Il “sogno lucido” della Grecia e la lezione di Varoufakis
Come un prof di teoria dei giochi può far rivivere il mito delle Termopili e rilanciare la trattativa: Atene è ora una delle gigantesche sfide europee
Per Lookout news
Negli ultimi anni la Grecia, dopo un’indigestione di politiche economiche sbagliate e una mostruosa e diffusa evasione fiscale, è caduta in un sonno profondo che ha gettato il suo popolo nel disastro finanziario e ha proiettato l’intera nazione dentro a un terribile incubo chiamato “austerità”, sotto una pesante coperta europea che è stata sempre troppo corta e scomoda perché Atene potesse riposare in pace.
Per quanto il popolo abbia cercato in molti modi di svegliarsi dall’incubo, non vi è mai davvero riuscito. Neanche quando ha eletto un direttorio politico, Syriza, che prometteva di cancellare quell’incubo. Ciò nonostante, la Grecia e il suo primo ministro, Alexis Tsipras, hanno voluto tentare. Si è così manifestato il cosiddetto “sogno lucido”, ovvero quel genere che permette al sognatore, una volta realizzato che si trova effettivamente dentro a una condizione onirica, di controllarlo sino a modificarne gli esiti.
Quel “sogno lucido” per il Paese ellenico ha avuto il nome di Referendum. Il voto del 5 luglio sulle nuove politiche restrittive della Troika, che ha condizionato il pagamento della trance di aiuti alla Grecia, come noto ha visto la schiacciante e inequivoca vittoria dei NO (61%) e rilanciato il negoziato con l’Europa.
A dispetto della tempesta mediatica scatenata dalla stampa ellenica e continentale contro il referendum e contro il governo legittimo di Grecia, il popolo sovrano ha espresso un inequivocabile rifiuto al proseguimento delle manovre di austerità che hanno trasformato una crisi economica in una crisi umanitaria e distrutto l’economia greca, determinando una caduta del PIL del 26% in 4 anni, facendo esplodere la disoccupazione (26%) e il rapporto debito pubblico/PIL, ormai oltre il 180%.
Il governo Tsipras ha ricevuto così dal popolo, a partire da questa importante base, il mandato a riaprire le trattative con la Troika per la ristrutturazione del debito e l’avvio di riforme in grado di riportare l’economia ellenica su un sentiero di crescita economicamente e socialmente sostenibile. La fine cioè dell’incubo, che tutti auspicano.
Ed è stato il ministro dell’economia Yanis Varoufakis - bersaglio di violenti e velenosi attacchi, anche personali - il grande promotore e il primo vinciotre della consultazione popolare. Come Leonida di Sparta, che nel 480 a.C. decise di fronteggiare gli invasori (le truppe di Serse I, re della Persia) insieme a soli trecento spartani per consentire al greco Temistocle di sottrarre il suo esercito all’accerchiamento persiano, così Varoufakis ha offerto la sua testa e, dopo la storica giornata del 5 luglio, ha rimesso il proprio mandato di ministro per favorire la ripresa dei negoziati e il raggiungimento di un’intesa con i creditori.
Il professor Varoufakisnon è uno sprovveduto, ma uno studioso della Teoria dei Giochi, una scienza che analizza la strategia e dove l’interazione con altri soggetti rivali è finalizzata a ottenere il massimo guadagno di ciascuno nella situazione. Pur nella consapevolezza che una vittoria netta non esiste. Esistono solo compromessi accettabili. Come nella crisi greca.
Varoufakis ha dunque dato una simile interpretazione alla vicenda e offerto una simile soluzione all’Unione Europea, dimostrando che quella in corso con la Troika non era una partita a poker ma un gioco molto serio, in forma estesa e con negoziazione tra soggetti con un potere diverso. Tale che, come la Teoria dei Giochi insegna, ha reso evidente come anche il contraente più debole ha sempre un potere che, seppure piccolo, se ben usato può condizionare a proprio vantaggio la soluzione che si va determinando.
La Grecia adesso ha massimizzato il profitto ma, nonostante il referendum, resta pur sempre dentro l’incubo. Comunque vadano le cose, da oggi nulla sarà più come prima
La Grecia adesso ha massimizzato il profitto ma, nonostante il referendum, resta pur sempre dentro l’incubo. Comunque vadano le cose, da oggi nulla sarà più come prima. La Troika dovrà abbandonare inevitabilmente le politiche di austerità, pena la distruzione dell’Eurozona. La Germania e suoi vassalli dovranno trovare nuovi impieghi per i loro surplus commerciali, giacché i Paesi deboli dell’UE non pagheranno più alle loro banche tassi d’usura (spread) e, soprattutto, non si faranno più carico delle loro perdite quando questi tassi li condurranno al fallimento. La Germania dovrà inoltre trovare nuove e rischiose forme d’impiego dei suoi capitali investendo o redistribuendo ricchezza, magari cancellando i mini-job. E magari Berlino dovrà finirla con il sentirsi politicamente superiore a tutti e alzare il telefono solo per chiamare Parigi. Mentre tutti noi dovremo guardarci dalla Russia, che appare più vicina e più attraente di prima.
Ma, al di là di tutto questo, è evidente che nessuno di noi sa cosa accadrà domani. L’incognita di cui vaticinano da Bruxelles è grande e il passaggio stretto come le Termopili. La sfida per l’Unione Europea è solo cominciata. Atene ne ha disvelato le contraddizioni e rivelato le vere sembianze. Intanto, all’orizzonte, dai confini ucraini alle sponde del Mediterraneo, già si levano minacciose nuove sfide, cui non sappiamo se l’Europa saprà reagire con quel realismo e determinazione che servono nei passaggi cruciali della storia. Pena la disintegrazione di quel sogno europeo che per molti è rimasto l’incubo di cui sopra. Del resto, come scriveva il pittore spagnolo Francisco Goya descrivendo i vizi e le miserie umane, “il sonno della ragione genera mostri”. A quando il risveglio?