Macron: i rischi di governare con la maggioranza assoluta
Le insidie sono nascoste ovunque: nella scelta dei parlamentari, nei programmi da portare a termine, nell'osmosi Governo-Assemblea Nazionale
Emmanuel Macron e il suo partito En Marche trionfa il 18 giugno, nel giorno di Waterloo. La ricorrenza contiene qualche insidia simbolica. Più di cent’anni fa la Francia perdeva il primato ma trovava la gloria, oggi Macron vince con numeri strepitosi ma trova insidie nascoste ovunque.
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La responsabilità del programma
Nonostante il calo degli elettori, l’affermazione elettorale non lascia spazio a interpretazioni. Chi ha votato, ha ragionato in modo semplice: non sono tempi adatti per coabitazioni tra Presidente e Assemblea o per la dialettica politica dei contrappesi, occorre qualcuno al timone senza alibi. Ora Macron, appunto, non avrà alcun alibi in caso d’impasse o fallimento della sua azione politica. A partire dai primi cento giorni (quale numero! Di nuovo l’analogia bonapartista…) e stando a un’agenda che dire ambiziosa è dir poco. Francia, Europa, mondo. Rilancio dell'economia francese, ristrutturazione del debito greco, terrorismo e accordi sul clima dopo l’uscita di scena americana da Cop21.
La squadra al comando
Se un limite dell’ultimo Bonaparte fu il familismo, per Macron le premesse sono quanto meno critiche. Al di là del come si veste o come mantiene il proprio personale dopo i sessant’anni, Brigitte Trogneux maritata Macron è una figura di assoluto rilievo intellettuale. Lo era prima o continuerà ad esserlo. È questo il primo segnale di un cerchio magico? La scelta dei ministeri chiave non è poi così all’insegna del cambiamento: la carica di Primo Ministro e i dicasteri economici (Finanze ed Economia) sono andati alla destra gollista, gli Esteri e gli Interni alla sinistra istituzionale di alto profilo. In Europa ci penserà lui in prima persona, essendo in materia più lealista del Re.
Cosa farà in Europa
Se è vero che in Europa Macron “gioca in casa” (i francesi residenti nel Benelux e a Bruxelles hanno votato per lui con maggioranze bulgare) ora è il momento di dimostrarlo. Non si tratta di sconfiggere con coraggio da campagna elettorale brutti neologismi stile "Frexit", ma di sedersi al tavolo con i falchi della UE e accordare flessibilità alla Grecia o, perlomeno, è la proposta di Macron, di agganciare il rimborso del debito al PIL. Insomma l’austerità finita nei fatti e non solo negli slogan.
I deputati e l'esperienza che non c'è
Se scegliere una squadra di governo giovane (età media 54 anni) e snella, 18 ministri e 4 segretari di stato (11 a 11 nel computo di genere) è stato semplice, non conosciamo ancora la qualità dei nuovi membri di En Marche! che giungeranno all’Assemblea Nazionale e saranno tutti al primo incarico. In questo, l’assenza numericamente significativa di un’opposizione (il secondo partito sono i neogollisti) sarà un vantaggio denso d’insidie. In totale: oltre 400 deputati su poco meno di 600 complessivi saranno alla prima esperienza.
Macron ha il profilo del bravo ragazzo che rispetta le regole e la Francia ha un sentimento di rispetto istituzionale radicato, ma la tentazione di condizionare gli indirizzi del corpo legislativo saranno forti, specie quando i nodi della politica si faranno pressanti. La crisi del mercato del lavoro e la sua giurisprudenza sarà il primo test di prova.
Governo e Assemblea Nazionale
Il partito fondato e portato alla vittoria presidenziale da Macron s’identifica quindi con lo Stato, dal momento che tutti i sei ministri di En Marche! candidati alle legislative sono stati eletti. Il cordone ombelicale Governo-Assemblea è ora più forte che mai. Se quest’osmosi è una forza quando il successo è dalla tua parte, può diventare una zavorra nei momenti critici. Macron ha stoffa, il cerchio magico (se esiste) è composto da gente qualificata e la Francia vuole uscire dall’impasse politica dell’era Hollande. Lo spettacolo è appena iniziato; la Storia continua, non finisce mai il 18 giugno.