Manchester, una città divisa tra immigrazione e partite di calcio
Oltre alla Champions League, la seconda città poliglotta dopo Londra negli ultimi anni è stata teatro di innumerevoli scontri di origine razziale
Manchester, oltre 500 mila abitanti, è stata definita più volte uno degli approdi dell'enorme ondata di immigrazione nel Regno Unito. Nota negli anni per gli innumerevoli scontri nei sobborghi, arrivata ad avere il 10 per cento della popolazione di fede musulmana in un paese dove l’Islam è già la seconda religione, con una popolazione di quasi tre milioni, ovvero il 4,5% circa del totale, è diventata culla di reclutamenti jiadisti tra 2000 e il 2005. Oggi oltre alle note squadre di calcio (City e United) e alle grandi partite della Champions League, Manchester è tornata a far parlare di sé con l’attentato terroristico del 22 maggio (rivendicato dall'Isis) che ha colpito l’Arena subito dopo la fine di un concerto a cui partecipavano soprattutto giovanissimi.
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Manchester, città industriale
La storia di Manchester parte da lontano, ma è dal XIX secolo che le fabbriche presenti sul territorio si rivelano essere, così come per Liverpool, anche il motore dello sviluppo urbano, trasformandola in una vera e propria città industriale. A Manchester infatti ondate ripetute e sempre più considerevoli di popolazione rurale in cerca di lavoro finiscono per formare sacche di sottoproletariato cittadino che genera una maggiore offerta di lavoro rispetto alla domanda.
Condizioni professionali scadenti e livelli salariali pessimi fanno degli operai delle industrie tessili, delle fabbriche metallurgiche, come di quelle specializzate nella produzione mineraria del carbone coke, gli abitanti di sconfinati sobborghi urbani poverissimi.
Il boom dell'immigrazione
Divenuta l’accesso a un commercio globale, Manchester attrae sempre più gli ebrei europei dell'est in fuga, come i pogrom, e gli italiani sfuggiti alla povertà. Non solo, attira i profughi provenienti dall'Europa, in particolare irlandesi, oltre ai polacchi, ucraini e jugoslavi scappati dai sovietici, e le popolazioni delle ex colonie dell'impero britannico. Dal 1950 in poi il Manchester comincia a contare in modo considerevole anche sacche provenienti dal Pakistan (e successivamente del Bangladesh) oltre che le popolazioni afro-caraibiche e cinesi.
Questo fa sì che negli ultimi duecento anni Manchester sia diventata la seconda città più poliglotta (Londra si attesta il primato) da dove sono partiti i primi malumori della periferia che sono diventati una sorta di miccia per quello che è accaduto successivamente.
I primi reclutamenti jihadisti
I primi reclutamenti jihadisti infatti sono dei primi anni del 2000. Anni in cui l’attività di proselitismo e di reclutamento di Al-Muhajiroun, estremisti salafiti, avviene principalmente nei campus delle università di Birmingham e Manchester, oltre che nella moschea di Finsbury Park a Londra. All'interno del gruppo, nel 2002, si elogiano i 19 dirottatori dell'11 settembre 2001, ma questo porta il gruppo Al-Muhajiroun a sciogliersi pochi anni dopo per evitare l'inserimento del movimento nelle liste dei gruppi terroristici.
Gli scontri con gli immigranti
Soprattutto nel 2011 gli scontri tra bianchi e asiatici (pakistani e originari del Bangladesh) si sono trasformati in un’escalation violenta sfociata in notti di terrore vissute da questa cittadina che negli anni '60 dello scorso secolo ha conosciuto un boom di immigrati asiatici, impiegati proprio nel settore tessile. Per questo pochi anni fa è stata istituita la Greater Manchester Police Muslim Association formata da un gruppo di agenti di origini mediorientali e asiatiche, provenienti dalle numerose comunità di immigrati musulmani la cui funzione è quella di combattere il fenomeno della cosiddetta “islamofobia”, in aumento dopo gli attentati – messi a segno e falliti – tra Londra e Glasgow sei anni fa.
L'attentato del 22 maggio
Dopo esser diventata teatro di violenti scontri a sfondo razziale e saccheggi, con disordini che si erano spostati nelle zone a forte presenza di immigrati musulmani, dopo anni di tranquillità, il terrore è tornato per le strade della città inglese. Il 22 maggio alla fine di un concerto di Ariana Grande, in una Manchester Arena colma di giovani e giovanissimi, un'esplosione ha lasciato a terra ventidue i morti confermati, 59 i feriti e nel panico migliaia di persone presenti nel palazzetto.