delle Finanze Schauble. Ancora più duro Francois Hollande, secondo il quale l'Europa non ha bisogno di consigli.