Il vero volto di Graziano Mesina
News

Il vero volto di Graziano Mesina

Il Mesina boss emerso da questa inchiesta non è diverso dal Mesina brigante che aveva affascinato molti intellettuali: Grazianeddu appartiene ancora anche oggi a un mondo - quello della Barbagia - in cui i valori sono capovolti

 

Emerge dalla notte dei tempi il volto segnato e antico di Graziano Mesina e fa quasi tristezza. Comincia bandito, finisce boss. Ma in fondo il bandito è tale, bandito buono o bandito sociale secondo la mitologia che appartiene a tutte le latitudini e a tutti i tempi, anche quando perde l’autenticità delle sue radici popolari e nelle cronache giudiziarie acquista il volto scontato dei furfanti ordinari.

Mesina è tornato dietro le sbarre per traffico di quella droga che da bandito buono diceva di odiare. È stato in galera per più di 40 dei suoi 71 anni, 9 ai domiciliari o in libertà vigilata, e 5 di latitanza con le ben note parentesi giornalistiche degl’incontri nel profondo della Sardegna con il campione dei giornalisti, Indro Montanelli, cinicamente affascinato da briganti, dittatori e guerriglieri. Mesina boss non è diverso dal Mesina bandito, dal Mesina amico degli 007, dal Mesina mediatore nei sequestri di persona dopo essere stato sequestratore, dal Mesina che rivendica (anche in questo caso in aderenza a un immaginario banditesco consolidato) un senso suo di giustizia e ingiustizia che gli fa ammazzare un assassino per vendicare non solo la vittima ma gli innocenti condannati al suo posto, dal Mesina che libera il figlio di un sequestrato infilandogli in tasca mille lire per prendersi un gelato. Il boss, la parte cattiva, la faccia disgustosa della medaglia, fa parte dell’uomo. Il bandito buono è cattivo. Il bandito cattivo è buono. Mesina è un reduce, appartiene a quel mondo in cui i valori sono capovolti ma sono valori. Al mondo contadino. Al mondo della Sardegna che è un mondo a parte. Duro. Terreno. Terreo.

La cronaca ci riserva ogni tanto queste parentesi di letteratura. Banditi che sono protagonisti di romanzo. Anche se lo squallore incalza pure lui. Ecco perché non mi piace il modo facile di tanti di raccontare la degenerazione del bandito in boss. Fu geniale da parte sua inventarsi una seconda vita da guida per i turisti tra Barbagia e Gennargentu. Sarò forse “montanelliano”, ma non riesco a vedere il boss. Io vedo ancora, dietro il volto invecchiato (male) dell’ex brigante, un “balente” della Sardegna. L’ultimo bandito.  

I più letti

avatar-icon

Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

Read More