Madre Teresa di Calcutta, perché è ancora un'icona
Rappresenta la santità nella devozione ai poveri e ricorda gli antichi valori di San Francesco d'Assisi
È universalmente riconosciuta come la Santa dei poveri del terzo millennio. Ma anche la religiosa che, a venti anni dalla morte (avvenuta il 5 settembre 1997), è tra i più popolari moderni testimoni di santità venerati dalla Chiesa cattolica, al punto che papa Francesco con la canonizzazione dell'agosto 2016, l'ha elevata a simbolo emblematico del Giubileo straordinario della Misericordia.
Come pure, la Santa che – come San Francesco di Assisi che abbracciava lebbrosi, poveri e ammalati - ha cercato di alleviare le piaghe di bisognosi e moribondi abbandonati lungo le strade del mondo a partire da Calcutta, in India, passando per Roma, Usa, Africa, e che ha portato messaggi di misericordia e di speranza in aree notoriamente a scarsa presenza cristiana del lontano Oriente.
Sono tanti gli appellativi con cui poter chiamare Madre Teresa di Calcutta, portata agli onori degli altari da Giovanni Paolo II con la beatificazione nel 2003 davanti ad oltre 300 mila persone accorse in piazza San Pietro, e da papa Bergoglio con la santificazione nel corso dell'Anno Santo della Misericordia davanti ad una affluenza altrettanto monstre di pellegrini provenienti da tutto il mondo, specialmente dall'India (la terra madre del suo apostolato tra i poveri), da Albania e Kossovo, la sua terra d'origine.
Perché è ancora un'icona
Ma perchè una piccola donna come Madre Teresa di Calcutta (al secolo Anjeze Gonxhe Bojaxiu) a quasi 20 anni dalla morte smuove ancora tante masse di ammiratori, pellegrini, fedeli da ogni angolo della terra? Cosa c'è dietro questa figura che nel 1979 fu addirittura premiata col Premio Nobel per la pace dalla laicissima Accademia di Stoccolma e che è stata indicata da ben 4 tre pontefici (Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, papa Francesco) a “testimonial” degli ideali del Cristo dei poveri?
Tutta la storia della sua vita ci può far capire tante cose. Nata a Skopje, in Albania, il 26 agosto 1910 e morta a Calcutta il 5 settembre 1997, Madre Teresa è stata la fondatrice di una delle congregazioni religiose, le Missionarie della Carità, più presenti nei luoghi di sofferenza.
Dalla casa madre di Calcutta - grazie al riconoscimento di Congregazione di diritto pontificio deciso da Paolo VI - si è ramificata in tutto il mondo, nelle aree di povertà più estreme, ma anche nelle periferie delle grandi metropoli e persino a Roma e in Vaticano. Papa Wojtyla nutriva per lei un affetto filiale e paterno allo stesso tempo. La principessa Diana di Inghilterra era una sua devota amica, che lei riceveva “non come principessa ma come persona bisognosa di pace e di parole d'amore”, come ha rivelato il cardinale Angelo Comastri, delegato della Fabbrica di San Pietro, suo grande amico e confidente.
Una storia di santità
"Madre Teresa si pone sulla scia dei grandi santi di ieri e di oggi che hanno dedicato la loro vita ai poveri, a partire da S. Francesco di Assisi”, commenta Gianni Gennari, teologo e firma storica della rubrica Lupus in Pagina del quotidiano cattolico Avvenire. “Come il Poverello di Assisi che si spogliò delle ricchezze familiari per dedicarsi ai poveri ed ai bisognosi, abbracciando e baciando anche ammalati e lebbrosi, così Madre Teresa ha fatto dell'aiuto agli ultimi, agli ammalati ed ai moribondi la sua ragione di vita sull'esempio del Gesù Crocifisso, costretta però a superare prove difficilissime”.
Una tradizione di santità vicina ai bisognosi che si è allungata e continua a crescere con Madre Teresa, la piccola suora dal sari bianco a strisce blu, che amava definirsi “una matita nelle mani di Dio al servizio dei poveri tra i più poveri”. Proprio come San Francesco.