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Perché in Italia i verdi non sfondano

Perché in Italia i verdi non sfondano

Un ricercatore dell’Ispi spiega perché, a differenza di Germania e Francia, l’onda verde non è arrivata a casa nostra

«In Italia i verdi non sfondano perché non è passato il messaggio per cui la sfida ambientalista è collegata allo sviluppo economico e all’innovazione tecnologica». Dal punto di osservazione privilegiato di responsabile Europa dell’Ispi, Antonio Villafranca confronta i risultati delle europee dei partiti verdi: 20,50 per cento i tedeschi e 13,47 per cento i francesi, a fronte del 2,29 per cento degli italiani. Il ricercatore dell’Ispi spiega a Panorama le ragioni del misero risultato elettorale degli ambientalisti di casa nostra, nonostante l’effetto Greta Thunberg.
I verdi sono il secondo partito in Germania e il terzo in Francia. In Italia invece non superano neppure la soglia di sbarramento.
Non vanno male neanche nel Regno Unito, dove sono il quarto partito e hanno preso l’11,10 per cento dei voti.

Appunto. Come mai?
Ci sono tre motivi per cui non sfondano. Anzitutto in Italia quello dei verdi non è un partito particolarmente strutturato, è sempre rimasto ai margini.

Però esiste dal 1990.
Il problema è proprio quello: in Italia le tematiche ambientaliste sono rimaste legate proprio agli anni Novanta. E vengono percepite con una connotazione pauperistica, quasi come un vincolo. Non è passato il messaggio, come invece è avvenuto in Francia e Germania, che collega la sfida ambientalista alla contemporaneità.

E il terzo motivo, qual è?
I verdi hanno successo guarda caso in Paesi come Francia e Germania, dove i socialisti arretrano. In Germania, per esempio, chi votava Spd ora vota in gran parte per i verdi.

E in Italia?
Da noi il partito democratico ha tenuto, in un certo senso anche perché ha fatto propria la campagna per l’ambiente. Il problema però è che da noi non è passato il collegamento ambiente-sviluppo-innovazione.

Forse anche a causa della nostra precaria situazione economica…
Diciamo che in Italia sono più pressanti le esigenze economiche legate all’occupazione. Queste pressioni distolgono l’attenzione dell’opinione pubblica dai temi ambientali. Temi che i partiti, a livello di messaggio, non sono riusciti a tradurre in termini di opportunità di crescita e di occupazione.

Eppure anche in Italia i giovani scendono in piazza per l’ambiente.
In Germania i verdi sono stati bravissimi a intercettare l’elettorato giovane che non si riconosce né nei cristiano-democratici né nei socialisti. In Italia i socialisti tengono e non è un caso che i verdi non avanzino. Stesso discorso vale per la Spagna.

E il Regno Unito?
Anche lì avanzano, ma il discorso è diverso perché in quel caso il voto è stato pro o contro Brexit. Chi voleva restare ha votato per i liberali, in minima parte per i laburisti e un po’ per i verdi. Oltremanica la logica era diversa: è stato un secondo referendum su Brexit.

Tornando all’Italia, in futuro prevede una seria affermazione dei verdi?
Io credo che, dopo il risultato di Francia e Germania, in Italia i partiti di sinistra e di centro abbiano capito che quello dell’ambiente è un tema su cui in futuro potranno attrarre dei voti. Ma non prevedo al momento un exploit dei verdi, per lo meno non nel caso si andasse a votare nei prossimi mesi. Prevedo invece una maggiore attenzione dei partiti moderati e di sinistra per le tematiche ambientali.

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