Dobbiamo aver paura di Narendra Modi?
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Dobbiamo aver paura di Narendra Modi?

Dopo avere sconfitto, il 26 maggio, il partito del Congresso di Sonia Gandhi, il nazionalista indù ha assunto la carica di primo ministro indiano. Controverso governatore del Gujarat, in campagna elettorale aveva promesso miracoli economici e pugno di ferro contro i nostri marò. Ora per il pragmatico leader è arrivato il momento della verità.

di Fernando Termentini, generale di Brigata della Riserva, attivo nella causa pro marò.

Sì. Figura controversa, militante da giovane del partito di estrema destra Rss, Narendra Modi non ha esitato ad accettare l’appoggio elettorale degli estremisti indù, oggi alleati del suo partito nazionalista Bjp. È stato ambiguo anche di fronte a gravi evidenze, come l’eccidio di 1.800 persone, musulmani e cristiani, avvenuto nel 2002 a Godhra, nello stato del Gujarat di cui era governatore.
In quell’occasione ebbe a dire: "Non ne ho mai sentito parlare", suscitando la reazione della Ue e degli Usa, che lo definirono "persona non gradita". Pragmatico oltremisura, ha immediatamente aperto al nemico di sempre, il Pakistan, invitando il presidente Nawaz Sharif a Delhi per la cerimonia del suo insediamento. In quanto italiani è spontaneo chiedersi quale ruolo giocherà nella vicenda dei nostri marò, ostaggio dell’India da 830 giorni. È prematuro formulare ipotesi certe, ma l’intransigenza dimostrata in questi due anni (più volte ha chiesto l’applicazione nei loro confronti della legge antiterrorismo Sua Act, invocando anche la pena di morte) non induce all’ottimismo.
Colui che in passato si coprì gli occhi mentre venivano massacrati migliaia di musulmani e cristiani nello stato di cui era governatore difficilmente potrà mutare orientamento nei confronti di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, peraltro già condannati da una parte della stampa indiana. Sperare in un aiuto internazionale non costa nulla, ma affidarsi solo alla speranza potrebbe essere un errore.

di Vinod Sahai, presidente dell’Indian business forum in Italia.

No. Narendra Modi ha governato per 13 anni il Gujarat, uno stato con un’infinità di problemi, fra cui la guerra civile tra indù e musulmani e la siccità. Ora il Gujarat è lo stato più progredito del paese. Quando il Pil indiano cresceva del 7-8 per cento l’anno, quello del Gujarat cresceva di circa il 15 per cento. In Gujarat ha portato stabilità, pace, acqua, istruzione e parità sessuale, oltre a industrie, porti e commerci. L’auspicio è che gestisca l’India come ha gestito il Gujarat.
Tanti sostengono che Modi è induista e di estrema destra. È vero che gli induisti sono circa l’80 per cento della popolazione, ma è altrettanto vero che l’India è una repubblica secolare. Molti lo definiscono di destra perché aiuta gli imprenditori e non i lavoratori. Ma agevola gli imprenditori proprio per aumentare l’occupazione. Non a caso, in Gujarat il tasso di occupazione è cresciuto. E dopo le elezioni, le borse indiane stanno crescendo a gonfie vele e gli investimenti stranieri in India hanno ripreso a crescere.
Durante la compagna elettorale si è espresso in parecchie occasioni contro i marò. In realtà quello era un attacco ai politici e soprattutto a Sonia Gandhi. Sono convinto che a Modi interessino molto i rapporti con l’Italia e che farà di tutto per agevolare una rapida definizione del caso marò. In sostanza, ritengo che l’Italia debba essere fiduciosa di Modi. Dovrebbe subito unirsi ad altri paesi occidentali per investire in India e aumentare l’interscambio commerciale tra i nostri due paesi.

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