Liste d'attesa negli ospedali. Il decreto piace agli addetti ai lavori
Le misure presentate dal Governo vanno nella direzione auspicata da tempo da chi opera negli ospedali
Oggi, durante il consiglio dei ministri è stato dato il via libera al decreto con misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste d’attesa e a un disegno di legge con misure di garanzia sulle prestazioni sanitarie. Un intervento urgente preso in considerazione dei numeri allarmanti delle liste di attesa del servizio pubblico sanitario che non riesce a garantire il più delle volte i minimi livelli assistenziali. Criticità che hanno costretto secondo il recente rapporto Istat 2023, il 7,6% dell'intera popolazione rinunciare alle cure necessarie con una rinuncia concentrata principalmente al Centro e al Sud. Regioni come la Sardegna, il Lazio e le Marche registrano tassi di rinuncia da record. Un problema che si è accentuato a causa di una serie di fattori, tra cui le conseguenze dirette e indirette della pandemia, come il recupero delle prestazioni differite a causa del COVID-19 e le criticità nell'organizzare efficacemente l'assistenza sanitaria.Ma non solo un’indagine condotta dall'EngageMinds HUB dell'Università Cattolica di Cremona ha rivelato che la maggior parte degli italiani è insoddisfatta del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con liste d'attesa considerate insostenibili per la maggior parte dei cittadini.Infatti molti italiani lamentano di non trovare sempre medici competenti durante le visite specialistiche, e solo il 49% ha piena fiducia nel SSN. L'opinione critica sulla qualità del sistema sanitario regionale e nazionale è diffusa, con quasi il 90% degli intervistati che esprime preoccupazione riguardo alla qualità del sistema sanitario nazionale.
Tutte criticità che hanno indotto il Governo a correre ai ripari con dei provvedimenti in cui si propone di unificare i CUP regionali o infraregionali e di affidare il monitoraggio delle liste d'attesa all'Agenas, oltre a istituire un ispettorato generale per il controllo dell'assistenza sanitaria e introdurre visite ed esami anche nei fine settimana per migliorare l'accesso alle cure sanitarie.
Mentre il disegno di legge, prevede la creazione di un registro nazionale delle segnalazioni dei cittadini sui disservizi, un aumento del 20% delle tariffe orarie per il personale impegnato nella riduzione delle liste d'attesa, finanziamenti per l'impiego di specialisti ambulatoriali interni e la definizione di classi di priorità nelle richieste di visita o esami.
Le Regioni saranno tenute a fissare obiettivi annuali di riduzione delle liste d'attesa mentre per i direttori generali delle aziende sanitarie, sono previste possibili sospensioni dall’albo nazionale in caso di mancato raggiungimento dell’abbattimento
Inoltre, si prevede un coinvolgimento maggiore degli specializzandi e delle nuove assunzioni per contrastare il fenomeno dei gettonisti.
Tutte questioni complesse che richiedono un'analisi attenta e approfondita di cui abbiamo parlato con Anna Lisa Mandorino segretaria generale di Cittadinanza Attiva associazione che da anni si occupa tra le varie attività di raccogliere i numeri delle liste di attesa nelle regioni.
«Il decreto necessita di una revisione formale più approfondita per essere efficace. Come Cittadinanza Attiva abbiamo seguito con grande interesse l'evoluzione di questo decreto di urgenza, tuttavia, ci preoccupa la sua attuale forma frammentata. Le misure attualmente proposte, sebbene rappresentino un passo avanti nell'affrontare l'abbattimento delle liste d'attesa non sembrano del tutto efficaci a breve termine».
Questo cosa comporta?
«C’è un decreto da approvare entro 60 giorni in Parlamento ed un disegno di legge che ha un iter molto lungo. In questo modo lavorando in urgenza le poche misure presenti nel decreto prive di un significativo investimento economico potrebbero risultare non risolutive e anche se apprezziamo la volontà del Governo di aver voluto affrontare l’abbattimento delle liste di attesa, riteniamo che il provvedimento attuale non sia all'altezza delle aspettative. Non possiamo sottostimare l'importanza di un investimento solido per garantire l'efficacia delle politiche sanitarie».
Cosa ne pensa del disegno di legge?
«Il disegno di legge, sebbene richieda più tempo per essere approvato, sembra promettere un approccio più completo e sistematico nell'affrontare le liste d'attesa, inclusa la rimozione del tetto di spesa per il personale sanitario. Questo è un passo avanti significativo verso una soluzione più globale e duratura».
Quali sono i punti più importanti?
«Tra i punti più importanti c’è da sottolineare l'inclusione nelle agende regionali delle prestazioni non solo pubbliche ma anche private, che rappresentano un cambiamento significativo nel modo in cui vengono gestite le liste d'attesa. Tuttavia, alcuni elementi, come la non chiusura delle agende per le prenotazioni e il mantenimento delle visite in intramoenia nel servizio sanitario pubblico, erano già previsti dalle norme nonostante spesso non siano state rispettate. Anche il registro dei disservizi è certamente un passo positivo verso una maggiore trasparenza e responsabilità nel sistema sanitario. Ma è importante che questo registro venga utilizzato in modo efficace per individuare e risolvere i problemi in modo tempestivo».
Cosa ne pensa della risposta delle regioni?
«L'atteggiamento delle regioni nei confronti di queste nuove norme appare più rivendicativo che costruttivo. Riteniamo che sia nel miglior interesse di tutti accettare e collaborare per implementare le nuove norme al fine di migliorare il sistema sanitario nel suo complesso. In ultima analisi, è importante che ogni attore, dai cittadini al personale sanitario, si impegni attivamente per contribuire a una soluzione duratura per le liste d'attesa e altri problemi del sistema sanitario».