L'ultima fatwa di Grillo
Per far dimenticare le amministrative, Grillo si scaglia contro i rom: "Fuori da Roma". Ma sullo sfondo rimane il fallimento di Virginia Raggi
È fuori dai ballottaggi e dunque vuole cacciare i rom fuori da Roma.
Il metodo è sempre quello vecchio: la fatwa tramite blog, il “dagli all’untore”, l’editto digitale per avvelenare i pozzi, insomma “prendeteli e inseguiteli”.
E infatti con l’ennesimo comunicato a passo di marcia, “Partiamo subito con un premessa…”, Beppe Grillo, ieri, si è ufficialmente rivolto a tutti gli smarriti e spaesati d’Italia, si è dichiarato pronto a insidiare “il laureato” Matteo Salvini che sui rom, bisogna riconoscere, ha da sempre avuto le idee chiarissime: “Radiamo al suolo i maledetti campi rom”.
Stravolto dal risultato delle ultime elezioni amministrative, che hanno sancito l’esclusione dai ballottaggi in comuni simbolo come Palermo e Genova, Grillo ha deciso di gettare sabbia negli occhi: “Di fronte all’emergenza dei campi rom, la strada è solo una: smantelliamo i campi”.
Insomma, anche se si trattasse di programma politico, resterebbe un modo tutto speciale a cui ultimamente Grillo ci ha abituato: far girare la testa ai giornalisti, spaventare gli spaventati, parlar d’altro per allontanare il merito.
È vero, come in tutte le città, che i campi rom sono un’emergenza, uno stagno di violenza miserabile e corpi selvaggi, ma altrettanto vero è che Roma, la città su cui Grillo si è concentrato sul suo ultimo post, è ormai foresta urbana: buche, emergenza ratti, bivacchi organizzati, perfino gli autobus sono fuori controllo come ha mostrato in un video illuminante e definitivo, Il Messaggero. L’autista, infatti, si era dimenticato di azionare il freno a mano.
E non per guardare sempre ai giornali esteri, ma pure l’equilibrato, e disinteressato, New York Times, ha titolato sconfortato che lo sporco è la metafora di Roma, (“The Filthy Metaphor of Rome”) e aggiunto: “It’s not just the trash. It’s the profusion of unlicensed street vendors. The riot of untamed weeds. The erratic public transportation…”.
Nel suo ricovero di Sant’Ilario, Grillo è tornato quindi a occuparsi di questa disgraziata Capitale, suggerendo al sindaco Virginia Raggi - che ha ricevuto e incassato dal Viminale quasi 2 milioni e mezzo di euro per superare appunto l’emergenza rom - di procedere con “la chiusura dei campi e poi censimento di aree abusive e tendopoli”.
A Roma, ed è sempre, Grillo a scriverlo si “cambia musica”.
In realtà, aveva già iniziato la Raggi, con una lettera al prefetto, ad ammettere la fragilità della sua città, l’impreparazione della sua amministrazione: “Trovo impossibile, oltre che rischioso, creare altre strutture d’accoglienza”. E va detto, per una volta, che va sicuramente preferita questa sintassi istituzionale, il panico da sindaco, agli ultimi gargarismi di Grillo.
Riguardate il post di ieri. Lo conoscevamo comico arruffato ma ieri sembrava tarantolato. Preso dal morso, Grillo ha iniziato a lanciare un’alluvione di “fuori”, “stop”, “forte”, “chiaro”, “subito”, “ordine”. Leggete.
È Grillo ma assomiglia agli sceriffi della Lega, i sindaci con il fucile in spalla, come quel Joe Formaggio, sindaco di Albettone, che avvisava chiunque volesse accedere alla sua città: “Attenzione, siamo razzisti, qui negri e rom rischiano la pelle”.
Ebbene eccolo quest’ultimo Grillo: “Chi si dichiara senza reddito e gira con auto di lusso è fuori. Chi chiede soldi in metropolitana, magari con minorenni al seguito, è fuori. In più sarà aumentata la vigilanza nelle metro contro i borseggiatori”.
E dunque, bene hanno fatto gli specialisti dei numeri, i funzionari che faticano con l’accoglienza, a spiegare che non solo a Roma l’emergenza è materia domabile (a Milano i migranti accolti sono 5500 contro i 4694 di Roma) ma ancora che la chiusura di un campo rom non è semplicemente uno sgombero di corpi ma anche un tormento urbanistico, spazio liberato ma condannato a rimanere scoria, altro spazio spazzatura.
Ecco, scacciato dagli elettori, Grillo si aggira tra le angosce e monta sui pericoli. E bisogna riconoscere che ci è riuscito. Per un giorno, Grillo, ci ha fatto dimenticare che Roma, proprio da un anno, è amministrata dal suo Movimento.
Insomma, è vero. Ci ha portato “fuori” ma solo per farci dimenticare chi è rimasto dentro.