Indice globale della fame: 805 milioni di denutriti
Global hunger index: ci sono progressi, ma attenzione al killer nascosto: la carenza di vitamine e minerali che riguarda 2 miliardi di persone
La lotta alla fame mostra progressi, eppure 805 milioni di persone sono ancora denutrite. Lo rileva il rapporto sul Global hunger index (GHI) l’indice globale della fame presentato oggi. Dal 1990 ad oggi il valore dell’indice nei paesi in via di sviluppo è sceso del 39 per cento, da 20,6 a 12,5. Un miglioramento dovuto soprattutto alla diminuzione della quota di bambini con meno di 5 anni sottopeso, e del numero di denutriti nella popolazione (due delle componenti dell’indice, la terza è il tasso di mortalità dei minori di 5 anni).
La fotografia nasconde tuttavia enormi disparità tra paesi e aree geografiche e soprattutto una velocità diversa nei progressi. L’Africa Sub sahariana è ancora la più affamata, insieme all’Asia Meridionale, ma in quest’ultima regione il Ghi tra il 1990 e il 2014 è sceso del 41 per cento, in Africa soltanto del 28 per cento.
In pratica in molti paesi asiatici si è fatto di più soprattutto per ridurre la percentuale dei bambini denutriti, che in Bangladesh sono diminuiti dal 62 al 37 per cento in vent’anni.
La sottonutrizione
Al di là degli indicatori che raccontano il dramma quotidiano evidente di un essere umano su 9, c'è un'emergenza silenziosa, sui cui si concentrano quest’anno gli organismi (Ifpri Welthunger Hilfe, e Concern Worldwide) che hanno preparato il Ghi: la fame nascosta o sottonutrizione. Una condizione che riguarda 2 miliardi di persone, con effetti che possono essere devastanti. Si stima che oltre un terzo dei 3 milioni di bambini che muoiono ogni anno per denutrizione perda la vita a causa di carenze di micronutrienti, quali vitamine e minerali (iodio, zinco, ferro).
Alcune ripercussioni della sottonutrizione sono evidenti: come il gozzo in caso di iodio o la cecità notturna se a mancare è la vitamina A. Ma in molti casi gli effetti non sono così immediatamente visibili. La carenza di micronutrienti provoca ritardo nello sviluppo mentale e fisico, può causare malattie invalidanti mettendo a rischio non soltanto la vita delle persone che ne soffrono, ma il futuro di un paese. Secondo i calcoli della Banca Mondiale, la fame nascosta è responsabile di perdite delle produttività che si aggirano tra il 2 e il 3 per cento del pil mondiale, con un costo annuo pari ad almeno 1,4 miliardi di dollari.
«Le cause della sottonutrizione sono molteplici: cattiva alimentazione, scarse condizioni igieniche che favoriscono il proliferare di infezioni e parassiti, cambiamento delle esigenze in particolari fasi della vita: donne incinte e bambini hanno bisogno di maggiori quantità di vitamine e minerali» spiega il rapporto sull’Indice globale della fame. «La principale causa resta comunque la povertà: la mancanza di mezzi per acquistare cibi nutrienti. In molti paesi la dieta si basa su una coltura principale: riso, mais, manioca, grano, in grado di fornire molta energia ma povere di vitamine e minerali essenziali».
Paradossalmente questo è anche un effetto collaterale della Rivoluzione verde, il sistema che ha intensificato la produzione di cereali di base, permettendo di strappare alla fame una vasta parte della popolazione, soprattutto in Asia. «L’aumento della produzione ha spingo verso il basso il prezzo dei cereali, facendo crescere quello di frutta e verdura, più ricche di micronutrienti, che sono diventate quindi meno accessibili per i più poveri» osserva il rapporto.
Indice Globale della fame (click sull'immagine per ingrandire)
Cibo spazzatura
L’altro paradosso è dato dalla rivoluzione del cibo spazzatura che sta avanzando anche nei paesi in via di sviluppo, che stanno passando da diete tradizionali, basate su alimenti scarsamente trasformati, a prodotti industriali calorici, ma poveri di micronutrienti. Questo è all’origine dell’obesità e di malattie croniche dovute alla cattiva alimentazione. “Una transizione conosciuta come il triplice fardello della malnutrizione –” prosegue il documento “denutrizione, carenze di micronutrienti e obesità”.
Le soluzioni delineate nel rapporto sono molteplici. Si va dal mettere le famiglie in condizioni di accedere più facilmente ai cibi che contengono vitamine e Sali, ad esempio coltivando un orto o allevando piccoli animali, il cuore del progetto RAIN, portato avanti da IFPRI e Concern Worldwide) nello Zambia.
Una transizione conosciuta come il triplice fardello della malnutrizione
Oppure il progetto cui l’ong italiana Cesvi , curatore italiano del rapporto sull’indice globale della fame, sta lavorando nella Somalia centrale, dal 2006, “dove oltre 1 milione di persone sono colpite da una grave crisi alimentare, nelle regioni centro meridionali di Mudug e Hiran” afferma Diego Carangio, Esperto Nutrizione Campagne Cesvi “Per rispondere a questa crisi, Cesvi ha realizzato un progetto integrato in materia di nutrizione, salute e sussistenza familiare, assistendo in particolare mamme e bambini”.
Il valore nutrizionale degli alimenti
Esistono poi sistemi per immettere più micronutrienti nei cibi nella fase industriale oppure direttamente nelle piante attraverso il bioarricchimento, ma conclude il rapporto governi e istituzioni internazionali devono educare i consumatori al valore nutrizionale degli alimenti, incentivare il settore privato a investire nello sviluppo di cibi più nutrienti ma anche rafforzare la regolamentazione, impedendo ad esempio che la pubblicità metta a rischio gli sforzi per promuovere un’alimentazione sana.