Merkel e Hollande da Putin: e la Mogherini dov'è?
Mentre la cancelliera tedesca e il presidente francese portano avanti il negoziato con la Russia e l'Ucraina, madame Pesc non ha voce in capitolo
Federica Mogherini, la bella statuina della politica europea, intervistata da "Repubblica" si dice proprio contenta dell’attivismo di Angela Merkel e François Hollande nel negoziato con Vladimir Putin per una soluzione della crisi ucraina. L’Europa tratta con Mosca per scongiurare una guerra che vedrebbe di fatto protagonisti la UE e la Russia, seppure all’ombra dei rispettivi fronti governativi e ribelli in Ucraina. Il punto è se l’Europa (insieme agli Stati Uniti) debba fornire armi pesanti all’esercito di Kiev per bilanciare quelle già largamente fornite da Mosca ai secessionisti filo-russi. Uno spiraglio di pace c’è, è previsto un colloquio a quattro fra Putin, la Merkel, Hollande e l’ucraino Poroshenko.
Ma Federica Mogherini dov’è? Sempre sulla sua auto blindata in corsa verso qualche aeroporto per qualche marginale missione diplomatica o di “alta rappresentanza”, come recita il suo pomposo titolo vuoto di reali contenuti operativi. Madame Pesc: “Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea”. Ma saranno la cancelliera tedesca e il presidente francese a tentare l’ultima carta per scongiurare una guerra in Europa. La nostra Mogherini (e l’Italia) non hanno alcuna voce in capitolo.
Mogherini è solo impegnata in un piacevole esercizio diplomatico senza rilevanza politica. Eppure, Matteo Renzi ne aveva propagandato la nomina a Bruxelles come un grande successo, facendoci pure dimenticare lo scotto pagato: l’assenza di esponenti italiani nelle caselle che davvero contano, quelle economiche, nel Consiglio e nella Commissione. Ovvio: bisognava far digerire il nome della Mogherini, ritenuta dai nostri partner inadeguata al ruolo per insufficienza di curriculum. Ci vollero mesi per convincerli. In cambio, l’Italia abdicò a poltrone più rilevanti e concrete, come quella di Commissario UE all’Agricoltura o, forse, alla possibilità che Enrico Letta, sostenuto da Londra, Parigi e Berlino, diventasse presidente del Consiglio Europeo.
Il paradosso è che la Mogherini è contenta così e lo dichiara: “Il mio riferimento sono i ministri degli Esteri”. Le seconde linee, non i capi di Stato e di governo. In compenso, spiega a Repubblica segue “passo per passo in contatto costante con Berlino questo tentativo. Merkel e Hollande sono portatori di una proposta autenticamente europea”.
La diplomazia, come la matematica, ha le sue formule. Federica cita con gusto gruppi di contatti, 5 + 1, accordi di Minsk. Adopera espressioni che le suggeriscono i funzionari: “Fornire armi a uno dei contendenti non mi sembra un gesto molto coerente”. E si gloria delle relazioni che intrattiene con i big. “Sono appena uscita da un lungo incontro con il vicepresidente (USA) Biden e il presidente Juncker. Mi sento regolarmente con il segretario di Stato Kerry, che ritroverò a Monaco”. Bella la vita. Ne è passato di tempo (non troppo, per la verità) dal tweet che compose quand’era responsabile della politica estera del Pd: “Renzi ha bisogno di studiare un bel po’ di politica estera, non arriva alla sufficienza temo #terzaelementare”.