Iran, i dettagli dell’accordo sul nucleare
Al termine di negoziati serrati Teheran e la delegazione del P5+1 hanno raggiunto un’intesa definita da molti “storica”. Ecco cosa prevede
di Gianni Rosini per LOOKOUT NEWS
Un accordo “win-win”, con entrambe le parti vincitrici. Così il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha definito l’intesa sul nucleare raggiunto tra Teheran e la delegazione dei P5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Regno Unito più la Germania).
Una stretta di mano arrivata nella mattinata di oggi, martedì 14 luglio, al termine di contrattazioni durate anni e che, nelle ultime ore, hanno rischiato di naufragare. Un risultato che, a detta di molti, strizza l’occhio all’Iran grazie all’ottenimento di un tavolo arbitrale per discutere sulle ispezioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) e al cancellamento progressivo di tutte le sanzioni internazionali, pronte però a rientrare in vigore entro 65 giorni in caso di violazione degli accordi. In cambio, oltre alle limitazioni al programma atomico, per altri cinque anni rimarrà in vigore l’embargo sulle armi, con le ultime questioni sull’uso militare del nucleare iraniano da discutere seguendo una road map firmata da Iran e AIEA e da portare a termine entro la fine del 2015.
“Una decisione che può aprire la strada a un nuovo capitolo delle relazioni internazionali, un segnale di speranza per il mondo intero”, ha commentato l’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza comune dell’Unione Europea (Pesc), Federica Mogherini. Un’intesa che, fanno sapere da Vienna, non permetterà a Teheran di costruire la bomba atomica almeno per i prossimi dieci anni.
I momenti salienti dei negoziati
Tutte le parti sedute al tavolo delle trattative definiscono quella tra Iran e 5+1 una firma “storica”, dopo trentacinque anni di scontri tra la Repubblica Islamica e gli Stati Uniti, che apre nuove strade per le relazioni internazionali del futuro. Una firma che, arrivati al traguardo finale, ha rischiato di non esserci, dopo il duro scontro tra Mogherini e Zarif, con Lady Pesc che ha dichiarato di abbandonare il tavolo dei negoziati e il diplomatico iraniano che le ha risposto: “Mai minacciare un iraniano”. Poco dopo, nonostante i tentativi del governo russo di tranquillizzare le parti e abbassare subito i toni della discussione, Obama ha dichiarato da Washington che le possibilità di un accordo erano sotto il 50%, aumentando così il rischio di un nuovo stop. Rischio rientrato nei due giorni successivi, quando le parti si sono nuovamente sedute intorno al tavolo viennese e sono riuscite ad arrivare a un compromesso.
Federica Mogherini e Javad Zarif
Sembrano lontani gli anni in cui gli USA, al fianco di Israele, definivano la Repubblica Islamica il vertice dell’Asse del Male composto anche da Siria ed Hezbollah, mentre da Teheran si parlava di Washington come del Grande Satana. Oggi l’AIEA potrà insistere sulla necessità di compiere ispezioni ai siti nucleari iraniani per verificare il rispetto degli accordi e dei limiti stabiliti dalle parti. Ispezioni che potrebbero essere precedute da un tavolo arbitrale, in cui Iran e 5+1 discuteranno, allungando i tempi, sull’effettiva necessità di un controllo da parte dell’Agenzia atomica.
Questo punto è stato fortemente voluto dalla guida spirituale iraniana, Ali Khamenei, che non ha mai digerito l’idea di ispezioni continue e senza preavviso da parte degli esperti ONU. Secondo Khamenei, i controlli dell’AIEA dovranno essere giustificati da elementi di prova che legittimino l’arrivo degli ispettori. Punto sul quale l’Iran sembra non aver concesso trattative in cambio, però, del prolungamento dell’embargo sulle armi per i prossimi cinque anni e la cancellazione progressiva, e non immediata, delle sanzioni.
La stretta di mano a Vienna non mette la parola “fine” sulle questioni riguardanti l’uso militare del programma nucleare iraniano. Quest’ultimo aspetto sarà oggetto di ulteriori incontri e discussioni tra i rappresentanti di Teheran e l’Agenzia atomica che, a margine dell’accordo, hanno trovato l’intesa per nuovi colloqui che porteranno alla discussione delle questioni secondarie, ma comunque importanti, secondo un programma che si concluderà entro la fine del 2015.
Le reazioni
Le reazioni del mondo politico internazionale parlano di vero successo. Federica Mogherini ha definito il patto una “svolta per il futuro delle relazioni internazionali”, Zarif una “vittoria comune”. Mentre il presidente dell’Iran, Hassan Rouhani, in un tweet ha descritto l’intesa di Vienna come “l’inizio di una strategia di nuovi orizzonti basati su sfide condivise”.
Barack Obama, in un discorso alla nazione, ha invece parlato del “più grande successo diplomatico della sua presidenza”. “Voglio dire al Congresso – ha affermato il presidente americano – che questo non è un accordo che si fa tra Paesi amici, ma è un punto fondamentale da cui partire per garantire, attraverso la diplomazia, la sicurezza nazionale. L’Iran rappresentava la più grande minaccia alla nostra sicurezza e le alternative erano due: scegliere la via della diplomazia o apprestarci a impiegare la forza militare. Con questo accordo, non solo si evita di iniziare una guerra con Teheran, ma si limita anche la sua pericolosità nei confronti degli Stati Uniti e dei nostri partner nell’area mediorientale”.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama
Chi non è rimasto soddisfatto è il governo d’Israele. “Questo accordo rappresenta una resa storica da parte dell’Occidente verso l’Asse del Male con l’Iran in testa – ha subito commentato il ministro degli Esteri di Tel Aviv, Tzipi Hotovely -. Lo Stato di Israele agirà con tutti i mezzi per tentare di impedire la ratifica di questo accordo”. Anche il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha voluto ribadire che quello di oggi è “un errore grave di proporzioni storiche, con l’Iran che si appresta a intraprendere un sicuro cammino verso le armi nucleari”.