Ischia: le indagini post terremoto tra abusivismo e condoni
Gli sviluppi dell'inchiesta dei pm di Napoli sul piano in più e il terrazzo del palazzo crollato e sulla chiesa da cui si è staccato un cornicione
Sul terremoto che il 21 agosto ha colpito in particolare la zona alta di Casamicciola, uno dei sei comuni dell'isola di Ischia, è stata aperta un’inchiesta. La scossa, che oltre ai danni ha provocato la morte di due persone, ha fatto sì che le indagini della magistratura si indirizzassero verso tre strade: comprendere se si è trattato di abusivismo, se gli edifici crollati sono stati condonati e se i lavori sono stati eseguiti secondo la legge.
Le indagini sulla chiesa
Posti i sigilli alla chiesa di Santa Maria del Suffragio, da cui si era staccato un cornicione che ha ucciso Lina Balestrieri, i pm dopo il decreto di sequestro stanno attendono l’acquisizione, attualmente resa difficile proprio per le conseguenze del sisma, presso il comune di Casamicciola, dei documenti relativi alle richieste di condono. Questo nel tentativo di verificare se vi sia una concausa tra il crollo del masso e la morte della catechista. Iniziativa che la procura di Napoli ha definito come "accertamenti preliminari" sul terremoto.
La chiesa di Casamicciola, sequestrata alla presenza del vescovo Pietro Lagnese, "era stata costruita nel '700 ma interamente ricostruita 50 anni fa", come ha spiegato agli inquirenti lo stesso monsignor Lagnese. "Nel 1969 la chiesa venne interamente distrutta da un incendio, per la presenza di travi di legno nel soffitto e poi ricostruita", ha ricordato l'ex sindaco Parisio Iacono. La sera del sisma però da quella chiesa "sono caduti massi enormi, grandi come una carriola", ricorda lo stesso vescovo, e proprio uno di quei massi ha colpito a morte la donna.
Le indagini sull’edificio crollato
Altra novità, due ingegneri sono stati formalmente nominati come consulenti della procura con l'incarico di coordinare la messa in sicurezza dello stato dei luoghi dove si sono verificati i crolli - compreso l'edificio dal quale sono stati tratti in salvo i tre bambini.
Se dovessero emergere responsabilità, verrebbe aperto un fascicolo al cosiddetto modello 21 (ovvero contro persone note) per le ipotesi di disastro colposo e omicidio colposo plurimo.
Delle sopraelevazioni ha parlato il proprietario della palazzina, Gianni Trani, sottolineando che i lavori del palazzo al 16 di via Serrato risalivano agli anni Ottanta e che la sua famiglia aveva presentato due richieste di condono, nel 1985 e nel 1994. Sulle pratiche di condono giacenti negli uffici comunali, Grasso ha riferito che "complessivamente un migliaio di pratiche sono state rilasciate con esito positivo. Non ricordo quante pratiche restano ancora da essere evase".
Nell'edificio dalle cui macerie sono stati salvati i tre fratellini, sono state eseguite in passate alcune soprelevazioni che consistono in un secondo piano e un terrazzo. La richiesta di condono per tali sopraelevazioni abusive non può essere, al momento, confermata dal Comune.
A pochi giorni dal sisma, Gaetano Grasso, l'ingegnere responsabile dell'ufficio tecnico municipale, ha infatti spiegato: "Non è possibile dare una risposta per quanto riguarda eventuali abusi edilizi ed eventuali richieste di condono, perché il responsabile che doveva prendere gli atti in ufficio non può entrare se non accompagnato dai vigili del fuoco, in quanto il municipio si trova in zona rossa e dobbiamo attendere la loro disponibilità".