“Lo Stato ci aiuti a sbloccare le adozioni in Congo”
Parla Enrico Floridi, bloccato a Kinshasha con altre 26 coppie italiane che hanno adottato dei bambini che però le autorità congolesi non lasciano uscire dal Paese
Enrico Floridi è a Kinshasa, Congo, dove, insieme ad altre 26 coppie vive da quasi un mese in attesa di poter tornare in Italia portando con se i bambini congolesi adottati ma che non possono lasciare il paese africano.
Signor Floridi, il viaggio per l'adozione internazionale a volte è un impresa estremamente complicata, ci racconta le vostre vicende?
Siamo partiti per il Congo il 13 novembre dopo l'assicurazione da parte del CAI, la commissione per le adozioni internazionali presieduta dal Ministro Cècile Kyange. Inizialmente il nostro viaggio era stato previsto per il 7 ottobre, ma a causa di un blocco delle uscite di minori da parte della Dgm, la direzione generale dell’immigrazione congolese, il 25 settembre ci è stato annunciato che la nostra partenza sarebbe stata rimandata. A seguito dell'incontro del ministro Kyenge in Congo il 4 novembre hanno trovato un accordo per il quale le coppie che erano in possesso di tutti i documenti
in regola per l'adozione dei bambini sarebbero stati autorizzati a partire. Abbiamo tutto in regola, aspettiamo la possibilità di portare a casa con noi i bambini dopo aver impiegato anni tra trafile burocratiche e visti alle ambasciate. Ci manca un timbro da parte delle autorità congolesi che ci permetta di fare uscire i nostri bambini dal Congo, siamo in attesa solamente di questo timbro
Le parole del Ministo Kyenge sono confortanti: «Alle famiglie italiane: stiamo lavorando per darvi risposte immediate». Ma le notizie che pervengono dal Congo sono tutt'altro che rassicuranti
In realtà il ministro ci ha mandato un amaro comunicato che scarica la responsabilità su di noi, lavandosene totalmente le mani, c'è addirittura chi dice che nessuno ci ha mai obbligato a partire
A livello sanitario avete incontrato delle difficoltà?
Sì, a parte il disagio delle abitazioni senza acqua corrente ne con le primarie necessità, per quanto riguarda le vaccinazioni abbiamo la copertura antimalarica fino a domani, abbiamo infatti finito le scorte di Malarone e l'unico aiuto che ci è stato dato dall'ambasciata è il nominativo di una farmacia vicina dove, come potete immaginare, non si possono trovare vaccini così costosi... ci hanno lasciato soli".
Desidera fare un appello alle autorità Italiane?
Siccome l ambasciatore ci ha convocato lo scorso venerdi dicendoci che le sue attività diplomatiche sono fondamentalmente fallite e quindi nulla poteva più fare, il nostro appello è rivolto all'Italia intera, che sia il ministro Bonino, il Ministro Kyenge o addirittura il Ministro Letta o il Presidente della Repubblica, abbiamo assoluta urgenza che chiamino per sbloccare la situazione e farci rientrare in Italia con i nostri bambini. Ci sentiamo soli, esuli, allo sbando
Come hanno reagito i bambini di fronte a queste problematiche?
I bambini ovviamente non sono a conoscenza di questi imprevisti, preferiamo non turbarli ulteriormente raccontandogli questi tristi fatti, ma stringe il cuore vederli ogni sera guardaci con occhi pieni di speranza vicino alle valigie dicendoci "papà, oggi è lunedi, andiamo in Italia?