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Isis in Siria: il bilancio degli attentati a Homs e Damasco

Sarebbero 180 i morti e oltre 200 i feriti tra cui molti civili. ll segretario di Stato Usa, John Kerry: "Il cessate il fuoco è vicino"

Nuova carneficina dell'Isis in Siria. Oltre 100 persone sono morte in attentati avvenuti ad Homs e a Damasco, rivendicati dai jihadisti dello Stato islamico mentre Washington prosegue negli sforzi per un cessate il fuoco.

Da Amman, il segretario di Stato Usa, John Kerry, annuncia che si è raggiunto un "accordo provvisorio", senza rivelare ulteriori dettagli. Anche se non è ancora possibile fare un bilancio del numero complessivo delle vittime, il Site afferma che sarebbero 180 e oltre 200 feriti.

Il primo attentato a Homs
Nel primo attentato, due autobomba sono esplose nel quartiere filogovernativo di Zahraa ad Homs, città sotto il controllo delle truppe di Damasco e obiettivo anche in passato di attacchi di questo tipo.

I morti sono almeno 57, mentre i feriti sarebbero oltre 100 anche se l'Osservatorio per i diritti umani afferma che il bilancio delle vittime potrebbe salire ancora perchè molti feriti sono ricoverati in gravi condizioni. Tra le vittime anche bambini e almeno 11 donne. Le immagini trasmesse dalla tv di Damasco hanno mostrato corpi carbonizzati e diversi negozi danneggiati dalle bombe.

Tre bombe a Damasco
Poche ore dopo, tre esplosioni hanno colpito il quartiere sciita, a sudest di Damasco, provocando oltre 60 morti. Gli attentati, con un'autobomba e due kamikaze (anche se l'Osservatorio siriano parla di 4), sono avvenute nel quartiere meridionale Sayeda Zeinab, dove si trova un importante santuario sciita con la tomba di Zaynab, la nipote di Maometto.

La zona, difesa da guerriglieri Hezbollah, è stata colpita più volte da attacchi, l'ultimo il mese scorso che ha ucciso 60 persone e ne ha ferite altre 100. L'Isis ha rivendicato entrambe le stragi ad Homs e Damasco attraverso il network di propaganda "Amaq" mentre l'Osservatorio siriano afferma che almeno 50 jihadisti sono stati uccisi nelle ultime 24 ore ad est di Aleppo dalle truppe governative, sostenute dai raid aerei russi.

I negoziati
Intanto, Kerry annuncia che si è raggiunto "un accordo provvisorio" per un cessate il fuoco che potrebbe essere applicato nei prossimi giorni. Anche se lo stesso segretario di Stato Usa ha ammesso che non è finalizzato e che tutte le parti coinvolte potrebbero non rispettarlo.

L'annuncio è arrivato da Amman dove Kerry ha incontrato il ministro degli Esteri giordano Nasser Judeh e ha detto di aver parlato con il collega russo Serghiei Lavrov. "Il mondo è più vicino ad un cessate il fuoco oggi di quanto sia mai stato in precedenza", ha detto Kerry dopo il colloquio con il collega russo.

Poi ha precisato: l'accordo "non è ancora fatto e voglio anticipare che i nostri presidenti (Barack e Putin) potrebbero parlare nei prossimi giorni in modo da poterlo portare a termine", ha detto il segretario di Stato Usa. Kerry ha discusso con Lavrov per il secondo giorno consecutivo e i due hanno parlato delle "modalità e le condizioni" per un cessate il fuoco che escluderebbe i gruppi che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu considera terroristi.

Lo stesso presidente siriano, Bashar al Assad, in un'intervista al El Pais, sostiene di essere pronto a prendere parte a una tregua purchè non venga usata dai militanti per rafforzare le loro posizioni. Bisogna "impedire che i terroristi approfittino di una sospensione delle operazioni per migliorare le proprie posizioni" e impedire anche che "altri Paesi, in particolare la Turchia, inviino più uomini o armi o altro tipo di appoggio logistico ai terroristi", ha detto Assad. (ANSA)

YOUSSEF KARWASHAN/AFP/Getty Images
Siriani vicino al luogo dell'attentato del 21 febbraio a Damasco

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