Las Vegas, le indagini sulla strage: cosa si sa finora - FOTO della stanza del killer
Stephen Paddock aveva nascosto delle videocamere fuori dalla sua camera d'albergo. Ha sparato per 10 minuti. Aveva modificato 12 armi per trasformarle in automatiche e poter aprir fuoco a ritmo più veloce
La polizia ha ancora tante domande senza risposta, sui motivi che hanno spinto il 64enne Stephen Paddock a commettere il massacro di Las Vegas, la più grande strage da armi da fuoco degli Stati Uniti, superiore per numero di vittime (59 morti e più di 500 feriti) a quella di Orlando del 2016.
Le indagini stanno però cominciando a sommare informazioni e dettagli sulle modalità di esecuzione. Ecco cosa si sa finora.
Quante armi aveva il killer di Las Vegas
Secondo gli inquirenti, Stephen Paddock, che la sera di domenica 1° ottobre 2017 ha sparato dal 32° piano dell'hotel Mandalay Bay sulle migliaia di persone che assistevano a un concerto di musica country, il Route 91 Harvest Festival, e poi si è suicidato, aveva modificato 12 delle sue armi per trasformarle in automatiche. Le ha manomesso con un dispositivo, chiamato "bump stock", che consentiva di sparare come fossero automatiche. Così facendo ha potuto aprire il fuoco a un ritmo più veloce.
Ha sparato per 10 minuti, dalle 22.05 alle 22.15, mentre due minuti dopo i primi due agenti sono arrivati al 32° piano dell'hotel. Prima di entrare nella stanza, però, sono passati complessivamente 75 minuti per evacuare tutte le altre stanze e procedere con tutte le cautele del caso, dato che non si udivano più spari.
In tutto sono state recuperate 47 armi da fuoco in tre luoghi diversi, cioè all'hotel di Las Vegas da cui l'uomo ha sparato e in due sue abitazioni. Le armi erano state comprate in quattro Stati diversi.
La Cbs ha inoltre comunicato che Paddock stava accumulando il suo arsenale dal 1982. Ne acquistò 33 armi l'anno scorso.
Nella sua auto, parcheggiata nell'hotel, sono stati ritrovati 1.600 caricatori di munizioni e diversi contenitori di un esplosivo usato comunemente al tiro al bersaglio per un totale di oltre 22 kg. Una seconda auto relativa a Paddock, una Hyundai Tucson rossa, è stata trovata in una casa dell'autore del massacro a Reno, nello Stato del Nevada.
L'Isis ha rivendicato la responsabilità della strage ma l'Fbi per ora esclude qualsiasi legame di Paddock con gruppi jihadisti stranieri.
Paddock voleva fuggire
Secondo quanto comunicato dallo sceriffo della contea di Clark, Joseph Lombardo, Stephen Paddock intendeva sopravvivere e scappare. Non è stato però chiarito come avrebbe voluto farlo.
Paddock ha sparato 200 colpi d'arma da fuoco nel corridoio quando una guardia della sicurezza si è avvicinata alla sua stanza d'albergo. La stessa guardia, pur essendo rimasta ferita a una gamba, ha aiutato un gruppo di agenti a sgomberare le stanze al 32° piano, dove era entrato in azione Paddock.
Videocamere fuori dalla stanza d'albergo
Il killer di Las Vegas, pensionato bianco e americano, di Mesquite, Nevada, aveva organizzato la sanguinosa sparatoria nei dettagli: aveva nascosto delle videocamere fuori dalla sua stanza d'albergo, da dove ha sparato sulla folla, per controllare l'arrivo della polizia. Nessuna delle videocamere però ha registrato.
Alcuni media internazionali hanno diffuso le foto dell'interno della sua stanza dopo l'arrivo delle forze delle forze dell'ordine, dove si vedono diverse armi e munizioni sul pavimento, un corpo inerme e quello che potrebbe essere un biglietto scritto a mano.
Forse progettava una strage al Lollapalooza
Al Mandalay Bay Hotel, Paddock aveva chiesto una stanza a un piano alto, con vista sul concerto. Chiese la suite con due stanze al 32° piano quando arrivò giovedì 28 settembre, ma la stanza non era disponibile prima di sabato 30, quando vi si trasferì, gratuitamente, in quanto era considerato un buon cliente che puntava decine di migliaia di dollari al casinò.
Pochi giorni prima della strage, Paddock aveva anche tentato di prenotare una camera tramite Airbnb anche all'Ogden hotel di Las Vegas, con vista sul festival di musica alternativa "Life is beautiful", tenutosi il 22-24 settembre.
Ancor prima prenotò una stanza dall'1 agosto e un'altra dal 3, entrambe sino al 6 agosto, quando finisce il festival Lollapalooza, al quale quest'anno ha partecipato anche Sasha Obama, la figlia minore dell'ex presidente Usa. Chiese espressamente stanze con vista sul Grant Park di Chicago, che ospita l'evento e dal quale è difficile se non impossibile fuggire per la presenza di un fiume. L'assalitore comunque non fece mai il check-in.
La compagna del killer
Marilou Danley, compagna dell'assassino, dichiarata "persona di interesse" nell'inchiesta sulla sparatoria, non era negli Stati Uniti al momento della strage. È tornata negli Usa nella sera del 3 ottobre dalle Filippine, suo paese di origine dove si era recata di recente.
62 anni, la donna è sbarcata all'aeroporto internazionale di Los Angeles, in California, ed è stata accolta dagli agenti dell'Fbi. Ha detto che non aveva idea che l'uomo stesse "pianificando di commettere atti violenti contro qualcuno". Nella dichiarazione letta ai giornalisti dall'avvocato, la Danley ha dichiarato: "Lui non mi aveva mai detto nulla, né aveva mai fatto nulla, che potesse" esser interpretato come "un'avvisaglia del fatto che qualcosa di orrendo del genere sarebbe accaduto". Lo sceriffo Lombardo ritiene tuttavia che l'arsenale di armi, munizioni ed esplosivi rinvenuto difficilmente poteva esser stato messo insieme dal solo Paddock: "Bisogna supporre che abbia avuto qualche aiuto".
Nel mirino degli investigatori ci sarebbero in particolare le transazioni finanziarie di Stephen Paddock: i federali hanno parlato di un bonifico per migliaia di dollari eseguiti dal killer proprio verso le Filippine, anche se ancora non si conosce il beneficiario.