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Menopausa: Un mondo rosa dove la parola d’ordine è solidarietà femminile

Le donne superano la timidezza e chiedono di essere aiutate per risolvere problemi legati ai cambiamenti ormonali senza accontentarsi più del passaparola tra amiche

“Ho quasi 50 anni, 10 capelli bianchi e 47 anni di sbattimento… sono nel bel mezzo del cammin della mia vita e mi sono rimaste poche certezze. L’amore per mia madre, quello per il mio cane Gegè, un’amica inaspettata e la mia tanto cara e amata menopausa”. E’ il messaggio di Laura, una donna che esprime sui social uno stato di rassegnazione misto a scoraggiamento. Ammette di essere in menopausa, quindi di trovarsi all’interno di un mondo tutto da scoprire e nel quale non sempre è facile districarsi. Prevaricano limiti e paure, disinformazione, poca formazione del personale addetto alla gestione di una fase così importante della vita che appare improvvisamente e con una sintomatologia del tutto inaspettata. Sbalzi d’umore e irritabilità, disfunzione sessuale, vampate di calore, atrofia vaginale, sovrappeso, calo delle prestazioni cognitive attivi in 5 ambiti: orientamento, memoria, attenzione, capacità di associazione, abilità motorie e verbali, ansia: sono questi i sintomi della menopausa che portano le donne a una solidarietà mai vista a cui segue ascolto reciproco e all’occorrenza consigli su come affrontare al meglio i problemi.

Secondo un’indagine svolta dalla Fondazione ONDA – Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, nel 2022, solo 7 donne su 100 ricorrono alla terapia ormonale sostitutiva (TOS). Per il 43 per cento delle donne intervistate la menopausa è una fase naturale della vita in cui non è necessario prendere farmaci se non indispensabili (48 per cento), perché si ha timore anche di possibili effetti collaterali (35 per cento).

Quel che è certo è che la menopausa è conseguenza della cessazione definitiva dell’attività ovarica. In Italia, secondo il Libro Bianco del Censis, soltanto il 51,9 per cento delle donne conosce la Terapia Sostitutiva Ormonale e a farne uso è solo il 7,6 per cento.

Perchè non rassegnarsi ai sintomi della menopausa? Ce lo spiega il ginecologo, prof. Costantino Di Carlo, presidente della Società italiana menopausa. Di Carlo fa un excursus che sintetizza questa lunga fase della vita di una donna che addirittura comprende quasi metà della sua totalità. Parte da un periodo chiamato premenopausa, poi menopausa iniziale fino ad arrivare alla menopausa tardiva.

Che cos’è la menopausa?

Chiariamo subito col dire che la menopausa non è una malattia. Possiamo definirla come la cessazione definitiva dell’attività ovarica da cui derivano due fenomeni: il primo è conseguenza dell’esaurimento dei follicoli ovarici e delle cellule uovo: l’incapacità a ovulare, e dunque l’impossibilità a procreare in maniera naturale; il secondo è l’incapacità a produrre ormoni ovarici, ovvero estradiolo (l’estrogeno più importante prodotto dalle ovaie) e progesterone. La carenza di questi ormoni conduce a quei sintomi che determinano un netto peggioramento della qualità della vita di ogni donna. Sul lungo termine, inoltre, la carenza ormonale aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, di osteoporosi e di malattie degenerative neurologiche.

Premenopausa, menopausa e postmenopausa. Cosa succede in queste tre fasi e in genere quando appaiono nella vita di una donna?

Cominciamo con il periodo di premenopausa, che in genere inizia intorno ai 45 anni, durante il quale ci sono irregolarità mestruali e appaiono i primi sintomi come per esempio leggere vampate e sudorazioni. È importante che già nel periodo della premenopausa quando i sintomi si fanno evidenti ci si informi e si consulti un ginecologo esperto di questi problemi. La Società Italiana della

Menopausa e la Società italiana di Ginecologia della Terza Età sono ottimi punti di inizio per cominciare ad esplorare questo mondo. Si può cominciare a guardare i loro siti internet oppure i canali Facebook.

Questa fase di premenopausa è seguita da quella di menopausa iniziale, 48-52 anni, durante la quale sono particolarmente intensi i sintomi vasomotori; a questi si aggiunge spesso la comparsa di una sintomatologia psicologica caratterizzata da ansi, depressione e difficoltà aconcentrarsi- SI arriva poi a una menopausa tardiva durante la quale le vampate e la sudorazione tendono a diminuire mentre peggiora l’atrofia dell’apparato genitale che si manifesta soprattutto come secchezza vaginale.

Quali sono i benefici della Terapia Ormonale Sostitutiva?

I benefici riguardano essenzialmente un miglioramento della qualità di vita perché scompaiono i sintomi vasomotori e i sintomi di atrofia genitourinari. Aggiungo che se la terapia ormonale sostitutiva è iniziata subito dopo la menopausa, può proteggere da malattia cardiovascolarie osteoporosi e, probabilmente, riduce anche il rischio di malattie neurodegenerative, come ad esempio la demenza di Alzheimer.

Quali sono le ultime novità introdotte nella terapia della menopausa?

L’ultima novità, entrata in commercio nel mese di settembre, è un farmaco che riduce le vampate di calore agendo con un meccanismo non ormonale, ovvero attraverso un meccanismo neurologico intervenendo sul centro nervoso preposto al controllo della temperatura corporea.

Cosa si fa per risolvere problemi di atrofia genitourinaria?

Se l’unico sintomo della menopausa è l’atrofia genitourinaria, allora è preferibile l’utilizzo di terapie ormonali locali, sotto forma di gel, creme e ovuli. Esiste anche un farmaco da assumere per via orale, l’ospemifene, particolarmente attivo sull’atrofia vaginale. Le terapie fisiche (radiofrequenze, laser, PRP) benchè efficaci funzionano per un periodo di tempo limitato e vanno perciò ripetute periodicamente, con un costo non indifferente.

Quali sono i rischi della terapia Ormonale Sostitutiva?

Il rischio della terapia, quello che fa più paura riguarda senza dubbio il rischio di tumore alla mammella. Questo rischio però è molto piccolo e riguarda solo le donne che utilizzano il progestinico oltre all’estrogeno. Le donne che non hanno l’utero e utilizzano solo l’estrogeno non corrono alcun rischio di tumore alla mammella. Questo è un aspetto fondamentale.

Come possiamo quantificare il rischio tumorale?

Se noi abbiamo 1000 donne che non utilizzano la terapia sostitutiva, sappiamo che nel corso della loro vita circa 45 di queste avranno un tumore della mammella. Se 1000 donne fanno terapia sostitutiva per oltre 10 anni, possiamo calcolare che ci saranno altri 7 casi di tumore della mammella. Quindi da 45 si passa a 52. Questo dato è pubblico e si trova tra le linee guida pubblicate dalla Società Italiana di menopausa del 2020. Attenzione però perché aumentare più di 20 chili dopo la menopausa fa aumentare il numero di donne che avranno un tumore alla mammella da 45 a 90. L’aumento del peso corporeo è molto più pericoloso rispetto ad assumere la terapia sostitutiva. Però, purtroppo, questo concetto non è abbastanza diffuso.

Quante sono le donne italiane che fanno uso di Terapia Ormonale Sostitutiva (TOS)?

Se in Italia soltanto il 7 per cento decide di assumere la TOS, osservando i dati di vendita ci si accorge che la situazione è ben più seria. Ogni anno in Italia vengono venduti circa 1 milione e 700 mila cicli di terapia sostitutiva. Considerando che in un anno una donna consuma 13 cicli di terapia, realizziamo che in ogni dato momento in Italia ci sono poco più di 130.000 donne che utilizzano la terapia. Si pensi che le potenziali utenti sono circa 9 milioni!!

Per quanto tempo si possono utilizzare le terapie sostitutive?

Non vi è motivo di porre un limite temporale, purchè la paziente non presenti controindicazioni e desideri continuare la TOS. Personalmente ho pazienti che all’età di 75 anni fanno ancora uso della terapia ormonale sostitutiva e non desiderano sospenderla.

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Rosita Stella Brienza

Laureata in Scienze della Comunicazione all'Università Lumsa di Roma; Master in Business e Comunicazione all'Istao di Ancona. Giornalista dal 2008 per Repubblica, La Nuova del Sud e Panorama.it. Dal 2015 collaboratrice a Radio Laser

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