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DANIEL DAL ZENNARO/ANSA /DBA
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Allarme inquinamento, ecco la mappa di cosa inquina le città italiane

Non solo traffico: riscaldamento, industria e agricoltura le cause dell'emergenza. E la ricetta per combatterla non può essere la stessa ovunque

Città diesel free, riscaldamenti più bassi, aziende green? Qual'è la ricetta giusta per ridurre l'inquinamento nelle città italiane? Dipende. Perché l'inquinamento non è tutto uguale. Ecco perché prima di decidere quale soluzione scegliere va capito il problema ed ecco perché un Atlante dell'inquinamento, che Panorama ha consultato e tradotto nelle schede che seguono, può aiutare a decidere meglio.

L'iniziativa arriva dalla stessa Unione Europea che ogni anno stila il suo bollettino di superamento dei limiti delle polveri sottili (le pm10 ma le ancor più insidiose pm2.5) con la conseguente triste stima di morti per smog. Il centro di ricerca di Ispra ha mappato le sostanze che inquinano le principali città europee e quelle italiane, categorizzandole e fornendo la fotografia dello stato attuale della salute dell'aria che respiriamo. Non senza sorprese.

Ecco cosa inquina le città più a rischio smog

In almeno 24 dei 55 capoluoghi italiani anche nel 2018 abbiamo respirato aria con polveri sottili oltre i limiti consentiti per quattro mesi all'anno dice il rapporto Mal'aria di Legambiente. E il 2019 non promette meglio.

Le più a rischio sono le città nell'area della Pianura Padana, ma non sono le sole. Se, infatti, le pm10 sono entrate ormai nell'immaginario comune, ci sono altri paramentri che sono fondamentali: il particolato ancor più piccolo e insidioso per i polmoni vale a dire le pm2.5, il biossido di azoto e l'ozono troposferico. E' l'insieme di tutte queste sostanze a rendere un mix insidioso l'aria che respiriamo.

Oltre al traffico i responsabili sono riscaldamento, residui industriali, ma anche agricoltura e caratteristiche naturali del territorio. Ecco che, andando a guardare più da vicino cosa produce quel che respiriamo non mancano sorprese.

Dall'atlante dell'inquinamento, per esempio, guardano alle pm2.5 scopriamo che a Milano a produrre sono per lo più i riscaldamenti mentre a Brescia, città tristemente sul podio più alto per gli sforamenti del 2019, è l'industria e non il traffico. Le auto sono invece il maggior responsabile a Bologna. E elementi nuovi arrivano anche ad un'esame più attento delle città del sud, come emerge dalle tabelle città per città. Non stupisce che a Catania, città dell'Etna, le cause siano naturali, mentre a Napoli ne produce più il riscaldamento del traffico.

Cosa sono le pm10 e le pm2.5

Sottilissime e ancor più insidiose delle pm10, cosa sono le polveri sottili definite pm2.5? Il ministero dell'Ambiente le classifica così: “particelle di diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 2,5 µm, una frazione di dimensioni aerodinamiche minori del PM10 e in esso contenuta.

Il particolato PM2,5 è detto anche ‘particolato fine’, denominazione contrapposta a ‘particolato grossolano’ che indica tutte quelle particelle sospese con d.a. maggiore di 2,5 µm o, all’interno della frazione PM10, quelle con d.a. compreso tra 2,5 e 10 µm.”

A lasciarle libere nell'aria che respiriamo sono un po’ tutti i tipi di combustione, da quelli dei motori di auto e motoveicoli, degli impianti per la produzione di energia, della legna per il riscaldamento domestico, degli incendi boschivi e di molti altri processi industriali. Una delle maggiori fonti, ad esempio, sono le stufe a pellet.

Ecco perchè superano i limiti consentiti ad esempio anche in centri abitati a poco traffico e poca vocazione industriale. Eppure non sono meno nocive delle pm10, anzi. Ed ecco perché conoscerle meglio aiuta.

La mappe dagli inquinanti, città per città

Elaborazione Panorama

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Anna Migliorati