In Ucraina la grande assente è l'Europa
L'attivismo di Francia e Germania. I toni da guerra fredda di Obama. La stizza di Putin. E l'Unione europea? Non pervenuta
Un'Europa senza una politica comune, scavalcata dall'attivismo diplomatico dei francesi e dei tedeschi, un'Europa senza bussole, costretta a oscillare tra l'accondiscendenza molto realpolitik verso la Russia e i richiami ai buoni ma vuoti principi sulla violazione dell'integrità territoriale dell'Ucraina cari (ora) agli Stati Uniti. Gli stonati toni da guerra fredda del presidente Obama (che continua a minacciare l'invio di armi verso Kiev per controbilanciare l'intervento militare di Mosca nelle province filorusse) e il ruolo diplomatico da paceri tra Usa e Russia che si stanno ritagliando Merkel e Hollande. E l'Ue? Non pervenuta.
Merkel e Hollande da Putin: e la Mogherini dov'è?
L'illusione di una politica europea comune si schianta a Kiev, con un vertice di Minsk previsto per domani che non vedrà nessuna Lady Pesc al tavolo. Ammesso che Putin non sfoderi e i muscoli e faccia saltare tutto, ci saranno Hollande, Merkel, Putin e Poroshenko. Come dire: i grandi mazzieri, quelli che contano, stanno a Parigi e Berlino. L'Ue sta sulle retrovie. Guarda. Non può che delegare. Accettare senza batter ciglio, né discutere, che siano i leader di Francia e Germania a rappresentare in qualche modo l'Europa e decidere per un Paese (l'Ucrana) che dovrebbe (dovrebbe!) entrare proprio in Europa tra un paio d'anni. L'Ue - anche se le decisioni riguardano il suo futuro, i suoi confini, i suoi membri futuri - semplicemente non è invitata al tavolo. È un fantasma, un nano diplomatico e militare. È questa l'Europa a trazione tedesca di cui parlano tutti?
L'Europa non esiste
La debolezza della politica dell'Unione sulla questione ucraina a ben vedere non è un fallimento. È la certificazione, a sessantaquattro anni dalla fondazione della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio e a ventitre anni dal trattato di Maastricht, che l'Europa semplicemente non esiste. O meglio, è quella mera espressione geografica di cui parlava il grande diplomatico tedesco Von Metternich pensando all'Italia. Una semplice unione monetaria dove suonano la riscossa gli interessi nazionali dei singoli Stati membri.
Quando Federica Mogherini ha dichiarato che non è escluso un inasprimento delle sanzioni europee nei confronti della Russia, Madrid ha subito fatto sapere in un comunicato dove batte il cuore e il portafoglio della stragrande maggioranza dei Paesi europei, a parte gli Stati Baltici e forse la Polonia. "Le sanzioni imposte dall'Ue alla Russia sono costate all'Europa già 21 miliardi di euro di esportazioni. Molto di più rispetto agli Usa che ha scambi commerciali limitatissimi con la Mosca (35 miliardi contro i 411,9 dell'Ue)".
Il tabù della guerra in Europa che non c'è più
La verità è che i Paesi europei - al di là persino delle sanzioni Ue alla Russia, che però sono una specie di biglietto che dobbiamo pagare per fedeltà all'alleanza con Washington - sono intimamente favorevoli al negoziato con la Russia, persino all'appeasment, anche per non vanificare tutti i sacrifici fatti in questi anni per "agganciare la ripresa". Ma l'Europa come istituzione non siede al tavolo, non conta, non è nemmeno un soggetto riconosciuto dai grandi player. Quanto ai suoi membri, la solidarietà - abbiamo visto dal caso greco - vale fino a un certo punto. I nazionalismi si stanno prendendo la rivincita, da Kiev a Mosca, da Washington a Berlino. E quello che pareva impensabile fino a qualche anno fa, una guerra nel vecchio continente, rischia di non essere più un tabù.
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