Ma la Lega di Matteo Salvini è ancora la Lega?
Dai cartelli fascisti agli attacchi al liberismo; dalle citazioni "colte" al "patriottismo", il comizio di Roma mostra come il partito abbia cambiato pelle
Interessante seguire la manifestazione di Salvini in piazza del Popolo. Una piazza abbastanza gremita ma soprattutto significativa. Significativa perché rappresenta bene come la Lega stia cambiando pelle.
Cosa resta della vecchia Lega
Dello stile vecchia Lega rimane la tendenza al tono e al linguaggio “poco oxfordiano” (Salvini gigioneggia con la piazza sul tema “Renzi Renzi vaffan….). Rimane anche un presentatore esagitato che sembra il figlio illegittimo nato da un poco casto connubio fra Mike Bongiorno (“un bell’applauso!”) e di Vanna Marchi (Matteoooo Salviniiiiii!!!! Più forteeee!!!!). Rimane, sul palco, Borghezio, unico in giacca e cravatta, ovviamente verde, come ai bei tempi.
Il nuovo: dagli slogan fascisti all'attacco al liberismo
Ma per il resto ha proprio cambiato pelle. La Lega che un tempo era orgogliosa del suo antifascismo, con Bossi che invitava a “cercare i fascisti casa per casa”, oggi ospita manifesti che inneggiano a Salvini con il saluto romano.
La Lega - che dai pratoni di Pontida si è trasferita sulle alture del Pincio - espone cartelli su Berlusconi finito, nei quali proclama con orgoglio “meglio soli”, ma è pronta ad applaudire interventi quantomeno eterogenei, dalla coraggiosa ex deputata marocchina Souad Sbai, che da sempre si batte per i diritti delle donne islamiche e che difende gli immigrati regolari, fino ad un esponente di “Sovranità” (sigla misteriosa “gemmata” da Casa Pound), e a Giorgia Meloni che esalta la Patria con l’accento delle periferie romane.
Applaude anche il messaggio audio-video di Marine Le Pen, si distingue dagli altri interventi per i toni misurati, da statista, ma anche per gli attacchi (anch’essi estranei alla tradizione leghista) al liberismo e all’economia di mercato.
E poi, finalmente, Salvini, a ruota libera.
Salvini: citazioni, appello alla cultura di destra, "patriottismo"
Un discorso, il suo, ruspante come d’obbligo, ma anche pieno di citazioni (altra novità: Bossi a memoria d’uomo non ha mai citato neanche Topolino).
Matteo Salvini e la Lega a Roma - LE FOTO
Citazioni a tutto campo: alcune probabilmente oscure per la piazza (Alekos Panagulis, il Genocidio Armeno) altre che spaziano senza esitazione nel Pantheon della sinistra, come Don Milani, richiamato ben due volte, e persino della Democrazia Cristiana (Don Sturzo e il suo appello ai “liberi e forti”)
Un Salvini ecologista, che ricorda la tragedia del Vajont, e persino politicamente corretto, visto che usa regolarmente la parola “rom” e non dice mai “zingari”.
Un Salvini che fa appello, altra novità per la Lega, al mondo dell’arte e della cultura, invitato a “tirare fuori le p…” (tipica esortazione destinata a far breccia fra gli intellettuali più raffinati) e che – già che c’è – attacca la RAI, dove dovrebbe “lavorare chi ha merito, ma forse questo è chiedere troppo” (speriamo per lui che questa imprudente frase non abbia conseguenze sulla sua pace domestica, se davvero il leader leghista è sentimentalmente legato a una nota conduttrice RAI).
Ma soprattutto – udite udite - un Salvini patriottico. Dall’indipendenza della Padania, è passato all’omaggio agli eroi del 1915 e si spinge a citare l’inno del Piave (“non passi lo straniero”). E sulla piazza sventolano molti tricolori, uno con lo stemma della Monarchia.
Dimenticato l’antico slogan “Roma ladrona, la Lega non perdona”, il Segretario della Lega chiude il suo comizio gridando “grazie Roma!”, come Antonello Venditti. Mentre la folla applaude, uno sparuto gruppo di giovani padani tenta di intonare lo slogan “Padania libera”. Nessuno gli va dietro. Forse avranno pensato di aver sbagliato comizio.