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Ius Soli, come si spiega lo stop di Gentiloni

I numeri incerti al Senato e l'emergenza sbarchi. Così il premier rimanda all'autunno la discussione sulla legge a cui tanto teneva Matteo Renzi

Al termine di un estenuante braccio di ferro all'interno del governo (con i centristi sul piede di guerra), e sotto la pressione di un'emergenza sbarchi senza precedenti, la legge sullo ius soli non solo non viene blindata con la fiducia ma esce del tutto dall'agenda estiva del governo. Se ne riparlerà a settembre.

A volerlo è stato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che lo ha comunicato nella tarda serata di domenica 16 luglio. Uno schiaffo per il PD che tanto aveva puntato su questa norma e soprattutto per il suo segretario, Matteo Renzi, che ne stava facendo una battaglia di diritti da tempo.

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Perché il passo indietro

Gentiloni ha ribadito come pur trattandosi di una "legge giusta" non fosse questo il momento adatto per portarla in Parlamento: in Senato i numeri sono ancora incerti a causa delle forti tensioni soprattutto (ma non solo) con il centrodestra, inoltre l'emergenza sbarchi sta concentrando tutte le attenzioni del Paese e anche quelle del Governo prima della pausa estiva. 

Dunque, sostiene Gentiloni, non c'è né il tempo né ci sono i numeri per portare la legge al voto. L'impegno è approvarla in autunno.

Le reazioni politiche

Se Angelino Alfano ha plaudito alla decisione annunciando, infine, il sì di Ap alla legge quando si arriverà al voto dopo una "discussione più serena senza mescolare dibattito a emergenza", Mdp e Sinistra Italiana hanno attaccato a testa bassa l'archiviazione della legge, una scelta, a loro giudizio, frutto di una resa "alla destra" e ai "ricatti dei centristi". "Per noi - afferma Roberto Speranza, coordinatore di Mdp - lo ius soli è e resta una priorità. Ogni arretramento o rinvio è un errore. Soprattutto in questo momento. Nessun cedimento culturale alla propaganda della destra".

"Ancora una volta - gli fa eco il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni - a vincere sono le ragioni di una cultura ipocrita e regressiva. Noi continueremo a batterci perché venga approvata al più presto una legge di civiltà".

Canta vittoria il centrodestra che scende dalle barricate per esprimere "apprezzamento" nei confronti di Gentiloni. "Bagno di realismo di Gentiloni, sconfitta politica di Matteo Renzi", sentenzia Renato Brunetta capogruppo di Fi alla Camera.

Paolo Romani capogruppo Fi al Senato plaude alla "scelta capace di rasserenare il clima politico" e che "consentirà alle forze politiche un vero confronto sulle reali priorità ed emergenze del Paese". Anche la Lega, con il leader Matteo Salvini rivendica la "vittoria" per lo stop allo ius soli, e avverte: "Se ci riproveranno ci ritroveranno pronti".

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