Isis: che cosa rivelano le schede dei combattenti
Hanno in media fra i 18 e i 30 anni, senza nessuna esperienza di combattimento. Ecco il vero identikit dei miliziani della jihad
Il sito d'informazione indipendente Zaman al Wasl, una sorta di WikiLeaks in lingua araba, è riuscito a trafugare 1.736 schede che rivelano le generalità di altrettanti miliziani dell'Isis. Un nuovo atto della guerra al Califfato, conflitto che si combatte anche in rete. È su Internet infatti che prendono vita le iniziative di propaganda e reclutamento, passando attraverso i più frequentati social network, Facebook e Twitter.
Il quadro che emerge rivela che il 78 per cento dei neoarruolati ha un'età compresa tra i 18 e i 30 anni. Solo il 4,5 per cento proviene da una scuola religiosa, mentre l'88 per cento non ha esperienze precedenti di combattimento/ jihad. Il 10,5 per cento è analfabeta, mentre la maggioranza dei laureati (il 29,5 per cento) ha studiato ingegneria o informatica. Due terzi dei miliziani giungono da Paesi arabi tra cui Arabia Saudita (27,9 per cento), Tunisia e Marocco. I siriani sono solo l'1,7 per cento. Tra gli europei i più numerosi sono i turchi (3,3 per cento), seguiti dai francesi (2 per cento). Quasi il 12 per cento dei neomiliziani, provenienti da almeno 40 Paesi, aspira a diventare un kamikaze. Il periodo di arruolamento spazia, in genere, tra il 2013 e il 2014.
I ruoli
Viene anche indicato il ruolo che le nuove reclute intendono ricoprire: combattente, kamikaze o lavoratore; quest'ultima voce riunisce diversi profili, da quelli che si occupano del reperimento dei fondi ai professionisti dell'informatica. In ogni scheda è segnalato il nome e il soprannome del nuovo arruolato. Quest'ultimo deriva dal Paese di provenienza, per cui chi viene dalla Francia è chiamato al-Faransi, chi viene dalla Danimarca al-Danimarki e così via. Non a caso, il leader della formazione terrorista di chiama Abu Bakr al-Baghdadi, perché proviene da Baghdad. Il cognome è stato oscurato dal portale Zaman al Wasl. Come da tradizione, è citato anche il nome della madre. Un elemento importante nelle schede è la voce "attestato di idoneità", una sorta di certificato di garanzia rilasciato da un miliziano senior per confermare che il candidato è adatto ad arruolarsi e soprattutto che non si tratta di una spia.
Le informazioni
Queste informazioni viaggiano in rete e servono agli uomini dell'Isis che lavorano alla direzione generale delle frontiere per compilare le schede che formano l'archivio dei miliziani. Ci sono profili come quello di Abu Naser al-Jarzawi, ex addetto alla divisione sicurezza del ministero dell'Interno saudita, diventato il cecchino numero uno, che guida una squadra di 900 franchi tiratori. C'è Mohamed al-Shimali, considerato il reclutatore dei due terzi dei combattenti, il cui nomeè menzionato ben 6.500 volte all'interno di una serie di documenti trafugati dall'archivio Isis. L'uomo è ricercato dagli Usa tanto quanto al-Baghdadi. Gli Stati Uniti lo definiscono "il capo delle frontiere dell'Isis"e hanno posto una taglia di 5 milioni di dollari per avere informazioni che possano portare al suo arresto.
I foreign fighters
Inquietante la realtà dei foreign fighters europei. Il quotidiano svedese Expressen ha divulgato, attingendo anche a questi file trafugati, un lungo report con più di 300 nomi di cittadini svedesi che si sono uniti all'Isis. Il giornale ha pubblicato la foto e la storia di uno di loro che, dopo l'esperienza in Siria, sarebbe rientrato in Svezia e avrebbe cominciato una nuova vita. Lo scorso aprilela Danimarca ha arrestato sei jihadisti i cui nomi comparivano in queste liste clandestine. Secondo le autorità di Copenhagen, sarebbero 125 i cittadini danesi che si sono uniti all'Isis, 65 dei quali sarebbero poi tornati in patria, mentre almeno 27 sono stati uccisi. Tra i francesi che si sono uniti all'Isis ci sono ben sette terroristi collegati agli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi. Tutti originari di Strasburgo, sono stati arrestati nel 2014 dopo essere rientrati dalla Siria. Uno di loro, Abu Jandal al-Faransi, è stato ucciso dopo l'attacco al Bataclan. Tra i neomiliziani c'è anche Abu Omar al-Reefi, un ventenne marocchino che ha dichiarato che suo fratello, ucciso in Iraq, era la mente degli attentati di Madrid dell'11 marzo 2004.