La sfida di Zingaretti per tornare al Pd di tutti
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
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La sfida di Zingaretti per tornare al Pd di tutti

Il manifesto di Zingaretti: chiudere con il renzismo e aprire a tutte le forze di sinistra la costruzione di un fronte contro Di Maio e Salvini

"Stop all’egocrazia" sono le parole d'ordine della kermesse organizzata da Nicola Zingaretti.

Basta i personalismi che sfasciano le comunità, dice, e mentre parla non si capisce se il destinatario sia solo Matteo Renzi, che non viene mai menzionato nei giorni della reunion zingarettiana, o anche Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

Di certo nelle poltrone allestite nell’ex dogana di Roma si vedono ex renziani di ferro come Roberta Pinotti, Monica Cirinnà, Paola De Micheli e persino Giuliano Poletti da mesi scomparso dai radar, segno che il fronte antirenziano si sta allargando anche dentro al partito.

Una piazza inclusiva

Il luogo dell’ascolto voluto da Nicola Zingaretti si chiama Piazza Grande da contrapporre ai caminetti, alle stanze chiuse, agli uffici dei leader che in questi anni hanno ridotto il partito al comitato elettorale dell’uomo solo al comando, portando il Pd al 18 per cento.

L’evento del presidente della Regione Lazio si tiene una settimana prima della nona edizione della Leopolda, dove sono previsti oltre ai soliti tavoli di lavoro anche le testimonianze di amministratori locali e la contromanovra finanziaria che Matteo Renzi ha annunciato in un’intervista al Corriere della Sera. Questa edizione ribattezzata "la prova del 9" è la prima della fase discendente di quel gruppo di giovani toscani che dopo aver scalato il partito ha conquistato Palazzo Chigi. C'è chi anticipa che in questa edizione della Leopolda prenderà il via la fase costituente del partito di Matteo Renzi. 

Dopo 11 anni il PD torni ad essere federatore

Nell’undicesimo anniversario della Fondazione del Pd, c’è chi sogna, come Zingaretti, di tornare a un centrosinistra allargato, a quella che Gentiloni nel suo intervento ha chiamato un’"alleanza alternativa" da contrapporre al clima di odio che si sta spargendo per il Paese.

La sfida di Piazza Grande non è tanto quella di restaurare il PD ma di compiere, finalmente, quel progetto federatore per il quale era nato, ma che l'eccessivo personalismo di Matteo Renzi ha finito per spaccare tutto, mettendo alla porta molti dei suoi pezzi da novanta, costringendo così il Pd a un isolamento "fatale" nella geopolitica nostrana.

Superare il renzismo

Chi sogna un Pd con la schiena dritta e soprattutto perno delle forze di sinistra, sogna un Pd senza Renzi. Così intorno alla figura di Zingaretti, tornano a farsi vedere alcuni personaggi della sinistra italiana come Marco Furfaro, Massimiliano Smeriglio, Monica Cerutti, ma anche i rappresentanti di Sant’Egidio che qualche giorno fa insieme a Paolo Gentiloni hanno dato vita a un nuovo soggetto politico, "democrazia solidale".

Insomma, l’ex premier porta in dote al governatore del Lazio un pacchetto di consensi del mondo cattolico e delle periferie. Un sostegno che marca ulteriormente la distanza con Matteo Renzi in un momento drammatico per il Paese in cui è necessario "cambiare strada" prima che sia troppo tardi.

Più Europa contro i sovranisti

Di fronte al Pd c’è il congresso, ma anche le elezioni europee che già si preannunciano un flop.

Ma con lo sguardo che va oltre il congresso, Piazza Grande diventa anche il luogo per riaffermare il ruolo della Ue, messa costantemente sotto attacco da Salvini e Di Maio. Perché il nostro governo gialloverde è diventato il capofila di tutte quelle forze nazionaliste che vorrebbero rimettere in discussione i poteri di Bruxelles e che stanno crescendo a macchia d'olio in tutti gli stati Ue.

Una rete di reciprocità contro l'odio

Così se a Berlino domenica sono scese in piazza 240 mila persone contro l'odio, il razzismo e a favore delle persone rifugiate, dall’ex dogana di Roma, un monito è arrivato direttamente da Bernice King, figlia di Martin Luther King che dal palco ha scandito un messaggio "per poter realizzare queste libertà abbiamo bisogno di leader e persone che comprendano come in questo mondo siamo tutti collegati e abbiamo bisogno di coltivare i rapporti fra di noi. Mio padre ha espresso questo concetto dicendo che noi siamo parte di una rete di reciprocità, uniti in una unica trama e quello che faccio io incide su altri soggetti. Non posso essere tutti, ma devo essere quello che devo essere e voi cittadini italiani potete essere voi stessi solo se io faccio altrettanto. Quindi, come leader promotori della non violenza è chiaro che qualunque sia il luogo di origine. Non possiamo mai considerare qualcuno come un estraneo, dobbiamo considerare tutti come parte della famiglia dell’umanità, fare in modo che tutti possano vivere in salute, benessere e pace".

Una rete di reciprocità proprio quello che serve al Pd. Proprio quello a cui sta lavorando Nicola Zingaretti.

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Sara Dellabella