Iran-Usa: quale futuro per l'accordo sul nucleare
Il 15 ottobre Trump dovrà sancire se Teheran sta rispettando l'intesa. Probabilmente non lo farà lasciando al Congresso la decisione su eventuali sanzioni
Con la tensione ai massimi per il nucleare nordcoreano, emerge un nuovo fronte sul tema, l'accordo sul nucleare iraniano, sullo sfondo dell'assemblea generale dell'Onu. "Ho deciso", ha preannunciato sibillinamente ai cronisti Donald Trump a margine del bilaterale con il presidente dell'autorità palestinese Abu Mazen, senza però rivelare le sue intenzioni. Come fece con l'accordo di Parigi sul clima, tenendo il mondo col fiato sospeso per giorni.
In serata, il segretario di Stato americano Rex Tillerson, dopo un incontro dei 5+1 in cui ha visto per la prima volta il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, ha tenuto le carte coperte.
Il presidente, ha spiegato, ha preso la sua decisione se certificare o meno il rispetto dell'accordo sul nucleare alla prossima scadenza del 15 ottobre ma non l'ha condivisa con nessuno "esternamente", neppure con Theresa May che gliela aveva chiesto ieri.
La parola al Congresso
La Nbc, citando quattro fonti, tra cui una ad alto livello nell'ambito dell'amministrazione americana, ha riferito che il tycoon propenderebbe per la bocciatura della certificazione: in tal caso il Congresso avrebbe 60 giorni per decidere se imporre nuovamante le sanzioni cancellate in base all'accordo.
L'obiettivo finale di Trump sarebbe di spingere gli alleati europei a concordare di rinegoziare alcune misure e fare pressione sull'Iran perché torni al tavolo. Anche Tillerson ha ammesso che ci sono "problemi significativi" con l'accordo, dopo il quale "abbiamo visto tutto tranne che stabilità" nella regione.
Ma il presidente iraniano Hassan Rouhani ha difeso l'accordo escludendo di rinegoziarlo. "Non saremo noi i primi a violarlo", ha detto all'assemblea generale dell'Onu, criticando duramente le minacce di Trump, anche se ha detto di non aspettarsi che gli Usa escano dall'intesa, "nonostante la retorica e la propaganda".
Reazione "a catena"
A difendere strenuamente l'intesa è stata Federica Mogherini, alta rappresentante per la politica estera Ue. "Non c'è alcun motivo per smantellare un accordo che funziona e dà risultati", ha sostenuto, riferendo che tutte le parti concordano sul fatto che finora è stato rispettato, come certificato dall'Aiea. "Abbiamo un'altra potenziale crisi nucleare. Non abbiamo assolutamente bisogno di entrare in un'altra", ha osservato riferendosi alla crisi nordcoreana.
Non manca chi osserva che se Trump facesse saltare il "patto" nucleare iraniano sarebbe più difficile convincere Kim Jong-un a fidarsi di un accordo sul disarmo. Ma nel fronte europeo rischia di aprirsi una crepa: il presidente francese Emmanuel Macron, pur sostenendo che sarebbe un errore uscire dal patto, ritiene che esso non sia sufficiente, dato l'aumento della pressione che Teheran sta esercitando nella regione e la prosecuzione del programma balistico.