Rifugiati e migranti
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Migranti, patto Italia-Libia: cos'è la "sala comune" contro scafisti e trafficanti

A Tripoli un organismo comune tra i due Paesi coordinerà le attività di intelligence e le operazioni in mare per combattere il traffico di esseri umani

Mentre si conta l'ennesimo salvataggio di circa 500 migranti al largo della Libia, è stato stretto un accordo tra l'Italia e il Paese norafricano sulla creazione di una "sala comune" per la lotta contro scafisti e trafficanti di esseri umani.

L'iniziativa rientra nello sviluppo dell'intesa siglata da Paolo Gentiloni e il premier libico Fayez Al Serraj, il 2 febbraio a Roma, il "Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana".

Ecco cosa dice il nuovo tassello del patto tra Italia e Libia. 

In cosa consiste la "sala comune" a Tripoli

Il 9 dicembre si è svolta a Tripoli una riunione fra il premier libico Fayez Al Serraj e il ministro dell'Interno italiano Marco Minniti, alla presenza del ministro dell'Interno libico Aref Khoja, il comandante della Guardia costiera Abdullah Tomé e l'ambasciatore italiano Giuseppe Perrone. 

Come ha annunciato dalla sua pagina Facebook il Governo libico di accordo nazionale di cui Serraj è presidente, è stata istituita una cabina di regia comune, uno dei passaggi previsti dal Memorandum. "È stato convenuto di creare una sala comune per lottare contro gli scafisti e i trafficanti composta da rappresentanti di Guardia costiera, Dipartimento dell'immigrazione clandestina, il procuratore generale libico, il Servizio di intelligence libico e i loro omologhi italiani".

In questo organismo condiviso le informazioni degli 007 potranno trovare immediata applicazione sul campo ed essere tradotte in azioni contro i trafficanti. La "sala comune", ubicata a Tripoli, servirà a coordinare le attività d'intelligence e le operazioni in mare e sul terreno per combattere le organizzazioni di trafficanti di esseri umani.

I due passaggi chiave per la lotta ai trafficanti

Sono stati individuati anche due punti chiave per la lotta ai trafficanti: la necessità di accelerare le operazioni per il controllo delle frontiere nel deserto a sud della Libia (per il quale l'Unione Europea è disposta a un sostegno finanziario e a collaborare in cooperazione con i Paesi del G5 Sahel) e lo smantellamento di decine di centri e prigioni per migranti gestiti dalle organizzazioni criminali, dove migliaia di persone vivono in condizioni inumane.

L'obiettivo comune è spezzare le reti che gestiscono i traffici, che non si fermano di certo alla Libia.

Nel 2017, secondo i dati forniti da Minniti, la guardia costiera libica ha salvato oltre 17mila migranti. Presto la ricompensa: a giorni dovrebbero essere sbloccati i 35 milioni mobilitati a luglio dall'Ue e destinati alla gestione delle migrazioni.


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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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