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La lezione sull'Islam di Angela Merkel

"È diventato parte della Germania", ha detto il cancelliere davanti al Bundestag: in una sola frase la dimostrazione di una vera leadership

L’Islam è diventato parte della Germania”, ha detto il cancelliere tedesco Angela Merkel davanti al Bundestag. E sapeva di esporsi alla immediata reazione del capogruppo dell’Afd, Alexander Gauland, che ha ribadito di non voler “dividere il mio Paese con un altro”.

La contrapposizione qui non poteva essere più netta, perché affonda le radici nel concetto stesso di nazione. La Merkel, ancora una volta, ha dimostrato di essere un leader. È leader infatti chi “guida” e non chi è “guidato” dalle correnti prevalenti della pubblica opinione.

Leader sì, populista no

Il populismo di per sé non sarebbe nulla di male, se non significasse l’abitudine di assecondare gli umori popolari e, quindi, alimentarli. Frau Merkel non è populista nel senso deteriore del termine, e certo è leader del suo popolo. Indica una strada, invece di imboccarne una solo per non esser spiazzata dell’orientamento presunto della maggioranza.

Va pur detto che questa posizione dei cristiano-democratici in Germania non è nuova. La Merkel interpreta un filone che a sua volta è maggioranza in Germania e nel suo partito, per quanto sottoposto all’attacco dei nuovi integralismi.

Una frase analoga dell’allora presidente tedesco Christian Wulff, nel discorso del ventesimo anniversario della riunificazione tedesca il 3 ottobre 2010, provocò molte polemiche: “Senza dubbio la tradizione cristiana e quella ebraica appartengono storicamente all’identità tedesca, ma nel frattempo anche l’Islam è entrato a farne parte”. Parole che proprio la Merkel riprese, nonostante tutto, anche nel 2015.

Del resto, uno studio recente della rivista Limes ha messo in evidenza come a fine 2015 il numero dei musulmani in Germania fosse valutato tra i 4,4 e i 4,7 milioni, ovvero fra il 5,4 e il 5,7 per cento degli 82,2 milioni di tedeschi.

Inoltre, mentre nel 2011 i musulmani di origine turca in Germania erano i due terzi del totale dei residenti musulmani, nel 2015 la percentuale era scesa a poco più della metà (il 50,6 per cento).

In particolare, i musulmani provenienti dal Medio Oriente sono diventati il secondo gruppo (al 17 per cento). Quando la Germania Occidentale nel 1961 aprì le frontiere per far entrare i lavoratori stranieri (i gastarbeiter), il tema dell’integrazione non era neppure presente, perché si pensava che quei lavoratori sarebbero poi tornati in patria. Invece sono rimasti. Sono nate le moschee. Oggi ci sono 2350 comunità musulmane.

Guardare avanti e guardare lontano

I problemi esistono, ovviamente. Le difficoltà di integrazione riguardano soprattutto i “turchi”, per il loro scarso livello di istruzione. Ma l’atteggiamento di apertura tedesco ha evitato che questo problema assumesse le dimensioni che ha invece assunto in Francia, dove interi quartieri metropolitani sono fuori controllo, banlieu spesso violente e integraliste, territori tabù per le stesse forze di polizia che non possono mettervi piede.

Essere leader significa guardare oltre la contingenza, per esempio essere consapevoli che l’emergenza terrorismo legata all’Isis e agli appelli online a cellule o singoli, sono fenomeni contingenti, mentre l’immigrazione (anche di musulmani) è un fenomeno strutturale che va “governato”.

I tedeschi di origine musulmana non sono “altri”, fanno parte della società tedesca e ne costituiscono un arricchimento, se la politica non alimenta le fratture invece di provocarle/aggravarle. I primi a soffrire l’immigrazione clandestina e le sacche di criminalità legate alla clandestinità sono proprio gli immigrati regolari e i “nuovi” cittadini.

Questi sono concetti di buon senso. Il leader non è necessariamente un focoso capopopolo. Esiste una leadership tranquilla, che intercetta gli umori della maggioranza silenziosa e in parte li orienta. Una lezione, quella della Merkel, che vale anche per noi.

Post Scriptum: Ma quanto è civile un Paese che per riservatezza non rileva la fede dei cittadini, al punto che il calcolo dei musulmani in Germania è solo il risultato di stime e non di censimenti?
 

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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