Le unioni civili spaccano il Partito democratico
Liste di proscrizione dei contrari al ddl Cirinnà. E Renzi, dopo aver visto i sondaggi, pensa a una mediazione
La battaglia parlamentare sulle unioni civili, che slittano in Aula al 28 gennaio, si annuncia infuocata.
Tra i contrari al ddl Cirinnà non ci sono solo i centristi di Angelino Alfano, i forzisti e la Lega, ma anche un bel pezzo di esponenti del Pd. Il M5S che inizialmente sembrava disposto a votare insieme alla maggioranza, oggi potrebbe aver cambiato idea.
Non tanto perché improvvisamente non sia più d'accordo a riconoscere pari diritti alle coppie etero e omosessuali, ma perché la guerra che si è scatenata intorno allo scandalo di Quarto è destinata ad avere contraccolpi anche in Parlamento.
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Per quanto riguarda i dem, sono almeno una quarantina quelli di area cattolica che chiedono lo stralcio dell'articolo 5, quello relativo alla stepchild adoption, ossia all'adozione del figlio biologico del partner. Lo scontro sta mettendo in fibrillazione, ancora una volta, tutto il partito con parte della base che diffonde sui social network liste di proscrizione con i nomi di chi è contrario e la minaccia di ricordarsi di loro a tempo debito e l'appello a cacciare chi “nega i diritti ai bambini, chi odia i bambini”.
Non è un bel segnale. Nel senso che, al di là di come la si pensi, quando in ballo ci sono questioni tanto delicate, a maggior ragione se riguardano i minori, sarebbe preferibile e altamente raccomandabile che chiunque si astenesse da eccessi linguistici e dal lanciare fatwe ad personam.
Anche se l'Italia è colpevolmente in ritardo rispetto agli altri paesi europei e il riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali è un imperativo che il governo non può permettersi di ignorare, è anche vero che il testo del ddl Cirinnà presenta, oggettivamente, delle contraddizioni. Se approvato accadrebbe infatti che una coppia di conviventi etero non potrebbero adottare un bambino mentre sarebbe permesso a una coppia gay.
In questo senso è ancora sicuramente migliorabile ed è possibile che alla fine Matteo Renzi, bravissimo a fiutare dove soffia il vento della convenienza politica, rinuncerà ad andare fino in fondo senza rimetterci mano in qualche modo. Se nel Paese reale la sensibilità nei confronti di un tema come questo sta cambiando nella direzione di una sempre maggiore apertura, è infatti possibile che per non spaccare ulteriormente il suo partito ed evitare altri scossoni alla maggioranza che regge il suo governo, si convinca che impuntarsi sulla stepchild adoption, che i cattolici dem chiedono di trasformare in affido rafforzato, sarebbe oggi troppo rischioso.
Anche perché combattere a spada tratta su troppi fronti rischia di indebolirlo eccessivamente e in ballo ci sono già le elezioni amministrative di giugno e il referendum costituzionale su cui il premier ha deciso di puntare tutto. Meglio quindi procedere con i piedi di piombo. Cautela è la parola d'ordine a Palazzo Chigi in queste ore. Matteo Renzi vuole probabilmente aspettare di vedere quanto seguito avrà il “Family day” convocato a Roma per fine gennaio. Per lui è fondamentale avere la certezza che, qualora dovesse decidere di procedere senza indugi su tale provvedimento, il popolo sarà dalla sua parte.
Il vero assillo che oggi gli impedisce di andare avanti consiste infatti nel calcolo di quanti elettori perderebbe il Pd facendo o non facendo questa legge. Intimamente egli è convinto che le unioni civili servano all'Italia per modernizzarsi e mettersi al passo degli altri, eppure non gli basta. Anche perché, forse, non ha ancora trovato la narrazione giusta per convincere quella parte del Paese ancora poco propensa a compiere questo passo.
Intanto, per cercare di trovare un'intesa interna al partito, nei prossimi giorni il gruppo del Senato si ritroverà a discuterne intorno a un tavolo. Sembra che quella che fino a qualche giorno fa era considerata una strada impraticabile soprattutto per ragioni di dubbia costituzionalità, ossia l'adozione ristretta, possa invece rappresentare una soluzione accettabile per quasi tutti. Ma non è detto.
Ncd ha colto al balzo la palla delle lacerazioni interne al Pd tornando a fare la voce grossa contro l'intero provvedimento e Silvio Berlusconi, non affatto contrario al riconoscimento delle unioni civili, ha fatto sapere che il ddl, così come è stato scritto, non va bene e che pertanto Forza Italia voterà contro insieme a Lega e Fratelli d'Italia. Dall'altra parte c'è invece chi, come Sel, ha minacciato di fare altrettanto se il testo arriverà in aula stravolto.
Alla fine, comunque, sarà con ogni probabilità concesso il voto di coscienza. Ma visto che sarà anche segreto, le incognite su come potrà andare a finire restano tutte. Non è detto, infatti, che alla fine i senatori voteranno proprio in coscienza e che, piuttosto, prevalga in loro l'interesse. Non necessariamente coincidente con quello dei bambini.