La storia dell'Itavia: Ustica e gli altri disastri (1958-1981)
La compagnia, nata come alternativa al monopolio Alitalia, fu tormentata da una serie di incidenti nei 20 anni prima di Ustica. In un libro la sua epopea
La fonte principale di questo articolo è il volume di Nicola Pedde "Itavia-Storia della più dicussa compagnia aerea italiana" che potete scaricare a questo LINK
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Il 13 ottobre 1958 un gruppo di investitori privati rappresentati dal principe partenopeo Giovanni Battista Caracciolo dava vita alla compagnia aerea "Itavia", vettore che avrebbe dovuto colmare le rotte non ancora coperte dalla compagnia di bandiera Alitalia.
Il primo collegamento, nel 1959, fu tra l'aeroporto di Roma Urbe e Pescara con un piccolo bimotore De Havilland DH-104, a cui si affiancarono a breve i più capienti DH-114 "Heron".
Nei primi due anni di attività si aggiunsero nuove rotte come Ancona, Genova e altri aeroporti minori.
A due anni esatti dalla fondazione della società, il primo gravissimo incidente.
Monte Capanne, Isola d'Elba. 14 ottobre 1960. Volo Roma-Genova. De Havilland DH-114 "Heron" I-AOMU
Il bimotore decollò da Roma Urbe con il maltempo, che peggiorò durante il volo. Il pilota decise di scendere di quota per trovare riferimenti visivi migliori. Non si accorse di essere molto vicino all'Isola d'Elba e alle 15:50 impattava contro il massiccio del Monte Capanne in località La Tabella. Muoiono i 4 membri dell'equipaggio e i 7 passeggeri. Si scoprirà da indagini successive che il pilota operava senza l'abilitazione al volo strumentale.
L'incidente causa la sospensione temporanea delle attività di volo di Itavia, con conseguente radiazione dei DH-114 sostituiti con vecchi Douglas DC-3, obsoleti ma più robusti del bimotore britannico.
Le attività e nuove rotte riprendono nel 1961, ma ancora una volta due anni dopo un nuovo incidente.
Monte Serra Alta, Sora (Frosinone) 30 marzo 1963. Volo Pescara-Roma. Douglas DC-3 (C-47) I-TAVI
Per la seconda volta a 3 anni di distanza dalla sciagura dell'Isola d'Elba è ancora il maltempo a imperversare ed ancora una volta alla base dell'incidente un errore del pilota. Nella bufera, l'aereo in fase di avvicinamento comunica alla torre di Ciampino una posizione errata e richiede di scendere di quota per il volo a vista. Autorizzato, il pilota scambia le luci delle case per quelle della pista. Impatta con un ala contro la cima del Monte Serra Alta disintegrandosi. I morti sono 11 (8 passeggeri e 3 membri dell'equipaggio).
La seconda sospensione della licenza provoca l'uscita del principe Caracciolo dalla compagine societaria nell'aprile 1965.
La nuova fase della vita della compagnia dura dal 1965 al 1979, sotto la presidenza dell'imprenditore anconetano Aldo Davanzali. I nuovi obbiettivi sono l'ampliamento delle rotte, l'attività charter e l'accesso alla Cassa del Mezzogiorno per una rete di convenzioni con l'industria locale quale vettore. Mentre Davanzali procede nell'attività di lobbying presso il Governo, Itavia aggiunge a Ciampino il nuovo hub di Bologna. In questo periodo Itavia passa alla propulsione a reazione con l'acquisto dei Fokker F-28 e in seguito ai Douglas DC-9 in dotazione anche ad Alitalia e Ati.
Durante la fase di massima espansione, avvenne un altro disastro.
Aeroporto di Torino-Caselle. 1° gennaio 1974. Volo Bologna-Torino. Fokker F-28 I-TIDE
Il Fokker era in fase d'atterraggio assistito dai radar per la forte nebbia sulla pista. Anche in questo caso la responsabilità fu dei piloti, che esclusero l'altimetro per volare a vista. Dapprima il bireattore urtò la cima di alcuni alberi, poi il tetto di un capannone perdendo l'ala sinistra. Nell'impatto con il terreno l'aereo si rovesciava finendo la sua corsa contro una casa. Muoiono in 41. I superstiti sono un membro dell'equipaggio e 4 passeggeri.
Passa poco più di un anno dalla sciagura di Torino che nuovamente L'Itavia riempie nuovamente le prime pagine dei giornali.
Aeroporto di Bergamo-Orio al Serio. 9 aprile 1975. Volo Bergamo-Roma. Fokker F-28 I-TIDA
In fase di decollo il Fokker perde potenza ed entra in stallo. Ripiombando al suolo distrugge il carrello anteriore fermandosi 200 metri oltre la pista. Per fortuna non vi fu nessuna vittima, ma solo la radiazione dell'aereo.
Inizia la fase di crisi per la compagnia, aggravata dal mancato sostegno della politica a Davanzali e dalla crisi petrolifera. Nel frattempo, la flotta era diventata obsoleta. Gli ultimi due anni di Itavia saranno funestati dal dissesto finanziario e dallo scarsissimo spazio dato alle compagnie private da parte della compagnia di Stato Alitalia. L'ultima, e più tristemente famosa tragedia del vettore di Davanzali è alle porte.
Cielo dell'isola di Ustica (Palermo). 27 giugno 1980. Volo Bologna-Palermo. Douglas DC-9 I-TIGI
Il jet decollava da Bologna alle 20:08 sotto un temporale. Giunto a 25 km a NE dell'Isola di Ustica scompariva dai radar dopo essere esploso ad una quota di 24.000 piedi. Forse colpito da un missile, forse da una bomba. I morti sono 81 (77 passeggeri e 4 membri dell'equipaggio).
La strage di Ustica gettò definitivamente un'ombra sulla reputazione di Itavia, che fu accusata di mala gestione dai media e dall'opinione pubblica. Pochi mesi dopo il disastro del 27 giugno 1980 la compagnia sospendeva le attività, con la revoca della licenza da parte del Ministero dei Trasporti nel gennaio 1981.
Itavia non è mai fallita ufficialmente. Esiste un curatore che da 37 anni attende l'esito delle indagini sulla strage di Ustica per eventuali risarcimenti.