E i romani pregano: "Salvaci da Marino"
Ignazio Marino e i suoi primi 4 mesi da sindaco...da dimenticare
Fino al giorno della sua elezione, Ignazio Marino e il suo partito, il Pd, già si sopportavano a stento. A distanza di quattro mesi si detestano ormai apertamente e nemmeno troppo cordialmente. I romani che passano sotto il Campidoglio più che del "marziano" gli danno del "pazzo". I vigili, se potessero, lo rimuoverebbero col carro attrezzi, i dipendenti comunali lo licenzierebbero in tronco e i commercianti lo liquiderebbero con i saldi d'autunno. Ecco cosa il sindaco è riuscito a fare (assunzioni senza i titoli richiesti) e a non fare (delibere di giunta) in 16 settimane alla guida della Capitale.
CONSIGLIO COMUNALE FERMO DA 4 MESI
E' record: da 16 giorni il Consiglio comunale non si riunisce. In 4 mesi è successo al massimo dieci volte. Per far risparmiare 6mila euro a seduta, il presidente dell'Assemblea capitolina, Mirko Coratti, è costretto a cancellare una convocazione dopo l'altra. L'Assemblea, infatti, non avrebbe nulla da votare visto che dalla giunta non arriva uno straccio di delibera. Impietoso il confronto con i primi 100 giorni della precedente amministrazione: contro i 217 atti (di cui 165 delibere di giunta) fatti approvare da Alemanno, Marino ne ha licenziati appena 112, di cui 76 delibere quasi tutte riguardanti le assunzioni dei suoi collaboratori.
CONTI IN ROSSO E RISCHIO COMMISSARIAMENTO
A poco più di un mese dalla scadenza del 30 novembre, Ignazio Marino non è ancora riuscito a trovare la quadra per sventare il pericolo default e il conseguente commissariamento del Comune di Roma. Per evitare tagli draconiani alla spesa e l'aumento delle tasse per i romani (che comunque aumenteranno lo stesso), l'unico modo escogitato per sopravvivere, almeno fino al 2014, con un buco di 867 milioni consiste in uno stratagemma: caricare sulla gestione commissariale avviata nel 2008 il grosso dei debiti (circa 500 milioni) e guadagnare così un po' di tempo.
ASSUNZIONI SFRENATE
Dopo la prima infornata di 76 nuovi collaboratori (tra lo staff alle dirette dipendenze del sindaco e quelli dei singoli assessori), per un costo di circa 4 milioni e mezzo di euro, la giunta Marino ha alzato il tetto per le assunzioni di personale esterno. Come stabilisce la delibera 373 del 25 settembre, in considerazione del “delicato e complesso processo di riorganizzazione della macrostruttura capitolina”, la percentuale di dirigenti esterni assumibili (pari, per tutti gli enti locali, al 10% dell'organico di quelli a tempo indeterminato) è stata aumentata ulteriormente dal 2% (già concesso in più al Comune di Roma) fino al 5% del totale di quelli interni. L'ufficio stampa del sindaco non fa altro che mandare ai giornali, compreso Panorama.it, richieste di rettifica rispetto alle cifre degli stipendi dei 76 neo assunti sottolineando i risparmi effettuati rispetto alla precedente amministrazione. Peccato che se i costi scendono, in compenso le poltrone aumentano.
CAPO STAFF SENZA LAUREA
Lo ha fatto lavorare al suo fianco per oltre 12 anni (da quando l'attuale vice sindaco era assessore regionale al Bilancio) ma che il suo fido portaborse non avesse i titoli (nella fattispecie la laurea) per mettersi in tasca uno stipendio lordo di 117mila euro come suo capo staff al Comune di Roma, Luigi Nieri – che paradosso dei paradossi ha anche la delega al Personale - giura di non averlo mai saputo. Andrea Bianchi aveva sostenuto, tramite autocertificazione, di essersi laureato ma è stato smascherato in seguito alle verifiche compiute dagli uffici comunali. “La responsabilità di quanto successo – ha dichiarato il vice sindaco – è solo e unicamente mia”. Ma oltre che costringere il suo pupillo a dimettersi, Luigi Nieri non è andato. Di dimettersi lui stesso nemmeno a pensarci.
NEO-ASSUNTI “ALTAMENTE SPECIALIZZATI” IN SERVIZIO AI TAVOLI DA MC DONALD'S
Oltre che laureati, i collaboratori di Marino assunti con contratti dirigenziali dovrebbero anche aver maturato, come previsto dall'art. 110 del Tuel, un' “alta specializzazione”. Ma spulciando i curricula dei 78 esterni assunti negli staff, si scopre che per arrivare a guadagnare anche oltre 100 mila euro all'anno, a molti di loro è bastato, come specializzazione, lavorare al McDonald's, collaborare alla stesura di testi per programmi Rai o con giornaletti sul calcio dilettantistico, cooperare in Bosnia ed Etiopia, laurearsi telematicamente, militare nelle segreterie di partito o fare il giudice in gare di ping pong.
CONTROLLI SUI CURRICULA DEI DIPENDENTI COMUNALI
Invece di passare al setaccio i titoli dei neo-assunti a chiamata diretta da 10mila euro di stipendio al mese, sindaco e vice sindaco hanno annunciato l'intenzione di procedere ad un controllo approfondito e capillare sui titoli e la documentazione dei circa 25.000 dipendenti comunali che guadagnano in media 1.350 euro al mese, il cui contratto è fermo dal 2010 e che hanno un buono pasto di appena 5,25 euro al giorno. Chissà che per assicurare la trasparenza, non sia necessario assumere altro personale esterno (magari con finte lauree) per controllare i curricula di quello interno.
CAPO DEI VIGILI SENZA REQUISITI E GUERRA AI PIZZARDONI
Pur di non nominare un comandante interno al corpo, Ignazio Marino ne aveva scelto uno tra i carabinieri che però – ma si è scoperto a nomina già formalizzata – non aveva il requisito minimo per ricoprire l'incarico di comandante dei vigili urbani di Roma: aver già prestato servizio nell'Amministrazione pubblica per almeno 5 anni. Così è toccato al povero Oreste Liporace togliere le castagne dal fuoco al sindaco e dimettersi dal ruolo di cui era appena stato investito. Non contento, Marino ci ha rifatto e a costo di scatenare la rappresaglia dei sindacati, ha nominato un altro esterno: il capo della Divisione anticrimine della Polizia Raffaele Clemente. Poche ore prima 23 comandanti di gruppo gli avevano fatto recapitare una lettera-diffida nel caso l’incarico fosse stato affidato ancora a un esterno. “Se vogliono la guerra, l’avranno”, la reazione, per niente conciliante, del sindaco.
PASTICCIO-PRIEBKE
Benché fosse forse più opportuno mantenere riservata la notizia per evitare la legittima sollevazione popolare della cittadinanza, è stato proprio da fonti interne a Palazzo Senatorio che martedì scorso i giornalisti ebbero la conferma del fatto che i funerali del boia delle Fosse Ardeatine, morto centenario al Policlinico Gemelli di Roma, si sarebbero svolti ad Albano lo stesso pomeriggio. Ed è stato sempre il Campidoglio che, il giorno prima, aveva mandato all'aria l'operazione-trasferimento quando aveva fatto trapelare la voce del sindaco di un paese in provincia di Messina resosi disponibile a ospitare funerali e sepoltura. Ma non finisce qui. Chiaramente incapace di tenersi un cecio in bocca, è sempre Marino a rivelare alla stampa (ospite della trasmissione “Agorà”) che il Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, aveva dato ordine di far spostare la bara di Erich Priebke dall'Istituto San Pio X dei Padri lefebvriani di Albano all'aeroporto militare di Pratica di Mare e a rivelare contatti, riservatissimi e informali, tra la prefettura, il Governo italiano e l'ambasciata tedesca per un eventuale trasferimento in Germania della salma di cui, nel frattempo, si sono perse le tracce.
ANTAGONISTI
A Roma piombano decine di migliaia di antagonisti per la manifestazione no-Tav e contro le politiche di austerity e il sindaco che fa? Va Cracovia per il Viaggio della Memoria insieme ai ragazzi delle scuole. E nemmeno tutti quelli che inizialmente sarebbero dovuti partire visto che, a causa dei tagli al budget, 108 di loro sono dovuti rimanere a casa. Una tradizione importantissima e consolidata da anni quella dei viaggi ad Auschwitz che il sindaco ha voluto giustamente onorare. Ma se la manifestazione romana fosse degenerata? Non è responsabilità di un primo cittadino essere presente nei momenti più difficili? Lui dice di no, che la sicurezza di Roma non dipende dal sindaco ma dal Prefetto e che, come in sala operatoria, è giusto delegare. Peccato solo che Roma non sia una sala operatoria e che gli strumenti per governarla non siano ordinatamente disposti sul piatto come quelli di un chirurgo.
GIORNALISTI BLACK BLOC
Manco fosse il leader dell'ala più estrema del movimento antagonista, il capo segreteria del sindaco di Roma, Enzo Foschi, scrive sulla sua pagina Facebook che “i veri black bloc sono tutti quei giornalisti infiltrati nel corteo, delusi dal fatto che non scorra sangue”. L'avessero detto Brunetta o Giovanardi si sarebbe subito gridato all'attentato contro la libertà d'informazione, ma mentre il sindacato dei cronisti romani diffonde un comunicato di forte indignazione e un esponente di spicco della maggioranza capitolina afferma che se ci fosse stato Veltroni Foschi sarebbe già tornato in un bar della Garbatella (suo quartiere d'origine), Marino non batte ciglio.
PEDONALIZZAZIONE FORI
I commercianti della zona non se ne fanno ancora una ragione e denunciano di aver perso l'80% delle entrate. Tutti gli altri romani nemmeno. Le casse del Comune e dei municipi sono vuote e i servizi per i bisogni primari di anziani e disabili non possono essere più garantiti. Eppure è stato speso 1 milione 400 mila euro per realizzare una pedonalizzazione a metà: taxi, pullman,autobus turistici e Ncc continuano, infatti, tranquillamente a transitare.
LAVORI DELLA METRO C BLOCCATI
Se entro una settimana il Campidoglio non verserà i 230 milioni di euro dovuti al Consorzio che sta costruendo per conto di Roma Metropolitane la terza linea della metro, i cantieri si fermeranno definitivamente. I sindacati richiamano il sindaco alle sue responsabilità e minacciano una mobilitazione.
SCHIAFFO DA GAZ DE FRANCE SU ACEA
Nel tentativo di sostituire il gruppo di comando di Acea, nominato dal precedente sindaco Alemanno, Marino aveva chiesto a Gaz de France Suez di siglare un'alleanza mettendo in minoranza gli altri azionisti privati come Caltagirone. Ma il socio francese ha rinviato la proposta al mittente sottolineando la propria soddisfazione per i risultati positivi ottenuti negli ultimi tempi dalla municipalizzata che fornisce elettricità e gas ai romani. Un bello smacco al quale si è aggiunto quello rifilato al sindaco dall’agenzia di rating Standard& Poor’s che recentemente ha modificato l'outlook della società da «Negativo» a «Stabile».