Mafia, azzerato il mandamento di Corleone
I carabinieri hanno arrestato sei mafiosi che progettavano un omicidio. Nel mirino di Cosa Nostra anche Angelino Alfano
Angelino Alfano nel mirino di Cosa Nostra. Era proprio lui, il Ministro dell'Interno, il prossimo obiettivo da eliminare, l’elemento scomodo reo dell'inasprimento del 41bis. Per il mandamento di Corleone, azzerato questa mattina con un blitz dell’Arma dei Carabinieri, Alfano avrebbe dovuto “fare la fine di Kennedy": doveva morire come il presidente americano ucciso nel '63.
Ma l’intervento dei Carabinieri di Monerale non solo ha scongiurato l’omicidio del ministro ma ha completamente azzerato i vertici del mandamento di Corleone. Tra i sei arrestati, tra boss e gregari, c'è anche Rosario Lo Bue, capomafia già finito in carcere nel 2008, ma poi assolto e liberato, fratello di uno dei fiancheggiatori dell'ultima fase della latitanza del boss Bernardo Provenzano.
La Cassazione, infatti, dichiarò nullo il decreto che aveva autorizzato le intercettazioni a suo carico. Ma questa indagine, che è una prosecuzione di due blitz dell'Arma sulle "famiglie" di Corleone e Palazzo Adriano, ha svelato anche il progetto di un omicidio imminente: alcune persone si sarebbero rivolte a Cosa nostra per risolvere problemi legati alla riscossione di una grossa eredità.
A carico dei sei fermati le accuse sono di danneggiamento, illecita detenzione di armi e associazione mafiosa. Lo Bue, capo carismatico e autorevole, portava avanti una linea d'azione prudente, sulla strada indicata dal boss Bernardo Provenzano. Proprio questo suo modo di condurre le attività del mandamento avrebbe creato non poche fibrillazioni all'interno della famiglia mafiosa di Corleone. E questo suo modo di “agire” non era gradito da altri boss.
Un altro esponente mafioso, Antonino Di Marco, arrestato nel 2014, da sempre ritenuto vicino alle posizioni dall'altro storico boss corleonese Salvatore Riina, si è più volte lamentato proprio del modo di gestire gli affari di Lo Bue.
Ma quest’ultima operazione dei Carabinieri ma portato alla luce in modo evidente che ancora oggi, a distanza di oltre venti anni, sussistono in Cosa nostra due anime: una moderata che fa riferimento a Provenzano e l'altra più oltranzista fedele a Riina. Dalle intercettazioni è emerso che i boss disponevano di un piccolo arsenale di armi che in queste ore i militari stanno cercando con le unità cinofile e gli elicotteri tra i comuni di Corleone, Chiusa Sclafani e Contessa Entellina, nel palermitano.