Mara Carfagna: "Meglio la Camera di Sanremo"
Studentessa modello, determinata, voleva fare il magistrato, è finita in politica. Mara Carfagna si racconta a Panorama
Onorevole Carfagna, lei è diventata virale, in rete, per un video in cui strapazza Matteo Salvini.
Era un richiamo giusto, per la funzione di vicepresidente della Camera che esercitavo, poi le spiego perché.
Lei è nemica giurata dell’autonomia.
Sbaglia. Sono favorevole all’autonomia prevista dalla Costituzione, contraria a quella di Salvini che divide l’Italia.
È vero che sta lavorando alla proposta di una mega no Tax area al Sud?
Questa gliela spiego subito: zero Ires al Meridione, abbattimento per chi assume in tutto il Mezzogiorno.
Costerebbe una follia.
No, meno di 4 miliardi di euro. Metà del reddito di cittadinanza. Ma al contrario del reddito sarebbe un incredibile volano di sviluppo.
Si sta candidando a diventare leader di Forza Borbonia?
Ma sta scherzando? Chi pensa che andrà a investire nel Meridione se diventa vantaggioso? Chi ne trarrebbe beneficio? Tutta l’Italia, a partire dal Nord produttivo.
Lei sta esprimendo una vocazione meridionalista. E per me non è un insulto.
Sbaglia ancora. Noi siamo un partito a vocazione nazionale. Se tu non colmi il divario tra le due Italie anche il Nord è frenato nella crescita. Non lo faccio per il Sud lo faccio per tutto il Paese.
Ma è vero che sta pensando anche uno sgravio fiscale per le donne adulte al Sud?
L’idea è che chi assume una donna in più tra le sue dipendenti paga zero Irpef.
E così non rischia di discriminare le donne del Nord?
Affatto: al Nord il tasso di occupazione è nella media europea. Così creiamo un circolo virtuoso: le donne portano soldi nell’economia e fanno crescere la natalità. Che non a caso è più bassa proprio al Sud!
Mara Carfagna è la donna più in vista di Forza Italia. Da anni si parla di lei come possibile portavoce del partito, e oggi è l’interprete della linea più lontana da Matteo Salvini. In questa intervista rivela per la prima volta qualcosa del suo privato (su cui si solito è abbottonatissima) e spiega perché Forza Italia secondo lei resterà centrale nella politica italiana malgrado la temibile concorrenza leghista.
È vero che lei ha iniziato a studiare scuola di danza fin dall’asilo?
Per 15 anni della mia vita ho ballato sulle punte.
Addirittura?
Più otto anni di nuoto, otto di pianoforte, poi il conservatorio, il liceo.
Mi dica una cosa che ha imparato dalla danza.
L’autodisciplina. Ricordo ancora la piccola grande gioia di imparare il «fouté», il passo sospeso intorno a cui deve girare tutto il corpo.
E il segreto quale è?
(Sorriso solare). La leggerezza. Una metafora utile per la vita.
I suoi volevano che lei diventasse l’erede di Carla Fracci?
Ha toccato un tasto delicato. Mio padre Salvatore era preside, mia madre Angela insegnava: sono stati entrambi sempre esigenti con me. Ero abituata a incastrare tutto, ogni minuto della giornata.
Difficile.
Quando non ci riuscivo smaltivo i compiti arretrati nel weekend.
Ferocia doveristica?
Aria di famiglia. Mio padre è rimasto orfano a otto anni. È cresciuto da solo, senza padre. E ha raggiunto quello che voleva con grandi sacrifici.
Per esempio?
È diventato il preside più giovane d’Italia a 39 anni, in seguito a un concorso che allora era considerato durissimo.
Lo era davvero.
Ho vissuto questa aspirazione con lui, l’ho visto coltivarla.
In che senso?
Per prepararsi studiava nella nostra piccolissima casa, a Salerno in via Settembrini.
Se lo ricorda ancora?
Eccome: nell’appartamento avevamo un’unica scrivania, di quelle con le spondine di legno. Lui ci lasciava i suoi libri la notte, dopo aver studiato fino a tardi. E io il pomeriggio, tornata da scuola, li spostavo per metterci i miei…
Lo dice con emozione.
Mi sentivo orgogliosa e solidale, attraversata da un desiderio di emulazione che non veniva da nessuna richiesta, ma solo dall’esempio.
È vero che non parla volentieri della sua esperienza televisiva?
Non è vero. Non la rinnego e non la rimpiango: ho imparato tante cose ma non era la mia strada.
Lei ha lavorato con tutti i nostri sacri: Frizzi, Magalli, Bonolis...
E non dimentichi Mengacci.
Chissà quante avances.
Sta scherzando? Da questi mostri sacri nemmeno una. Erano professionisti in un mondo di eccellenza. Bonolis ai Cervelloni credo non mi avesse nemmeno notata.
Te saluto core...
Davvero: ero una tra sei, timidissima, e le altre erano più femmine e più belle di me.
Non ci credo. E Magalli?
Lui è tre cose insieme: spirito popolare, ironia e cultura. Che miscela!
E Frizzi?
Aveva il talento di portare in scena lo spirito di un bambino senza età.
Avrebbe dato un occhio per condurre Sanremo o per condurre una seduta Camera?
(Sorride). Le dico la verità: lo spettacolo in Aula non manca... e per questo tra quei banchi nel bene o nel male passa la storia. Non farei cambio per nulla al mondo.
Il primo fidanzato portato a casa?
A sedici anni, si chiamava Luca.
E ha superato il terzo grado dei suoi genitori?
(Risata). Poverino. Già prima che mettesse piede in sala sapevano già tutto di lui fino a tre generazioni. Lei conosce le famiglie del Sud.
I suoi erano democristiani. Molto conservatori?
No. Mi hanno indicato sempre come meta l’emancipazione.
Sentendo questa storia sembra che il vero episodio causale della sua vita sia stata la carriera tv, e non il ministero.
Mio padre ne è convinto.
Adesso è soddisfatto di lei?
(Sospiro). Non lo conosce. Non lo è mai.
È vero che non le piace rivedere i video di quando era in scena?
No, detesto rivedermi sempre. Anche un comizio politico: quando parlo in pubblico seguo la passione. Quando mi rivedo noto solo gli errori.
Ma cosa le è mancato come ballerina e come pianista?
(Risata sonora). Tutto!
Perché gioca a fare la modesta? Per sedurre il lettore?
Macché! Non ho orecchio, non suono senza spartito… Riuscivo solo perché sono una tosta e studiavo moltissimo.
Voleva fare la concertista?
Avrei voluto tanto: ma non avevo talento.
Cosa le manca per essere un leader?
(Ride). Questo me lo deve dire lei. Forse un portavoce come lei?
Salvini è un leader.
No, non lo è: è uno straordinario animale elettorale.
Bene, sta dando a Salvini dell’animale.
Guardi che è un complimento, che però tiene conto del limite.
Cioè?
Un animale elettorale è abile ad accumulare consenso. Sono in pochi ad avere questo dono e Salvini lo ha.
E cosa gli manca?
Visione e lungimiranza. Un leader - per dire - non assume una posizione sul Venezuela come quella che ha preso lui.
Ha fatto dichiarazioni di solidarietà con Guaidó!
Telese, non mi deluda. Ha votato una mozione da Ponzio Pilato. Per spiegarla ho coniato il termine «neutralità pavida».
Ce l’ha con la Lega.
Osservo che ci sono due governi. Uno che dichiara e uno che fa. Giudico quello che fa perché non fa bene.
Eravamo partiti dalla domanda su di lei. Si sente pronta per la leadership o no?
Il leader non si costruisce a tavolino. Deve avere una visione. Forza di condurre il Paese. E avere consenso. Se mi svegliassi una mattina con tutti questi requisiti nello zaino potrei pensarci.
Che prudenza! Bisogna strapparle le parole con le tenaglie.
(Sorriso). Facciamo così: accetterei solo se lei venisse a farmi da portavoce. Così si mette un po’ in gioco.
Litigheremmo tutti i giorni.
Meglio. Senza chiarezza in politica non ci sono risultati.
Prima della politica c’ è la sua laurea in legge da secchiona: 110 e lode in diritto amministrativo con tifo di famiglia sugli spalti dell’aula.
E questo chi glielo ha raccontato? Speravo che rimanesse un segreto.
Voleva fare davvero il magistrato? Se lo scopre Berlusconi la caccia.
(Apre le braccia). Però è la verità, se ne farebbe una ragione.
Cosa le piace della politica?
Le difficoltà che ti mette davanti ogni giorno.
Non mi risponda con queste battute, perfette per un film americano.
Ho la sensazione di potermi battere per ciò in cui credo. Quando ieri, a distanza di dieci anni, mi ferma per l’ennesima volta una signora che mi dice: «Non la penso come lei ma la ringrazio per la legge sullo stalking», provo una soddisfazione celestiale.
È sincera?
A casa di mio padre ho trovato un libricino di Max Weber che spiegava la differenza tra la politica fatta come professione o come vocazione. Rientro nella seconda categoria. E mi ritrovo nelle parole bellissime parole dette da Mattarella, pochi giorni fa.
Ma le piacerà anche prendere voti e gestire potere!
Ovvio. Ma politica è approfondire, studiare e conoscere. Con una battuta, con un tweet, con un post su Facebook prendi solo voti.
Cosa ha imparato nel decennio in tv?
A improvvisare. Andavano in onda tutte le domeniche mattina, alla Domenica del villaggio, e spesso dovevi tenere la scena senza nulla in mano.
È vero che si trovata in mezzo a un Gay pride?
Mi ci sono trovata in mezzo a Londra. Anche a Cape Cod.
Due volte? Coincidenza sospetta.
Non ho problemi di sorta. Sono fiera delle mie battaglie per i diritti delle minoranze e degli omosessuali.
Così perde voti a destra?
Intanto non è vero. E poi non serve il consenso cercato a ogni costo.
Per anni si è detto che il suo meraviglioso taglio sopracciliare fosse l’effetto di un’ottima blefaroplastica…
(Sospira). E non era vero. Sono miope e tengo gli occhi molto aperti per questo.
Ma proprio dieci anni fa lei disse: non sono contraria alla chirurgia plastica, ma «se fra dieci anni ne avessi bisogno il chirurgo ce l’ho a casa».
Esatto: si tratta di mio fratello. Quando sarà necessario lo chiamo.
Forse lo ha già fatto.
(Sorriso). Se mi guarda da vicino con attenzione scoprirà che non ho fatto ricorso, ma l’effetto non è ancora malvagio. Ma a patto di non eccedere, non sono contraria in linea di principio.
Forza Italia è moribonda?
Ah ah ah.
Si fa beffe di me?
Da quando Berlusconi ha detto che torna in campo - e ha visto come lo sta facendo - dormo sonni tranquilli.
Battuta apologetica sul capo.
Macché. Lo conosco. Io tornavo morta dalla campagna elettorale: accendevo la tv all’una e lo trovavo lì. È una macchina da guerra.
A chi ha dato il suo primo voto?
Croce sulla Fiamma del Msi. Poi sempre Forza Italia.
Nel 2011 fecero pressioni enormi perché andasse con Alfano.
Mai pensato di andare nel Ncd, manco morta.
Aneddoto su Berlusconi.
Il più drammatico, e forse se ci legge sarà doloroso per lui.
Di che si tratta?
Marzo 2011, guerra alla Libia. Lui era contrario alla guerra, come è noto, ma le pressioni sono enormi, e deve cedere.
E lei quando lo scopre?
Il giorno del Consiglio dei ministri. Berlusconi non è nella sua sedia, ma in un angolo. Alcuni di noi gli vanno incontro. È distrutto, prostrato.
Addirittura?
Lo riteneva un errore drammatico. Ci dice che sta subendo pressioni da parte della presidenza della Repubblica: «Sono costretto a farlo. La sinistra, l’opinione pubblica e il Quirinale vogliono i bombardamenti».
E quel giorno vi dice anche perché era contrario?
Senza nessun filtro, elenca tre motivi. Il primo: «L’Italia pagherà carissimo». Poi il modo. E alla fine per la promessa fatta a Gheddafi: «Non ho mai mancato alla parola data! Mai!».
Lui si dispiacerà?
Andò così. E lui è così. Pochi giorni fa vado con Alessandro, mio marito, a Palazzo Grazioli. C’era una coda di persone, ma Berlusconi era su un divano che parlava fitto, da ore. Ironia della sorte, con chi?
Non ne ho idea.
Con Bossi. Finiscono. Bossi era stanco. Lui lo accompagna fin sotto casa, lo infila in macchina, lo saluta con baci e abbracci.
E poi?
Si gira verso di me e mi fa: «Mara, io voglio bene a tutte le persone con cui ho condiviso qualcosa di importante!». So che è sincero quando lo dice.
Bossi nel 1995 gli aveva dato del «fascista» e lo chiamava «Berluscatz»!
Vero. Ma poi hanno ritrovato un legame e questo per Berlusconi è più importante. Io sono rimasta colpita, non solo dal gesto, ma dalla tenerezza che c’era.
Ha fatto bene o male la Prestigiacomo ad andare con Fratoianni sulla SeaWatch?
Lei ha esercitato la sua prerogativa.
Lo dice perché è sua amica?
Perché ne sono convinta. Unico errore, solo nella comunicazione, farlo con chi è a favore dell’accoglienza indiscriminata.
Salvini ha detto che hanno commesso un reato.
(Sarcastica). Non esiste ancora una legge che trasformi in reato ciò che non è gradito al governo.
Ma non eravate contro l’immigrazione?
Noi siamo per il rigore, la severità e l’umanità. Se si perde uno solo di questi tre vincoli siamo perduti. Si deve essere severi, ma restando umani.
Facciamo un esempio.
I Cara sono un errore, si devono smantellare. Ma uno Stato civile non carica queste persone su treni e pullman, donne e bimbi, senza dirgli nemmeno dove vanno.
Dicendo questo perde qualche voto...
Lei insiste, ma io non posso cercare il consenso passando sopra i miei principi.
Parliamo di quando ha bacchettato Salvini in aula dicendogli: «Le sembrerà strano ma qui le regole valgono anche per lei». Era furibondo.
Ho avvertito il bisogno di esprimere un concetto semplice. Non puoi venire a fare propaganda durante il question time.
Un giudizio politico?
Tutt’altro. Stava attaccando i parlamentari per l’assenza in aula - fra cui anche i suoi - senza sapere che non erano lì perché c’erano le commissioni.
Cosa pensa oggi di Sabina Guzzanti che l’attaccò su pubblica piazza dicendo che aveva rapporti intimi con il Cavaliere?
Nulla. L’ho querelata, ha perso, perché si era inventata tutto, ho ottenuto 40 mila euro di risarcimento. Con la metà ho fatto un viaggio, con l’altra beneficienza. Un uso sicuramente migliore di quello che ne avrebbe fatto lei.
È ricca?
No.
È avara?
Macché! Sono abbastanza generosa.
È vero che devolve la sua indennità di presidenza a un centro di assistenza ai minori?
Se glielo confermo è solo per rispondere a quelli che si fanno belli con gli assegni.
Quanto problemi le creò la famosa frase in cui Berlusconi diceva che avrebbe voluto sposarla?
Una valanga. Io l’avevo presa come una battuta galante, addirittura banale e nulla più. Ma all’epoca la stampa aveva un atteggiamento morboso intorno a Berlusconi e anche intorno a me.
Dove conserva il numero di Bild che titola: «Carfagna, la ministra più bella del mondo?».
Non ce l’ho!
E l’uomo più fortunato del mondo come l’ha conquistata?
Alessandro? Perché me lo chiede?
Beh, non è un propriamente un adone.
Io lo trovo bellissimo. Andiamo molto d’accordo. Ci divertiamo moltissimo insieme. Ha un carattere molto forte, sicuro di sé. Non entra mai in competizione.
Ma come è entrato nel suo cuore?
(Ride di gusto). Non ci crederebbe mai.
Mi metta alla prova.
La sera decisiva è passato a prendermi in motorino e mi ha detto: «Ti porto in un posto pazzesco a Trastevere a mangiare pizza scarola e olive».
Era folle di lei?
All’inizio non mi filava proprio.
Ma chi ci crede?
Giuro, ha confessato. È stato vittima del classico pregiudizio: «Questa è una ex soubrette».
Galeotto fu Montecitorio?
Ci siamo conosciuti in Parlamento, ovviamente, ma ci siamo messi insieme solo a fine legislatura perché lui mi snobbava. E anche io non me lo filavo.
E cosa le piace di lui?
Non mi da mai per scontata. Ancora oggi si presenta con mazzi di fiori, cioccolatini.
Che lei non mangia per la linea?
Che io divoro.
Si candida alle Europee?
No, per fortuna c’è Silvio. Ma andrò in battaglia. Dobbiamo riprenderci i voti.
Da dove?
Ovunque siano andati.
È convinta?
Con questo governo e con questa politica il Paese va a sbattere. Ci spiace che la Lega si renda responsabile dello sfascio dei conti pubblici.
E dagli: vuole fare l’anti-Salvini?
Voglio il bene del Paese. La proposta del referendum propositivo svende la nostra democrazia alle lobby e alla minoranze organizzate.
Addirittura?
Chiunque con i soldi può raccogliere 500 mila firme. E poi c’è un dettaglio ancora più inquietante.
Quale?
Avevamo chiesto di escludere la raccolta per via telematica senza cancellieri o firme. Hanno bocciato gli emendamenti.
E perché la preoccupa così tanto?
Che facciamo? I referendum con i giochini della piattaforma Rousseau, che passano sopra il Parlamento? Dobbiamo denunciarlo come un rischio democratico.
Forza Italia deve andare a destra o al centro?
Bisogna restare dove siamo.
E dove siete?
Siamo il partito del benesse e del buongoverno. Oggi che il Paese è in recessione, c’è bisogno di noi più che mai.
Sotto la leadership di Salvini.
Lei è ossessionato da Salvini: ma lui non è il mio leader.
È il leader della sua coalizione, si ricorda?
Ma poi ne ha scelta un’altra. Lo sarebbe se ci presentassimo insieme e prendesse più voti di noi, diventando il candidato alla Presidenza del consiglio. Ora il mio leader si chiama Berlusconi.
La vostra collocazione però è difficile, lo ammetta?
Dice? Stiamo dove siamo sempre stati. Dalla parte della libertà, della primazia dell’uomo sullo Stato. E difendiamo beni, lavoro e case che con questo governo ogni giorno valgono meno.
Arriviamo all’autonomia.
Fatta così è il colpo di grazia all’unità del Paese e alla sopravvivenza del Sud.
Le ricordo che vi siete presentati come alleati solo tre giorni fa.
In Sardegna. Ma non può accadere che - esempio - a Reggio Emilia si paghi la gita scolastica a Parigi, e a Reggio Calabria non ci siano i soldi per pagare la mensa.
E come si risolve?
La ricchezza al Nord è maggiore. Una volta stabiliti i costi dei servizi essenziali che devono essere garantiti si redistribuisce. Non prima.
Altrimenti?
Si spacca il Paese! Creeremmo cinque regioni autonome e tre stati-regione e sarebbe finita l’Italia.
Cosa non le piace della riforma Stefani?
Ma io posso dare al Veneto, o a chiunque, la competenza su grandi reti, energia e addirittura politica internazionale? È folle.
Così perde voti al Nord...
Io non penso che i cittadini del Nord vogliano staccarsi dal resto d’Italia. Già ora sul fondo sanitario il Nord è avvantaggiato sul Sud, perché si calcola la dotazione anche con aspettativa di vita.
E poi?
Anche sugli asili nido. I criteri di riparto avvengono sulla spesa storica: quindi se hai meno asili avrai meno soldi per gli asili!
E lei in futuro si immagina portavoce di Forza Italia o governatrice della Campania sfidando De Luca?
(Pausa, sorriso). Mi immagino impegnata in politica. n
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