L’Ucraina, le truppe russe e la NATO sempre più vicina
L’Ucraina vuole l’adesione alla NATO, mentre l’Alleanza accusa Mosca dello sconfinamento di nuove truppe. La partita si fa sempre più rischiosa e la nuova Guerra Fredda è in pieno svolgimento
Lookout news
Mesi or sono, nell’aprile del 2014, commentammo la notizia secondo cui truppe russe erano state schierate al confine ucraino: sul sito dell’Allied Command Operation della NATO erano comparse immagini satellitari che identificavano avamposti russi nelle regioni confinanti l’Ucraina e mostravano truppe di Mosca ammassate ai confini in assetto da guerra, in un numero non inferiore alle 40mila unità.
Lo Stato Maggiore russo smentì categoricamente, affermando: “Questi scatti, che sono stati divulgati dalla NATO, mostrano unità delle Forze Armate russe del Distretto Militare del Sud, che nell’estate dello scorso anno stavano prendendo parte a varie esercitazioni, tra cui alcune vicino al confine ucraino”.
Oggi è accaduta la medesima cosa: Washington accusa la presenza di mille soldati russi in territorio ucraino, Mosca nega tutto con decisione. Obama minaccia, Putin getta acqua sul fuoco. È la dialettica della nuova Guerra Fredda, evidentemente, mentre tutto intorno la guerra civile non si arresta, anzi si deteriora e le vittime sono salite a 2.600 soltanto da aprile a oggi.
Se poche settimane fa Petro Poroshenko, presidente dell’Ucraina, parlava di “battaglia finale” stretta intorno a Donestsk, roccaforte dei ribelli cinta d’assedio dalle truppe dell’esercito di Kiev, oggi la situazione appare ben diversa: le milizie ribelli del Donbass hanno ripreso terreno e sventato il temuto assedio finale, tra l’altro catturando un numero di soldati che ormai supera le seicento unità.
Al momento, i teatri più caldi della guerra sono intorno al mare di Azov, tra lo strategico porto di Mariupol e la cittadina marittima di Novoazovsk, vicina al confine russo e appena conquistata dai ribelli. Sembra quasi che i ribelli intendano creare qui un corridoio di sicurezza tra la Crimea e il resto della Russia continentale. Il che presuppone una strategia precisa e ragionata da parte dei ribelli.
Le accuse NATO e l’imperturbabilità di Putin
La NATO adduce a Mosca la responsabilità di tutto ciò, accusa l’invio dei convogli umanitari da Mosca come sotterfugio del Cremlino per la fornitura di nuove armi ai ribelli e promette la militarizzazione dell’Alleanza lungo tutta l’ex area cuscinetto dell’Unione Sovietica, espandendo ancor più a Est la propria influenza e i propri arsenali bellici, dalla Polonia al Baltico all’Ucraina, appunto.
L’Alleanza Atlantica stima in oltre mille le truppe russe già operative in territorio ucraino e, se la notizia dovesse essere confermata, potrebbe autorizzare la NATO a prendere velocemente provvedimenti in tal senso. Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, sottolinea invece come ancora una volta “non ci siano prove, ma solo congetture” del fatto, stigmatizzato come “ridicolo”.
Il ministro si è dimostrato un abile uomo di governo per Mosca, al punto che molti lo preferirebbero allo stesso Vladimir Putin al comando della Russia. Anche se, a dire il vero, mese dopo mese la voce della diplomazia si affievolisce ed è invece la caratura dei leader politici a uscire sempre più fuori: molto appannata quella di Barack Obama, anche a causa della crisi siro-irachena, più autorevole quella di Vladimir Putin, imperturbabile e sicuro della propria strategia. Che tutto questo porti le parti in causa a una soluzione negoziata in breve tempo, però, è ormai una chimera.
Il commento dell’ambasciatore ucraino
L’Ambasciatore d’Ucraina in Italia, Yevhen Perelygin, commenta così l’attuale situazione: “L’Ucraina è de facto diventata il teatro di guerra tra l’Occidente e l’Oriente. Noi svolgiamo la guerra al posto dell’Occidente, mentre l’Occidente sta ignorando la realtà. La Russia conta che l’UE e la NATO non reagiranno nuovamente, pensa che si limiteranno a esprimere la loro preoccupazione in risposta all’invasione militare. Mosca desidera dimostrare a tutto il mondo l’impossibilità degli sforzi internazionali di reagire alle sue azioni, desidera dichiarare il fallimento dei piani dell’Occidente di costruire un efficace sistema di sicurezza. L’Ucraina utilizzerà tutte le misure per realizzare il suo diritto imprescindibile all’autodifesa, in conformità all’articolo 51 dello Statuto dell’ONU”.
Il governo di Kiev si è rivolto “a tutta la comunità democratica internazionale, sopratutto alla NATO, all’UE e ai propri partner strategici, per fornire al nostro Paese un aiuto efficace e stroncare l’aggressione russa”.
Questo appello non esprime solo la drammaticità di un momento storico cruciale per la storia di questo Paese, ma anticipa le prossime mosse di Kiev: la richiesta diretta per l’adesione alla NATO. A parlarne questa mattina è stato il premier ucraino in persona, Arsenij Yatsenyuk, che chiederà al Parlamento di mettere il Paese sul percorso verso l’adesione di Kiev a membro dell’Alleanza Atlantica.
Dunque, il dado è quasi tratto e la scelta di Kiev, se verrà confermata, mostra il vero oggetto della delicata partita tra Mosca e Washington: entrambe le superpotenze vogliono Kiev come proprio stretto alleato per frenare l’avversario e gestire i rubinetti d’Europa. Una eventuale adesione ucraina all’Alleanza Atlantica sarà il punto di non ritorno.