Libia: chi sostiene (e chi no) il governo di unità
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Libia: chi sostiene (e chi no) il governo di unità

Un quadro degli ultimi aggiornamenti dallo sbarco a Tripoli del nuovo primo ministro a oggi: la situazioine è sempre più ingarbugliata

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A Tripoli prosegue il complesso processo di insediamento del governo di unità nazionale guidato dal premier Faiez Serraj. Il primo ministro designato dalle Nazioni Unite ha ottenuto in questi ultimi giorni l’importante sostegno oltre che di varie municipalità della Tripolitania anche dei due più importanti enti economici del Paese, vale a dire la Banca Centrale libica (CBL) e la National Oil Corporation (NOC). La strada che separa Serraj dall’effettiva assunzione dell’incarico resta però ancora disseminata di insidie, come dimostrano le ultime dichiarazioni di Khalifa Ghwell, primo ministro del governo islamista di Tripoli (denominato governo di “Salvezza Nazionale”), il quale da Misurata ha fatto sapere che non intende cedere il suo potere al nuovo esecutivo. La situazione libica è in continua evoluzione. Ecco un quadro degli ultimi aggiornamenti dal 30 marzo scorso, giorno dello sbarco a Tripoli di Serraj e dei membri del Consiglio di presidenza, a oggi.

Chi sostiene il nuovo governo di unità nazionale?

Il premier Serraj ha finora ottenuto il sostegno dei rappresentanti di buona parte delle municipalità della Tripolitania (tra queste Sabratha, Zultan, Rigdaleen, Al-Jmail, Zuwarah, Ajilat, Sorman e Zawia) che fino alla scorsa settimana hanno seguito le direttive del governo islamista di Tripoli.

 Il 2 aprile la Banca Centrale libica (CBL) e la National Oil Corporation (NOC) hanno diramato un comunicato nel quale hanno dichiarato di riconoscere il nuovo governo e di voler collaborare con Serraj per “superare le divisioni” e “ripristinare le attività economiche nazionali, a partire dalla produzione ed esportazione petrolifera”. Entrambi gli enti sono rimasti neutrali sin dall’inizio del conflitto nel 2011 e hanno operato indipendentemente dalle due amministrazioni rivali sorte dopo le elezioni del 2014 nonostante la creazione di uffici paralleli in Tripolitania e Cirenaica.


Il 5 aprile a Serraj è arrivato anche il sostegno da parte del Congresso Nazionale Generale (CNG, il parlamento di tripoli non riconosciuto dalla comunità internazionale), che ha annunciato il suo scioglimento per favorire l’assunzione delle funzioni governative da parte del nuovo governo. Il CNG ha approvato formalmente l’accordo politico mediato dall’ONU ricostituendosi sotto la denominazione di “Consiglio di Stato”. A darne comunicazione è stato il vice-presidente del CNG, Saleh Makhzoum, il quale ha assunto il controllo del parlamento sostituendo il presidente Nouri Abu Sahmain, fuggito nella sua città natale di Zuwara. Secondo il vice-presidente Makhzoum sono circa 90 i deputati a favore del nuovo governo. Presidente ad interim del Consiglio di Stato è stato eletto Abdulrahman Shater in quanto membro più anziano del CNG. Già nei prossimi giorni dovrebbe tenersi l’elezione per la nomina di un nuovo presidente.

Anche l’ex leader separatista Ibrahim Jadhran, capo delle Guardie degli Impianti Petroliferi, è pronto a schierarsi a favore del governo di Serraj. La Guardia degli Impianti Petroliferi, con base ad Ajdabia, rappresenta un alleato importante per il nuovo governo tenuto conto del fatto che sinora questa istituzione militare ha garantito la protezione degli impianti e dei terminal petroliferi.

Chi è contro il governo Serraj?
All’arrivo di Serraj a Tripoli il primo ministro del governo tripolino Khalifa Ghwell ha prima lasciato la capitale riparando a Misurata e, successivamente, ha dichiarato che non cederà il potere invitando i ministri del suo esecutivo a non dimettersi. Anche il presidente del parlamento di Tripoli (CNG), Nouri Abu Sahmain, si è ritirato nella sua città natale di Zuwara dopo lo sbarco nella capitale della delegazione del nuovo esecutivo. Sempre per quanto riguarda Tripoli, il Gran Mufti Sheikh Sadeq Al-Ghariani ha per il momento deciso di non incontrare Serraj.

Resta da chiarire la posizione della Camera dei Rappresentanti di Tobruk, che ha mandato un messaggio al premier Serraj chiedendo di rispettare il ruolo del parlamento finora riconosciuto dalla comunità internazionale. Il parlamento di Tobruk si è opposto in particolare alla ricostituzione del parlamento di Tripoli (CNG) in Consiglio di Stato, dichiarando che solo attraverso la sua approvazione poteva essere formalizzato questo passaggio. “Fintanto che il parlamento non riconosce il nuovo governo, nemmeno il Consiglio di Stato ha ragione di esistere”, ha affermato in proposito il vice-presidente della Camera dei Rappresentanti, Emhemed Shouaib.

 

Qual è la posizione della comunità internazionale?

L’Unione Europea ha imposto sanzioni a tre politici libici che continuano a opporsi alla mediazione dell’ONU e al riconoscimento del nuovo governo di unità nazionale. Si tratta dei presidenti dei due parlamenti rivali di Tripoli e Tobruk, Nouri Abusahmen e Agila Saleh, e del primo ministro del governo di Tripoli Khalifa al-Ghwell. Le sanzioni prevedono il congelamento di loro beni e l’imposizione del divieto di effettuare viaggi all’estero. Sempre dall’UE la Libia attende un pacchetto di aiuti da 100 milioni di euro promesso dall’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Federica Mogherini.

 

Tunisia, Italia e Turchia sono stati i primi Paesi ad annunciare formalmente l’intenzione di riaprire le proprie ambasciate in Libia dopo l’arrivo di Serraj a Tripoli. Ciò avverrà una volta che il governo di unità nazionale sarà operativo e nel momento in cui verranno accertate le misure di sicurezza minime per consentire l’invio di personale nella capitale.

 

Qual è il ruolo del generale Khalifa Haftar?
Il 3 aprile si sono riuniti nel quartier generale di El Marj, in Cirenaica, i comandanti delle brigate militari al servizio del generale Khalifa Haftar per fare il punto sull’insediamento di Serraj a Tripoli. Secondo fonti da confermare sarebbero stati presenti all’incontro il generale Saqr Geroushi e il colonnello Wanis Bukhamada, il Colonnello Idris Madi, comandante della Camera delle Operazioni occidentale dell’esercito nazionale, il Generale Abdussalam Al-Hassi, comandante delle operazioni a Bengasi, diversi leader di milizie di Zintan. Sempre il 3 aprile Haftar avrebbe incontrato anche il presidente del parlamento di Torbuk, Aguila Saleh, il quale si sarebbe assicurato il sostegno delle varie unità militari dell’esercito nazionale – finora al servizio di Tobruk – fino a quando la Camera dei Rappresentanti non riconoscerà il nuovo governo Serraj.

Quali sono state le prime mosse del governo Serraj?
Il 3 aprile il premier Serraj ha presentato il proprio programma di governo. Un piano di 8 punti che dovranno essere messi in atto entro il prossimo anno e che include: riconciliazione nazionale; partecipazione e inclusione politico-sociale; sicurezza; giustizia sociale; ricostruzione e riforma delle istituzioni libiche; sviluppo economico; tutela della sovranità statale; rafforzamento delle relazioni estere e della cooperazione internazionale.

 

Il 4 aprile il Consiglio presidenziale del governo del premier Serraj, dopo un incontro con i principali referenti economici della Libia, ha emesso un decreto (n. 7) attraverso cui sono stati congelati tutti i conti bancari di Stato eccetto quelli per il pagamento dei salari pubblici che vengono erogati dalla Banca Centrale libica. Questa misura segue la formazione di un comitato finanziario (stabilito con il decreto n.6) incaricato di occuparsi degli affari finanziari ed economici nazionali fino all’approvazione da parte del ministro delle Finanze del parlamento di Tobruk. Secondo diversi esperti, il fatto che la Banca Centrale libica e il fondo sovrano libico hanno deciso di rispondere al nuovo governo potrebbe essere l’unica speranza di riconciliazione del Paese.

 “Poter aprire e chiudere il rubinetto della re-distribuzione della rendita consentirebbe al nuovo governo di riavere il coltello dalla parte del manico. E potrebbe far riconsiderare la posizione delle forze politiche e delle milizie che si stanno opponendo”, ha affermato in proposito Arturo Varvelli dell’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale). “Certo le finanze libiche non versano in buone condizioni (il PIL libico è ancora circa la metà rispetto al periodo prebellico) ed è difficile sapere quanto l’economia libica potrà sopportare ancora la riduzione delle esportazioni e i bassi prezzi di petrolio ma la CBL dispone ancora di fondi che ora potranno formalmente essere a disposizione di Serraj, che dovrà decidere innanzitutto di tagliare i finanziamenti a chi si oppone a un processo politico condiviso”.


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