La resa di Francois Hollande
Il presidente francese ha annunciato che non si candiderà per il secondo mandato. Pronto a scendere in campo il premier Manuel Valls
Francois Hollande, a sorpresa, rinuncia a correre per un secondo mandato all'Eliseo, annunciando quello che mai nessun presidente della Quinta repubblica aveva fatto prima di lui. Non ricandidarsi.
Un mandato difficile, il suo, tutto in salita ma del quale si è detto orgoglioso in un toccante testamento politico in diretta tv. Intestardirsi "sarebbe stato rischioso", ha detto. Di fronte al Front National di Marine Le Pen e alla destra di Francois Fillon, la sinistra francese è totalmente scompaginata. Il primo ministro, Manuel Valls, è pronto a scendere in campo.
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Non aveva avvertito nessuno, soltanto qualche strettissimo collaboratore, poi Segolene Royal e i loro quattro figli. Troppo compromessa la situazione, troppo bassa la popolarità, che ha toccato il 4%, per poter sperare in una rimonta. Soprattutto, presentandosi a gennaio alle primarie della gauche, avrebbe corso il rischio di essere battuto. E come fermare Manuel Valls, il premier che non voleva tradirlo ma che non poteva continuare ad assistere impotente alla sconfitta annunciata. Prima dei 20 secondi più difficili, quelli della rinuncia, Hollande ha parlato per 10 minuti. Ma dal suo volto, soprattutto dalla sua voce, bassa, non rassegnata ma quasi rivolta più verso l'interno che verso gli ascoltatori, si capiva che l'Hollande deciso a non mollare non c'era più. Ha difeso a spada tratta le scelte economiche, "dall'inizio dell'anno la disoccupazione diminuisce", ha detto.
La stagione del terrorismo
E infatti non è stata la famosa scommessa sull'"inversione della curva della disoccupazione" a farlo desistere. Anche se ha ammesso di aver vinto questa battaglia "troppo tardi", praticamente soltanto nell'ultimo mese. Ha parlato del capitolo più terribile del suo mandato, il terrorismo: "abbiamo tenuto duro, ho preso i provvedimenti necessari, senza mai rimettere in discussione le nostre libertà". Un solo mea culpa, un'ammissione di responsabilità, "la scelta della legge sulla revoca della nazionalità" agli accusati di terrorismo. Doveva garantire "la coesione nazionale", e invece, ha riconosciuto, non ha fatto che spaccare la società.
La dispersione della sinistra
"Non mi rassegno alla dispersione della gauche - ha detto dopo aver elencato quelli che ha interpretato come successi del suo mandato - alla sua esplosione. Sono animato soltanto dall'interesse superiore del paese. Un paese che da quattro anni e mezzo ho servito con onestà. Oggi sono cosciente dei rischi che correremmo con una decisione, la mia che non convincerebbe abbastanza". Voce quasi irriconoscibile per l'annuncio di questa decisione "lungamente maturata", come l'ha definita. Ma Francois Hollande è apparso sereno, quasi sollevato da un passo difficilissimo, doloroso, ma che ormai appariva inevitabile.
Un salto nel vuoto
Adesso il presidente si è fatto da parte, la sinistra fa un balzo nell'ignoto ma per provare a non farsi schiacciare da destra ed estrema destra, bisognerà ricostruire in poco tempo un consenso. Probabilmente attorno a Manuel Valls, che si candiderà nelle prossime ore ma che sa di portare sulle spalle un fardello: era nei giovani della comunicazione di Lionel Jospin quando, nel 2002, l'allora premier socialista che decise di candidarsi e rimanere in carica. Si sa come finì quell'avventura. E Valls, probabilmente, non seguirà le sue orme. Si dimetterà e si dedicherà alla campagna elettorale, rischiando tutto. La strada percorsa insieme, fra mille difficoltà, con Francois Hollande, si è interrotta definitivamente. (ANSA)