L'anno nuovo persiano a Kabul
Per le strade una fiumana di gente in festa. Non sembrava neanche una zona di guerra
Selene Biffi
Imprenditrice sociale, ho lanciato la mia prima startup, Youth Action for Change, a 22 anni con soli 150 Euro. Già consulente ONU, mi occupo ora di Plain Ink, startup a vocazione sociale che produce fumetti e storie interattive in Italia e Paesi in Via di Sviluppo. Al momento scrivo da Kabul, dove ho creato The Qessa Academy, la prima scuola per cantastorie.
Read MoreIn Afghanistan ieri si è celebrato Nawroz, l’anno nuovo persiano. Per le strade di Kabul, una fiumana di gente correva frettolosamente ad acquistare vestiti e gioielli, frutta secca e dolci da regalare a parenti e amici, come vuole la tradizione. Si faceva quasi fatica a credere che siamo in una zona di guerra.
L’ultimo Nawroz che ho celebrato io invece, tre anni fa, mi vedeva fare la valigia in fretta e furia per tornare in Italia, allo scadere del contratto ONU, e decidere di investire tutto quello che avevo nella creazione di Plain Ink. Una nuova organizzazione e un nuovo inizio, tanto personale quanto professionale.
Questa volta diversamente, mentre il Paese era indaffarato a celebrare l’arrivo di un altro anno, io era occupata a sistemare il tutto per l’apertura della scuola, prevista per domenica 24 marzo. Ancora con un sacco di cose da fare, e tra litigi continui con i padroni dell’edificio per rattoppare i muri della scuola e decine di tazze di thé verde tra un ministero e l’altro per ottenere i permessi necessari. Ma per la mia scuola, faccio questo e altro.
E nonostante le difficoltà, mi veniva quasi da ridere anche, certe volte. Io che non sono capace di comprare un mobile neanche all’IKEA e non saprei arredare nemmeno uno sgabuzzino, mi sono ritrovata a mettere la calce alle pareti, a dipingere – i muri color pesca davvero non facevano per me – cambiare la moquette, sistemare i vetri, sturare i bagni e pulire. L’esempio perfetto della legge del contrappasso, insomma.
Con i banchi nuovi, le pareti imbiancate di fresco e tutte le cose al loro posto però, direi che ora non mi vergogno più della catapecchia in cui sono finita, anzi. Anche gli inviti sono stati mandati, il rinfresco deciso e gli insegnanti hanno preparato i lori discorsi e le loro esibizioni.
Ci siamo dunque, e speriamo che questo sia solo l’inizio. L’inizio di una storia che ancora deve essere raccontata, quella di The Qessa Academy.