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L'effetto #metoo sulla politica americana

Ecco come, dopo il riconoscimento mediatico di Time, il movimento contro le molestie sulle donne marcia verso la consacrazione alle elezioni di Midterm

Il vero vincitore del recente voto in Alabama per il Senato non è stato il democratico Doug Jones. Così come, lo sconfitto non è stato il suo avversario Roy Moore.

Vittoriose, in Alabama, sono state le donne attraverso il movimento #MeToo, e chi ha perso davvero in quella votazione è stato Donald Trump, colpevole di non aver fatto nulla per preferire al politico accusato di aver molestato ragazze minorenni un altro candidato. Una donna, magari.

Con questa affermazione, il movimento, anzi la mobilitazione femminile partita il 21 di gennaio, cioè il giorno dopo l’insediamento del nuovo presidente, marcia dritto proprio in direzione del suo Studio Ovale. E Trump dovrà presto rispondere sul tema delle molestie alle donne, da cui lui stesso non è immune, e che finora ha affidato perlopiù a rispose scherzose e a tentativi di minimizzazione.

Effetti a breve termine

Dopo quella mediatica del riconoscimento di Time, #metoo festeggia, dunque, il suo primo successo politico, che ha del clamoroso se si considera che l’Alabama è ininterrottamente repubblicano da 25 anni e che nelle elezioni di quattro anni fa si aggiudicò il 63 per cento dei voti.

Per capire se si tratta di un risultato capace di produrre veri effetti e se invece tutto ciò debba essere archiviato nel cassetto dei casi isolati bisognerà attendere fino alle elezioni di Midterm, quando il voto rivelerà - come ha scritto il New York Times - se è stato “il primo vero segnale di ripudio del presidente, preludio di un ripudio più ampio”.

C’è intanto chi, come il Rutgers University’s Venter for American Women and Politcs ha già cominciato a misurare il fenomeno, compilando la lista delle potenziali candidate all’importante tornata elettorale che si terrà nel novembre dell’anno prossimo.

Ad oggi, l’elenco cmprende 416 nomi, oltre cento in più delle elezioni 2016. Un record

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Luciano Lombardi