Immigrazione: perché il governo vuole riaprire i Cie
Il tema sarà al centro della prossima campagna elettorale e il Pd non vuole perdere i voti dei cittadini più spaventati
Per aumentare il numero dei rimpatri dei migranti irregolari, il Viminale aveva annunciato la riapertura dei Cie, i Centri di identificazione ed espulsione in gran parte chiusi negli anni scorsi. Oggi si apprendono i dettagli di un piano contro il quale forze politiche come il M5s (“i Cie piacciono a Mafia Capitale”) ma anche un gruppo trasversale di presidenti di regione, sindaci e associazioni varie, tra cui la Caritas, ha già alzato le barricate.
Proprio per evitare gli scandali del passato, dal ministro dell'Interno diretto da Marco Minniti si fa sapere che ogni centro (uno in ogni regione, fuori dalle città, di dimensioni ridotte, massimo 100 persone e solo quelle destinate all'espulsione in quanto irregolari o socialmente pericolose) avrà un garante dei diritti degli immigrati in ogni centro e ci sarà un commissione permanente nazionale con il compito di certificare il rispetto di requisti minimi di accoglienza.
Migranti irregolari, il piano Cie del governo
Il 18 gennaio le Regioni potranno dire la loro in occasione della Conferenza Stato-Regioni convocata proprio per coinvolgere gli enti locali in un'iniziativa che presenta luci (la necessità di garantire meglio la sicurezza interna isolando soggetti o potenzialmente pericolosi o privi dei requisiti per ottenere o il permesso di soggiorno o lo status di rifugiato) ma anche molte ombre.
I Cie e gli interessi illeciti
I Cie sono rimasti infatti tristemente noti per aver alimentato negli anni interessi illeciti al centro di diverse inchieste (come quello di Gradisca) e per lo stato spesso pietoso in cui vi erano trattenuti gli immigrati per tempi ben più lunghi di quelli previsti dalla legge (fino a 18 mesi). Solo per fare un esempio: nel 2012 su 7.700 persone trattenute in tutta Italia solo meno della metà sono state effettivamente rimpatriate.
Il Viminale però intende accelerare sul piano anche perché gli sbarchi non si fermano e aumenteranno ancora nei prossimi mesi quando le condizioni meteo torneranno a migliorare. Solo nel 2016 sono arrivati sulle nostre coste in 181.283 e l'idea è che ogni Comune si debba sobbarcare l'accoglienza di almeno 2,5 migranti per ogni mille abitanti.
Parallelamente al lavoro sul fronte interno, Minniti prepara anche l'incontro con le autorità di Tripoli in programma nei prossimi giorni per siglare l'accordo contro i trafficanti di uomini dalle coste libiche dove sono già ammassati in migliaia in attesa di imbarcarsi.
Le resistenze...
Le resistenze e le critiche contro l'azione del ministro restano forti all'interno del Partito Democratico e non solo. La governatirce del Friuli Venezia Giulia e vice segretaria dei dem, Deborah Serracchiani, ha intimato lo stop ai Cie da lei definiti un “fallimento”. E la Commissione diritti umani del Senato ha confermato “centri e hot spot sono inefficaci. Producono clandestini invece di aiutare le espulsioni”.
Secondo la relazione “durante i primi nove mesi del 2016, su 1.968 persone passate dai Cie, ne sono state rispedite indietro solo 876, cioè meno della metà” a dimostrazione delle “difficoltà a eseguire i rimpatri e dell'inefficacia dell'intero sistema di trattenimento ed espulsione degli stranieri irregolari”.
Le ragioni politiche
Ma se il governo ha deciso di dare una stretta alla questione una ragione politica c'è, ed è forte, fondata e molto chiara: ci sono infatti pochi dubbi che al centro della campagna elettorale dei prossimi mesi in vista delle prossime elezioni, che siano nel 2017 o il prossimo anno, oltre a quello del lavoro ci sarà il tema dell'immigrazione.
Il partito dell'ex premier Matteo Renzi non può dunque permettersi di arrivare all'appuntamento senza poter presentare qualche risultato in merito o quantomeno un piano per affrontare quella che da gran parte dell'opinione pubblica viene percepita come un'emergenza. Il Pd non vuole lasciare a Lega, Fratelli d'Italia il monopolio su un campo su cui anche il Movimento 5 Stelle ha ormai da tempo puntato l'attenzione spostandosi su posizioni sempre più intransigenti.
Dopo i recenti attentati a Berlino, in Turchia e prima ancora a Nizza e Parigi, l'ostilità nei confronti dei migranti è cresciuta e con essa la sensazione, tra i cittadini, di essere sempre più vulnerabili rispetto a potenziali attacchi terroristici anche nel nostro Paese. Il governo Gentiloni non vuole ignorare questo sentimento.
E Renzi no vuole perdere l'occasione di intercettare i voti di chi oggi nutre tali preoccupazioni a costo anche di tradire quella vocazione all'accoglienza, quasi a tutti i costi, quei valori di fratellanza e solidarietà iscritti nel proprio dna ma elettoralmente oggi poco spendibili come hanno dimostrato il recente successo di Donald Trump negli Stati Uniti e lo straripante successo di Marine Le Pen in Francia.