Karadzic condannato a 40 anni per genocidio
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Karadzic condannato a 40 anni per genocidio

Il Tribunale dell'Aja ha condannato per genocidio l'ex leader dei serbi di Bosnia per il massacro di Srebrenica del 1995

Radovan Karadzic, l'ex leader politico della Repubblica Srpska di Bosnia, ed ex psichiatra della Stella Rossa di Belgrado, è stato assolto dall'accusa di genocidio per i massacri avvenuti in una serie di villaggi della Bosnia Erzegovina (Bratunac, Prijedor, Foca, Kljuc, Sanski Most, Vlasenica e Zvornik) durante il conflitto che disgregò la Jugoslavia, ma è stato condannato a 40 anni di carcere per genocidio in relazione a quello che è stato definito «il più feroce massacro in Europa dai tempi del nazismo»: la mattanza di Srebrenica, avvenuta l'11 luglio 1995, quando nel giro di pochi giorni - e sotto gli occhi indiffirenti dei caschi blu olandesi - furono uccisi oltre ottomila bosniaci musulmani - uomini, bambini e anziani - per mano del generale Ratko Mladic e delle «Tigri di Arkan», di fatto agli ordini della Repubblica Srpska, a sua volta collegata al regime di Milosevic. 


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La storia della lunga latitanza di Karadzic

Karadzic è stato condannato anche per crimini  contro l'umanità, omicidio e persecuzione in relazione al primo capo di imputazione, quello dei villaggi bosniaci, per l'assedio di Sarajevo, durato 44 mesi e e conclusosi con la morte di almeno 10 mila persone, per l'utilizzo di 284 caschi blu dell'Onu come scudi umani.  Latitante dal 1996 fino al luglio 2008, l'ex psichiatra fu arrestato nei pressi di Belgrado, dove si era nascosto con le mentite spoglie di Dottor Dabic, un guaritore dai poteri mistici che si era fatto crescere una lunga barba. All’inizio del processo, avviato nell’ottobre 2008, aveva cercato di minare il procedimento non presentandosi in aula, ma poi, dopo la nomina di un difensore di ufficio, ha ceduto e si è difeso da solo. La procura ha chiamato a deporre 337 testimoni, l’imputato 250. 

Srebrenica, 20 anni dopo

Matej Divizna/Getty Images
Cimitero memoriale di Potocari, Srebrenica, Bosnia-Erzegovina, 9 luglio 2015. Un gruppo di volontari trasporta una delle bare in attesa di sepoltura.

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Redazione Panorama