Le dimissioni del giudice moderato della Corte Suprema cambiano gli Usa
Il ritiro di Anthony M. Kennedy rimette in discussione i diritti degli omosessuali, l'aborto e rischia di rilanciare l'applicazione della pena di morte
Il moderato giudice 81enne della Corte SupremaAnthony M. Kennedy annuncia il suo ritiro per l’estate 2018 e per il futuro della società statunitense si profilano tempi durissimi con uno sbilanciamento a destra portato dal presidente Donald Trump che ha così la possibilità, con il pensionamento anticipato di Kennedy, di rimettere in discussione argomenti come i diritti degli omosessuali, l'aborto o la pena di morte.
La nomina spetta al presidente
La sostituzione di Kennedy dunque ha un peso per la giustizia conservatrice. L’ex giudice (in realtà la sua sostituzione avverrà a novembre) lascia una poltrona vacante che a sua volta concede a Trump carta bianca su questioni sociali in cui lo stesso Kennedy si era schierato in modo liberal, come per esempio riguardo all’interruzione della gravidanza.
Centro ideologico della Corte Suprema, come sostiene il New York Times, l’anziano giudice era l’ago della bilancia tra conservatori e liberal. Voluto, nel 1988 da Ronald Reagan, Kennedy ha sempre mantenuto un aspetto chiave nelle decisioni offrendo il suo “swing vote” a una parte o all’altra degli schieramenti politici. In oltre 40 anni di carriera aveva preso una posizione decisa a favore dei conservatori per la “Citizen United” e i finanziamenti liberi alla politica, come sul diritto di portare un’arma da fuoco abolendo il bando che le bloccava a Washington D.C. Ma aveva anche difeso il diritto all’aborto, limitato le condanne a morte e difeso i gay. Ora, con le sue dimissioni, si apre un nuovo scenario in cui un giurista più conservatore avrà l'opportunità di bloccare le future decisioni dei candidati democratici.
I papabili per Trump
I repubblicani che controllano entrambe le metà del Congresso non alzeranno un dito contro Trump, anzi, appoggeranno pienamente ogni sua mossa visto che il presidente andrà a realizzare ciò che gli stessi repubblicani sognano da tutta la vita.
Dalla lista dei potenziali candidati alla Corte Suprema di Trump emergono 12 democratici (collocati su uno specchietto chiamato "Judicial Common Space" e pubblicato da Axios) che sarebbero stati scelti direttamente dal presidente. Questi sono: F. Moreno, C. Canady, W. Pryor, D. Sykes, S. Colloton, M. Lee, R. Gruender, M. Ryan, T. Tymkovich, R. Kethledge, A. Thapar, T. Hardiman. Per ognuno di loro la posta in gioco è alta. Le sentenze del prossimo giudice, soprattutto se sarà abbastanza giovane, avranno la possibilità di dare un’altra forma alla società americana riconoscendo diritti e libertà oppure mettendosi di traverso e bloccandoli. Soprattutto perché l’autorità di un giudice della Corte Costituzionale, visto che viene nominato a vita, è paradossalmente ma concretamente superiore a quella del presidente degli Stati Uniti.