Caso Yara: Massimo Bossetti, le sue verità dal carcere
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Caso Yara: Massimo Bossetti, le sue verità dal carcere

Si apre oggi il processo di appello: a Panorama il muratore bergamasco ha raccontato la sua vita in famiglia, le verità apprese dopo l'arresto e le sue giornate in galera

Condannato un anno fa all'ergastolo, il muratore bergamasco Massimo Bossetti dal 30 giugno torna in aula per il processo d'Appello. A Panorama racconta la sua vita in famiglia, le amare verità di cui è venuto a conoscenza dopo l'arresto, le giornate in carcere. Ecco che cosa manda a dire ai giudici, a sua moglie, ai suoi figli e alle decine di persone che gli scrivono in carcere.

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Come vive l'attesa del processo di appello, signor Bossetti?
Vorrei che tutto questo tempo passasse veloce, e venisse presto il giorno della sentenza.

Immagini di essere davanti ai giudici, cosa direbbe loro per convincerli della sua innocenza?
Signori Giudici, Voi siete liberi di credere e non credere, ma vi ribadisco la mia innocenza. Sono disposto a rimanere in carcere per il resto dei miei giorni, ma nessuno mi convincerà a confessare un delitto che non ho commesso. Nessuno!

Ha fiducia che la sentenza di primo grado possa essere ribaltata?

Certamente. Non ho mai fatto nulla di male in vita mia. Non esiste nessun tipo di prova evidente contro di me che indichi una mia colpevolezza. C'è una traccia di Dna incompleto che non può essere assolutamente attribuito a me e ancor oggi non riesco a capacitarmi del fatto che quella parziale traccia genetica trovata isolata sui vestiti della povera Yara, debba essere attribuita a me, visto che io non sapevo neppure chi fosse, mai incontrata, mai vista.

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Non aveva mai incontrato Yara o la famiglia Gambirasio prima di sapere della sua scomparsa dai telegiornali?

Prima che venissi accusato dell'omicidio di Yara non sapevo neppure chi fosse, mai incontrata in vita mia. Avevo incontrato una volta Fulvio Gambirasio per lavoro nel cantiere di mio cognato a Palazzago.

Perché il suo cellulare risulta inattivo da poco dopo le 17 del 26 novembre 2010 fino alla mattina del giorno successivo?

Il telefono veniva subito acceso, la mattina, appena giunto in cantiere anche se spesso ero obbligato ad attaccarlo al quadro elettrico per lo scarso mantenimento della carica. Nei cantieri, era soggetto a cadute accidentali nell'acqua o nel cemento, per cui potete ben immaginare anche qui l'efficacia della batteria.

Come mai ricorda tanti, tantissimi piccoli dettagli ma su quel 26 novembre ha un vuoto?

Non è che io abbia un vuoto, semplicemente per me era un giorno come tutti gli altri. Certo che se ci fosse stato qualcosa che io potevo aver fatto in particolare, un evento, sicuramente me ne sarei ricordato.

Ci sono intercettazioni nelle quali lei parla di un campo con una struttura "impalcata". Come faceva a sapere questo dettaglio? Solo chi quella sera era stato lì poteva sapere

Infatti non potevo sapere in che stato si trovasse quel campo, visto che non sapevo neppure dove si trovava. E se non mi crede chieda pure anche a mia moglie perché quando Yara fu trovata tentammo di recarci sul posto e sbagliammo pure strada. In un colloquio con gli avvocati mi venne riferito lo stato del campo raccontandomi le condizioni climatiche di quel giorno, piovose e forse nevose. In un momento successivo, in un colloquio con mia moglie, riferii ogni singola cosa riportata dai miei legali. Questa è la verità. Bisognerebbe, durante le telefonate e i colloqui familiari, estrapolare l'intera frase, l'intero commento dall'inizio alla fine e non solo quello che interessa agli investigatori.

Come ha vissuto il fatto di scoprire che suo padre era un'altra persona?

Malissimo. Venni a saperlo durante un interrogatorio dal magistrato che mi mise bruscamente sotto il naso un giornale con la notizia, dicendomi che il mio vero padre era un altro e non la persona che pensavo. A nessuno auguro di scoprire la paternità o la maternità di un genitore nelle stesse modalità come in cui io sono venuto a scoprirlo.

Cosa pensa dell'ultima rivelazione di sua madre in televisione sull'inseminazione artificiale a sua insaputa? Tutto può starci, anche perché in quegli anni esisteva la banca dello sperma, ma non era conosciuta legalmente, e quindi tutto era possibile e fattibile. Però dei dubbi sorgono anche a me.

Perché?
Perché una donna che si reca per fare una visita dal ginecologo e dice di sentire un liquido freddo mentre gli viene iniettato non si pone certe domande e le rivolge allo stesso ginecologo? Forse era davvero inconsapevole che il ginecologo l'avrebbe inseminata, com'è successo anche con la successiva gravidanza nella nascita di mio "fratello" Fabio. Ma molti dubbi mi rimangono.

È stato dipinto come un predatore sessuale. Che rapporto ha con le donne?
Solo predatore sessuale? Hanno detto che sono malvagio, sadico, con doppia personalità. Tutte accuse che chi mi conosce sa che sono lunari. Sono un uomo mite che vive per la sua famiglia. E sui rapporti con le donne bisognerebbe chiedere a mia moglie che da anni è la mia unica compagna.

Eppure l'ha tradita..
È stata un'altra terribile prova che mi sono trovato a superare. Un'accusa terribile, verità private sui miei genitori e poi il magistrato che mi sbatte in faccia che mia moglie mi tradiva. È stata una mazzata che, dopo le altre, mi ha spinto a pensare di farla finita. Ci sono arrivato vicino.

Sua moglie è ancora al suo fianco. E i suoi figli le sono molto vicini, come si sente con loro?
Come mi sento? Decisamente fortunatissimo. Dopo tutto quello di cui sono stato accusato, è una gran fortuna che io oggi abbia ancora tutti loro vicino. Devo ringraziare Dio che non si sono fatti condizionare dai mass media, per tutto quello che continuamente mi vomitavano addosso e ancora mi vomitano senza un minimo di rispetto per la mia persona. I miei cari sanno da sempre che sono un padre e marito amorevole, affettuoso, buono, sincero, onesto e soprattutto fedele.

Andava spesso a vedere film hard su internet
Ma quale spesso, non facevo a tempo a sedermi sul divano, che crollavo, mi si chiudevano gli occhi dalla stanchezza dopo una giornata in cantiere. Li guardavo insieme a mia moglie per intrattenerci in un momento di intimità, come due persone che si amano, e soprattutto quando i figli erano già mandati a letto.

Che vita faceva?
Ho sempre condotto una vita assolutamente normale, tra le mura domestiche e i cantieri. Nessun hobby, nessun vizio, solo un unico pensiero: quello di essere felice e utile per la famiglia, con l'obiettivo di non farle mai mancare il necessario. Cercavo lavori di ogni genere pur di non restare fermo e assicurare sempre il pane a casa. Era una vita stupenda, bellissima, finché un giorno qualcuno decise di rovinarmela definitivamente. E tutto questo immenso amore quotidiano, fisico, mi è stato tolto senza un senso.

Quante volte usciva con sua moglie la sera?
Pochissime, per via dei figli. E quando mi capitava di uscire con mia moglie alla sera, era perché eravamo invitati da amici o parenti, per una cena, oppure perché bisognava andare a far la spesa, e comunque sempre insieme ai figli, perché non mi è mai piaciuto lasciarli a casa. Li ho voluti, li ho cercati tantissimo, li amo, per cui ogni volta che io e mia moglie dovevamo uscire loro ci seguivano. La famiglia deve essere sempre unita, sia dentro sia fuori casa, se davvero tieni ad essa.

Quando è stato arrestato che cosa pensava di aver fatto?
Niente, ero incredulo, spaventato, pensavo che si stessero sbagliando, ero terrorizzato da tutte quelle forze dell'ordine. Non capivo niente, tanto che chiesi al carabiniere che mi stava arrestando che cosa stesse facendo mentre lui mi intimava di inginocchiarmi. Gli dissi: "Ma perché mi devo inginocchiare, mi dia una spiegazione, non ho fatto niente di male". E lui mi disse con voce furiosa, cattiva: "Si inginocchi e stia zitto, abbassi lo sguardo e non mi guardi in faccia". Perché hanno agito così crudelmente, umiliandomi di fronte alla mia famiglia, ai miei figli, di fronte al mondo intero, quando bastava chiamarmi in caserma?

Com'è cambiato in carcere?
Non ho mai cambiato il mio buon modo di essere. Certo vivo con profonda rabbia l'ingiustizia di cui sono vittima.

In questi anni ci sono dei pensieri che ripetutamente le sono passati per la testa?
Il primo pensiero, intenso, quotidiano, è quello rivolto alla mia famiglia, per come tutti loro riusciranno a sostenere le difficoltà economiche. Il secondo pensiero è per domandarmi se prima o poi la giustizia si renderà davvero conto della mia assoluta estraneità ai fatti.

Parliamo ancora del suo tentato suicidio
Mi trovavo in isolamento, una terribile detenzione che non auguro a nessuno. Mi sentivo solo, abbandonato da tutti come un bambino che aveva perso la mamma nella folla. Grazie a Dio il pensiero della mia amata famiglia, e quella loro foto che tenevo in cella, mi ha permesso di lottare. Quella foto è stata la mia salvezza. Come ho raccontato prima, una volta però il suicidio l'ho davvero tentato. Era sabato, il giorno successivo all'udienza in cui la Pm in modo sgarbato e disumano mise al corrente il mondo intero di possibili scappatelle di mia moglie. Il pensiero mi consumava il cervello. Da un momento all'altro è come se si fosse spenta la luce nei miei occhi, un buio totale. Riprendendomi mi accorsi di essere seduto di fronte al lavandino con la testa nell'acqua, pian piano capii e sentii che sul collo avevo qualcosa che mi stava soffocando. Ho tentato il suicidio mettendomi una cintura al collo, senza pensare che dietro a questo dramma ce n'era un altro a cui pensare, quello di tre stupendi figli che tanto mi vogliono bene e non vedono l'ora di riavermi con loro.

Come passa le giornate in carcere?
Le passo come meglio posso, attraverso quelle piccole opportunità, mansioni lavorative, che il contesto mi offre. Cerco di impegnare il tempo, l'unico vero nemico qui in carcere. Al mattino eseguo le pulizie della cella, l'ordine e la pulizia per me sono una cosa maniacale. Guardo la televisione, leggo, scrivo e rispondo alle lettere. Le tante lettere che mi esprimono conforto e solidarietà mi tengono tantissima compagnia. Quando posso, scendo all'aria e sto qualche ora al sole, l'unico mio vero, grande, caloroso amico che mi scalda la pelle e mi migliora l'umore, la mente e il cuore. Resto per un momento in tranquillità con me stesso. Se mi viene offerto del lavoro partecipo con entusiasmo, soprattutto se rientra nelle mie competenze edili. La maggior parte del tempo sto per i fatti miei senza creare e avere problemi con nessuno di chi mi sta intorno, agenti e detenuti. Cerco di rendermi utile quando posso e di rendermi invisibile dove è necessario che lo sia.

Riceve molte lettere? Di che tipo sono?
Sì, tantissime, da ogni parte d'Italia e anche da fuori, tutte piene di tanto affetto, solidarietà e immensa vicinanza. Devo dire grazie a queste persone, umanissime e di gran cuore. Persone sconosciute, che dal momento dell'arresto mi hanno dimostrato la loro solidarietà con lettere accorate, affettuose, che sono riuscite ad aprire uno spiraglio di luce nelle mie giornate più buie e disperate. Un grazie di cuore lo devo poi a tutti gli amici che mi sono accanto con il pensiero quotidiano e soprattutto grazie di esistere anche per me.

Legge in carcere?
Leggo quotidiani, settimanali di gossip, libri.

Che libro sta leggendo?
Leggo libri di persone che narrano la propria storia, inciampate in ambienti malavitosi e finite in carcere. Leggo storie di persone colpite da un'ingiustizia che devono subire, come è capitato a me. L'ultimo libro letto è stato quello di Raffaele Sollecito intitolato Un passo fuori dalla notte. Un bellissimo libro che narra la sua storia e del dover far conto un giorno dell'ingiustizia che sta intorno a noi. Ringrazio immensamente il mio avvocato Claudio Salvagni che mi ha regalato questo bellissimo libro. Raffaele me lo ha dedicato firmandolo personalmente.

Cosa l'ha ferita più di tutto in questi anni?
L'avermi privato della libertà, sequestrandomi e allontanandomi dagli affetti familiari. Mi ferisce essere accusato ingiustamente di un orrendo delitto nei confronti di una povera bambina che poteva benissimo essere mia figlia. Mi ha ferito scoprire molte cose sulla mia famiglia, la storia della mia paternità e quella dell'infedeltà di mia moglie. Mi ha ferito non poter assistere agli ultimi istanti di vita di mio papà: lui mi voleva accanto e mi è stato disumanamente impedito di esserci. E poi sono stato profondamente ferito con una condanna ingiusta, un ergastolo.

Un messaggio per sua moglie: che cosa le direbbe adesso?
Mary amore mio (disegna un cuoricino, ndr) un giorno mi chiederai scusa per aver dubitato della mia innocenza. Ti ringrazio che alla fine non ti sei lasciata condizionare facendoti trascinare da chi con forza, in tutti i modi possibili, ha tentato di strapparti da me. Tu e soltanto tu sai quanto bene ti ho sempre voluto e quanto tutt'ora ne nutro per te, per cui sappi che ti stimo profondamente per quanto, con immensa fatica e intense sofferenze, ti prendi cura di tutto e di tutti. Ma soprattutto con grande amore e molta protezione dedichi tutta te stessa alla cura nell'importante crescita quotidiana dei nostri meravigliosi amori, figli, cuccioli di vita. Un giorno spero di riaverti nuovamente accanto e forse in una vita ancora migliore di quella passata. Mary, amore mio, con te ho condiviso tutto il mio passato, condivido il mio presente e mi auguro di poter condividere il mio futuro. Grazie Amore mio!!!

Ai suoi figli, cosa direbbe adesso?
Figli, cuccioli, amori miei, papà è stato colpito da un'ingiustizia terribile. Un grandissimo errore giudiziario e mi dispiace moltissimo che a farne le spese non sono solo io, ma soprattutto voi che soffrite ingiustamente la mia assenza, la mancanza dell'affetto paterno. Dovete essere sempre forti non preoccupatevi mai di niente e soprattutto non sentitevi mai soli. Papà, anche se ora fisicamente non è con voi, vi è sempre accanto, con il cuore, con il pensiero e con la mente, più di quanto non immaginiate. Dài che papà è forte, ve lo sta dimostrando come un vero guerriero e alla fine vincerà anche questa grande guerra. Ci vuole tempo come tutte le cose. Anche voi tre state dimostrando di essere veri guerrieri, state crescendo e reagendo bene. Bravi, sono orgogliosissimo di tutti voi, l'importante è combattere e saper fronteggiare con coraggio ciò che incontrerete nel vostro cammino di vita e ricordatevi sempre da veri guerrieri: mai arrendersi per la propria innocenza. Figli amori, cuccioli miei, papà mai vi lascerà, mai vi abbandonerà, perché siete il primo e ultimo pensiero della mia giornata. Vi voglio un immenso bene e vi amo più di quanto io non abbia mai amato una persona!

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Giovanni Terzi