L'Italia e le sanzioni alla Russia, tra veti e conferme
A fine giugno il Consiglio Europeo sarà chiamato a decidere sulle misure restrittive a Mosca e il governo italiano potrebbe dire no al provvedimento
"Il mio punto di vista continua a essere quello che mantengo da anni a questa parte, ovvero che le sanzioni non risolvono nulla e che mantenendo fede agli impegni internazionali presi, ritengo fondamentale tornare a dialogare, a commerciare e a ragionare amichevolmente con la Russia".
Questo è quanto, in termini molto generali, Matteo Salvini ha dichiarato di pensare sul prosieguo delle sanzoni occidentali alla Russia arrivando a Palazzo Chigi per il Consiglio dei ministri.
Dall'annessione della Crimea alla crisi economica russa
E' dal 2014 che la comunità internazionale cerca di bloccare le ambizioni revisioniste di Vladimir Putin con le sanzioni occidentali decise in seguito all'annessione della Crimea dopo la sua separazione dall'Ucraina, che hanno provocato una grave recessione di cui è rimasto vittima dapprima soprattutto il ceto medio e poi, principalmente per via delle misure annunciate all'inizio del mese dalla Casa Bianca, anche il sistema retto dagli oligarchi russi e la loro capacità di muoversi sui mercati internazionali.
Una decisione ormai imminente
La questione del loro permanere o meno però, in questi giorni, ha avuto caratteri molto più specifici e, per così dire, di urgenza, poiché, a fine giugno il Consiglio Europeo sarà chiamato a decidere su che cosa fare in merito e - stando a quanto sta circolando sui media nelle ultime ore - l’Italia potrebbe esprimere il proprio veto al provvedimento. “Adesso vediamo - ha aggiunto il vicepremier leghista - in Europa almeno a parole qualcosa sta cambiando: siamo una squadra, lasciateci partire, ma sulle sanzioni abbiamo le idee chiare”.
Salvini verso il no. Di Maio in mezzo al guado. A Conte la decisione finale
Idee chiare, dunque. Ovvero, tornando alla dichiarazione di partenza: le sanzioni non risolvono nulla e la Russia è un Paese amico. Ergo: il veto italiano - secondo Salvini - è plausibile.
Per il suo alter-ego pentastellato Luigi Di Maio, la questione non è così lineare e, dapprima, con una dichiarazione in perfetto stile cerchiobottista, ha collocato l’Italia nella comfort zone della Nato per poi sottolineare come “le sanzioni alla Russia stanno danneggiando i nostri agricoltori, il comparto ha subito miliardi di euro di danni, e non solo quello, anche i settori del design e dell'artigianato” e passando, infine, la palla al premier Conte: “Vedrà lui nei consessi internazionali se porre o meno il veto italiano sul prosieguo delle sanzioni”.
Quest’ultimo, dopo aver incontrato Juncker e Tusk al G7 in Canada, ha espresso il seguente pensiero: “Valuteremo nel confronto con altri partner. C'è sensibilità nell'apertura al dialogo, questo non significa stravolgere un percorso attualmente definito ed è collegato all'attuazione degli accordi di Minsk”.
Le speranze della Russia
Tra una dichiarazione e l’altra, intanto, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, aveva accolto positivamente le aperture dell’Italia rispetto al sollevamento delle misure restrittive imposte da Bruxelles. "Mosca si aspetta di collaborare con il nuovo governo italiano in spirito di continuità positiva delle relazioni italo-russe", aveva dichiarato il capo della diplomazia russa.
Le resistenze della Nato
All’interno dell’Alleanza Atlantica, invece, la disponibilità al dialogo con la Russia annunciata dal governo Conte ha già incontrato le prime resistenze.
Per discutere anche di questo il segretario generale dell’Alleanza, secondo fonti diplomatiche, sarà a Roma domenica e lunedì, dove incontrerà il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il ministro degli Esteri, Enzo Moavero, e il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta.
La visita rientra nel quadro degli incontri preparatori al vertice dei capi di Stato e di Governo della Nato, previsto per l’11 e 12 luglio prossimi.