Il Manuale pro-donne e «politically correct» del comune di Bologna sulle donne. Adeguiamoci
Per comunicare ora non si potrà più dire UOMINI e DONNE ma utilizzare termini neutri, in nome dell'inclusione
Cari dipendenti: prendete il manuale che vi abbiamo appena inviato, dal titolo: «Parole che fanno la differenza. Scrivere e comunicare rispettando le differenze di genere» Da oggi sono banditi termini come «uomo e uomini» in senso universale; al suo posto dovete utilizzare formule più rispettose della parità di genere come «uomini e donne», senza però esagerare ed alternato quindi ad una paritaria «donne e uomini». Anzi, in nome della politcally correct filosofia dell’inclusione meglio utilizzare termini neutri come «esseri umani, personale, popolazione» ed utilizzare cariche al femminile («sindaca, assessora…») e soprattutto fare il pieno di schwa, il simbolo grafico ed alfabetico per eccellenza dell’inclusione.
Follia? Invenzione? No. Mai cosa fu più reale e non arriva nemmeno da lontano ma da Bologna, la Dotta. Il Comune infatti ha inviato a tutti i suoi dipendenti (generico, senza sesso, giusto per essere inclusivi) il manuale di cui sopra per le comunicazioni interne e non solo in segno di rispetto verso le donne, che però non possiamo più chiamare donne altrimenti non saremmo inclusivi, ma da oggi definiremo «essere umani dotate di grembo materno»; Anzi, no. Guai a parlare di maternità perché faremmo un torno a quelle che non vogliono o non possono fare figli. Quindi ci rimettiamo nelle mani della corte…
Siamo matti, siamo davvero diventati matti.
Davvero c’è un problema di inclusione in Italia per le donne? E davvero è colpa della comunicazione, di come vengono chiamate a casa, sul lavoro, in palestra ed al ristorante? Davvero basterebbe chiamarle in maniera neutra e fare lo stesso con gli uomini per risolvere il Gender Gap nelle aziende etc etc etc?
Ho una mia opinione in merito ma forse è più giusto commentare questa ennesima follia di una società sempre più occupata di frivolezze che di cose serie con le parole di una donna (si, cari amici di Bologna la chiamo donna e chiusene dell’inclusione) cui cui si parlava al telefono di questa iniziativa. «Ma lascia perdere - dice lei - il problema non è come veniamo chiamate, ma come veniamo trattate».
Ci viene il sospetto che l’idea del manuale di Bologna sia venuta ad un maschio…